Dischi del momento - Agosto/Settembre 2023

I migliori dischi selezionati per voi dalla Webzine di Radio Sherwood

10 Ottobre 2023

Dopo la pausa estiva, ritorna l'appuntamento con i Dischi del Momento, il format radiofonico curato dalla Webzine di Radio Sherwood che ogni mese vi propone le migliori uscite discografiche.

Trovate di seguito i dischi selezionati e a lato il podcast della trasmissione andata in onda in diretta mercoledì 4 ottobre, con ospite Andrea dei Jaguero.

Buon ascolto e buona lettura!

The Hives - The Death Of Randy Fitzsimmons (11 agosto, garage rock, Disques Hives)

Randy Fitzsimmons è morto, Viva Randy Fitzsimmons!

In silenzio da più di un decennio, gli Hives si liberano fisicamente del convitato di pietra che li aveva convinti a diventare una band e allo stesso tempo li teneva sotto il suo giogo, e possono finalmente dar sfogo a tutta l’energia che hanno tenuto imbottigliata per anni. 

Randy Fitzsimmons è (era?) un membro immaginario degli Hives, e la sua morte è una metafora per celebrare l’inattesa rinascita di una delle band più celebrate degli anni zero. Gli Hives affrontano di petto la crisi di mezza età con la loro personalissima ironia, dodici pezzi di riff secchi e taglienti. Bogus Operandi e Countdown to Shutdown entrano di diritto tra i migliori singoli della loro discografia.


Cannibal Corpse - Chaos Horrific (22 settembre, brutal death metal, Metal Blade)

Un monumento del death metal mondiale, i Cannibal Corpse sono tornati il 22 settembre con il loro nuovo album, il sedicesimo di una lunga carriera iniziata nel 1988: Chaos Horrific.  Come dice il nome stesso, e come rappresentato dalla copertina molto esplicita e gore, lo stile della band non si muove di un millimetro dal brutal death a tinte orrorifiche, estreme, sanguinolente e controverse che hanno sempre costituito il trademark della band Floridiana. Un assalto sonoro introdotto dal basso di Overlords Of Violence e seguito dalla doppietta Frenzied Feeding-Summoned For Sacrifice che pur lascia qualche spazio alla melodia negli assoli, che forse in questo disco sono meno caotici e dissonanti del solito. Possiamo dire che i CC sono come quelle lunghe saghe horror, tipo Saw: bene o male sai già cosa ti attende, lo splatter, il gore, gli squartamenti. Ma, per chi piace, è comunque divertente farsi spaventare per quaranta minuti.


Wojtek - Petricore (19 settembre, sludge/post-hardcore, Flames Don't Judge, Fresh Outbreak, The Fucking Clinica, Dio Drone, Shove, Violence In The Veins, Teschio Dischi)

Dopo tre EP, i padovani Wojtek pubblicano il 19 settembre il loro primo album, Petricore, di cui avevamo già sentito qualcosa live al festival di Sherwood 2023.

Il termine petricore indica la particolare sensazione olfattiva che si percepisce dopo una pioggia che interrompe un periodo secco ed è un po' un lavoro di svolta per i Wojtek, che arricchiscono il loro sound di sfumature emocore, molto evidenti nel singolo di lancio, Giorni Persi, che è anche la prima canzone in italiano per la band. Nonostante queste aperture screamo, tuttavia, lo sludge rimane la colonna portante del sound dei Wojtek, con pezzi claustrofobici come Hail The Machine o pesanti e violenti come Hourglass. Il disco nasce poi dalla collaborazione di un numero incredibilmente lungo di etichette che rappresentano alcune tra le più note e migliori realtà nell'ambito sludge/hardcore


Graveyard - 6 (29 settembre, hard rock/blues rock, Nuclear Blast)

Gli svedesi Graveyard tornano dopo cinque anni dal loro ultimo album, Peace, con il sesto disco in studio, chiamato molto semplicemente 6. Anticipato dai singoli Twice e Breathe In, Breathe Out, quest'ultimo brano in particolare sembra richiamare da vicino il sound di quello che rimane il capolavoro della band, Hisingen Blues, che nel 2011 li proiettò nell'olimpo delle nuove band retro-rock, revival hard rock, blues anni '70 o come vogliamo chiamare questo genere,  terreno minato per molti: spesso è fin troppo facile infatti scadere nella trappola del "già sentito" e diventare una band-clone. L'album è attraversato da una generale nota oscura e malinconica, che permea molti dei pezