Dischi del momento - Luglio 2023

I migliori dischi usciti nell'ultimo mese selezionati dalla redazione della Sherwood Webzine, per il secondo appuntamento in diretta dal Festival di Sherwood 2023!

31 Luglio 2023

Secondo appuntamento con il format dei Dischi del Momento in diretta dal Festival di Sherwood 2023!

Il 13 luglio, presso lo stand Media&Produzioni, abbiamo ascoltato e abbiamo parlato degli ultimi dischi usciti in questo periodo, prima della sosta estiva che ci porterà alle uscite del prossimo autunno!

PJ Harvey - I Inside The Old Year Dying (7 luglio, Partisan, alternative rock)

I Inside The Old Year Dying è il nuovo album di PJ Harvey, pubblicato a sette anni dall’ultimo The Hope Six Demolition Project. 12 brani che, dice Harvey, “offrono uno spazio per riposarsi, una consolazione, un conforto, un sollievo, che sembra essere necessario per i tempi in cui viviamo”. Un album atteso che esce in una stagione un po’ incongruente, quella dell’inizio dell’estate, dato che è un disco che richiede una sorta di “ascolto contemplativo” rispetto ad un ascolto disinteressato e più frivolo da spiaggia. Ma è un qualcosa di totalmente trascurabile… specie nel momento in cui si vociferava di un presunto ritiro dalle scene di Polly.

La storia del disco risale a sei anni fa, alla fine del tour del suo ultimo album del 2017 e a come Harvey si è sentita subito dopo, molto è stato ispirato dal suo ultimo libro scritto in versi, Orlam. Il concept di questo decimo album in studio della 53enne musicista inglese racconta la crescita di una giovane ragazza, Ira-Abel Rawles, nel tortuoso passaggio dall’infanzia all’adolescenza.

Swans - The Beggar (23 giugno, Young God, rock sperimentale)

Ed ecco a voi l’ultimo disco degli Swans. Ascoltatelo bene perché potrebbe essere davvero l’ultimo! Ormai MIchael Gira ha un’età, il punto non è tanto questo ma che non tende a nasconderlo. The Beggar è pieno zeppo di riferimenti autorefenziali alla fine della carriera e dei giorni, come in “Michael is done”, abbinati a dichiarazioni rilasciate negli ultimi anni che lasciano proprio pensare che non ci sia più margine per ulteriori produzioni per questa band, che sin dagli anni ‘80 produce rock sperimentale di altissima fattura con una continuità impressionante. 

Nel dubbio di smettere, Gira ha comunque pubblicato il massimo che avrebbe potuto: il disco dura più di due ore, con una traccia, “The Beggar Lover (three)” che dura 43 (quarantatrè) minuti, praticamente un disco nel disco.

Power Trip - Live In Seattle (23 giugno, Southern Lord, thrash metal)

I Power Trip, attivi dal 2008 al 2020, data della prematura scomparsa del cantante Riley Gale, sono stati una delle band di punta della nuova ondata thrash degli anni 2000, un sottogenere nel quale suonare originali e freschi è indubbiamente difficile, sempre così sospesi tra il nostalgico e l'eccessivamente moderno. Con appena due dischi all'attivo (Manifest Decimation del 2013 e Nightmare Logic del 2017) i texani hanno infatti definito un sound molto personale, a metà strada tra il death degli Obituary e il thrash dei maestri del genere, ben ancorato alle radici ma altrettanto in grado di non suonare come un semplice revival. La morte di Gale ha purtroppo interrotto questo cammino, e non ci resta che ascoltare questo live del 2018, chiamato molto semplicemente Live in Seattle, con il brano Executioner's Tax (Swing of the Axe) oltre che continuare a seguire i nuovi progetti degli ex-membri, quali i Fugitive del chitarrista Blake Ibanez, intervistati qualche mese fa dalla webzine di Radio Sherwood.

Fugitive - Blast Furnace b/w Standoff (19 luglio, autoproduzione, thrash metal)

Si parlava poco sopra di Power Trip e Fugitive, ed ecco che questi ultimi rilasciano su tutte le principali piattaforme questo mini-EP, costituito di appena due pezzi (Blast Furnace e Standoff) per ricordare al mondo che si, è uscito un live album dei Power Trip il mese scorso, ma i Fugitive di Blake Ibanez sono più attivi che mai e pronti a non lasciar cadere nel nulla quanto di buono fatto fino alla scomparsa di Riley Gale. Un thrash metal, come dicevamo, fresco, non mero revival, seppur fortemente ancorato al sound anni ‘80 e primi anni ‘90, con in più le forti influenze hardcore punk e death metal floridiano. Una band da seguire attentamente, con la speranza che qualcuno ce li porti anche in Italia in futuro.

Mundial - Culacchi (16 giugno, Discographia Clandestina, electro-folk)

Il Salento non è una cosa sola. Esiste Brindisi, Taranto, Lecce e poi esiste il Capo, i cui abitanti vengono chiamati in forma dispregiativa “Poppiti”, che in realtà deriva da un termine latino ben preciso, “Post-Oppidum”, cioè fuori dalla città. Gli abitanti del Capo parlano una lingua arcaica e difficilmente comprensibile anche per i leccesi di città, che una volta codificata svela storie di un altro tempo. I Mundial, side-project di Carmine Tundo (La Municipal) accompagnato dal maestro Roberto Mangialardo e dal batterista Alberto Manco,  hanno fatto questo lavoro di recupero e l’hanno enfatizzato con una musica accattivante, fondendo musica tradizionale ed elettronica in Culacchi, un disco che dura pochissimo (neanche 20 minuti) con due voci narranti che narrano storielle e filastrocche. Lu Porcu cu Tre Piedi è una delle vicende più singolari, tra calci in faccia, pettole non richieste e un maiale monco che fa da cavaliere.

Sigur Ros - Atta (15 giugno, Krunk, post-rock) 

 Átta( "Otto") è appunto l’ottavo album in studio del gruppo islandese, uscito lo scorso 16 giugno a dieci anni esatti da Kveikur ed anticipato di qualche giorno dal video di "Blóðberg". siamo di fronte ad un’opera complessa, sinfonica e maestosa grazie all’apporto della London Contemporary Orchestra diretta da Robert Ames, e ai fiati dei Brassgat í bala, combo che aveva già seguito i Sigur Rós nel tour dell’album “Með suð í eyrum við spilum endalaust” del 2008. Nella band invece ritroviamo Jónsi, il bassista Georg e l’atteso ritorno di Kjartan Sveinsson, polistrumentista che si era allontanato temporaneamente nel 2012 per dedicarsi a lavori solisti e alla produzione di altri artisti. Átta ci pone al cospetto dei Sigur Rós più eterei, più rarefatti, seppur a loro modo minimali, ancor di più di quanto sentito in Valtari del 2012, quasi una lunga suite ambient coesa ed omogenea, che si dipana per circa un’ora di ascolto in 10 tracce. Nella copertina del disco, Un’enorme bandiera arcobaleno piantata nel terreno di fronte al fiordo appena fuori Reykjavík, prende fuoco improvvisamente, come un Rainbow che si materializza di punto in bianco, dura pochi istanti e all’improvviso scompare così come è apparso. Nessuno può avvicinarsi, nessuno può coglierlo, ma nonostante questo esiste nella sua bellezza e impalpabilità multicolore, che dimostra che le gocce d’acqua apparentemente tutte uguali, racchiudono invece una moltitudine di lunghezze d’onda, ossia quelle della luce che le attraversa, ciascuna differente, ciascuna importante. Un messaggio di speranza, un monito, un presagio? A ciascuno è consentita libera interpretazione, come d'altronde i Sigur Rós ci hanno abituato a proposito della loro musica.

Boris & Uniform - Bright New Disease (16 giugno, Sacred Bones Records, sludge-industrial)

Da una parte i Boris, band giapponese che lavora in ambito sludge-metal da più di 25 anni (“Boris” è il nome di un pezzo dei Melvins) con un numero ipertrofico di pubblicazioni e collaborazioni, che contano tra gli altri i Sunn O))). Dall’altra gli Uniform, più giovani, autori di lavori potenti in ambito industrial-metal. Cosa mai potrà andare storto dopo questo incontro? Ne è venuto fuori Bright New Disease, un disco che centrifuga insieme un po’ tutte queste esperienze di musica ‘pesante’, in un range che va dall’EBM ripescato dagli anni ‘80 di Narcotic Shadow  al doom inquietante del pezzo finale Not Surprised, con tanto di video gotico in bianco e nero nel quale un decadente Atsuo (batterista dei Boris) tiene la testa di Michael Berdan (cantante degli Uniform) in gabbia come fosse un uccellino.

King Gizzard & The Lizard Wizard – PetroDragonic Apocalypse; Or, Dawn Of Eternal Night: An Annihilation Of Planet Earth And The Beginning Of Merciless Damnation (16 giugno, KGLW, psychedelic rock/stoner metal)

Stare dietro alla discografia dei KGATLW è qualcosa di inumano, soprattutto per chi deve aggiornarne la pagina di Wikipedia: con PetroDragonic Apocalypse raggungiamo quota 24 album in studio in soli 12 anni, di cui 5 solo nel 2022, anno particolarmente prolifico per la band visto che, contando full-length, live album, bootleg, EP raggiungiamo la ragguardevole cifra di 12 uscite solo nello scorso anno. Potremmo definire il gruppo australiano una jam-band di impronta psichedelica, nel senso che pubblicano praticamente tutto ciò che suonano, con una fervida creatività che farebbe impallidire anche John Zorn. L’ultimo disco devia un po’ dal canone della band per portarsi su canoni metal: ascoltato di getto, suona come una volontà della band di cimentarsi in un genere suo in forma di tributo. Il risultato è musicalmente parlando di altissimo livello e la cosa non stupisce: i KGETLW fanno parte di quella stretta cerchia di band innamorate della musica in ogni sua forma. In continuità con l’amore verso i rettili, il progetto e dedicato alle lucertole più ‘metal’ che si possano immaginare, ovvero draghi, o il velenoso Gila Monster (tranquilizziamo: non vengono riportate morti per morso da Gila Monster dal 1930).

Sunami - Sunami (14 giugno, Triple B Records, hardcore punk)

Da San José, California, attivi dal 2019, il 14 giugno gli Sunami hanno pubblicato il loro primo, omonimo, LP, presentato al Festival di Sherwood nella giornata di Sherwood Goes Hardocore. Hardcore punk a forti tinte death e soprattutto thrash metal, che se arrivi dalla Bay Area non puo che essere, volente o nolente, parte integrante del tuo DNA. Violenti su disco, ancor più violenti live. Una delle nuove leve dell’hardcore mondiale, in questa new wave che già da qualche anno scuote il genere. Da vedere live assolutamente!

 Grian Chatten - Chaos for the Fly (30 giugno, Partisan Records, songwriting/folk)

Chaos For The Fly è l’album di debutto solista di Grian Chatten, frontman dei Fontaines D.C., pubblicato da Partisan Records, lui è di certo frontman di una delle band più promettenti degli ultimi anni, ma attenzione-no panic! questo album solista non significa alcunché per la band! Anche perché non si può di certo lasciarli dopo che hanno guadagnato un Brit Award come “migliore gruppo internazionale dell’anno”. 

Sull’album: folk irlandese, tanta chitarra acustica (o forse solamente…) violini e liriche che portano alla confortabile zona cantautorale inglese. Un capitolo a sé stante intimo, ma decisamente imponente. Che ne conferma il potenziale.

Blur - The Ballad Of Darren (21 luglio, Parlophone, alternative rock)

Un nuovo disco dei Blur è diventato un evento raro, considerando che dal terz’ultimo disco, Think Thank, sono passati già vent’anni. Nei quali Damon Albarn si è concentrato sui suoi millemila progetti, Gorillaz su tutti. Tuttavia, la band non è morta come ormai sembrava negli anni zero e anzi, possiede la vitalità di un gruppo unito che riesce a fare ancora dei live da antologia, come il doppio a Wembley che abbiamo avuto l’opportunità di vedere dal vivoThe Ballad of Darren  suona sorprendentemente fresco ed ispirato, un disco nostalgico come ci si può aspettare da un gruppo che ha abbondantemente superato la mezza età, ma non per questo noioso o svogliato. Sin dal singolo lanciato a maggio, The Narcissist, si era capito che stava bollendo in pentola qualcosa che si sarebbe lentamente appiccicato in testa. In molti si sbilanceranno attribuendo ad Albarn gran parte del merito per l’alto livello del disco, dato che i testi sono la prima cosa che si fa notare, ma non va sottovalutato l’apporto dei restanti, a partire da Graham Coxon che come dal vivo, anche qui appare molto ispirato, andando semplicemente a recuperare con sapienza flanger (St. Charles Square), chorus (Goodbye Albert)  ed altri effetti di pedaliera già iper-abusati da tutti, nonostante ciò mettendo comunque a punto riff e tappeti che suonano innovativi.

Restraining Order - Locked In Time (21 luglio, Triple B Records, hardcore punk) 

Una delle belle scoperte di questo Sherwood Festival 2023 sono i Restraining Order da West Springfield, Massachusetts. Leggendo in giro, pare che la band sia nata come un buon proposito per l'anno nuovo, con l'obiettivo di formare una band "in stile 1982"; e direi che ci sono riusciti molto bene. Il sound ricorda l'hardcore punk di quegli anni, pur senza risultare troppo furbescamente nostalgico, un po' in stile Circle Jerks, un po' punk '77, un po' Germs. Il 21 luglio hanno pubblicato il loro nuovo disco, Locked In Time, anticipato dai singoli Misled e Another Better Day, nei quali confermano questo sound che pur richiamandosi strettamente ai progenitori del genere, e lasciando da parte il metalcore di tante band hc degli ultimi anni, riesce tuttavia a risultare ancora interessante e a suo modo innovativo.

 
 

 
 

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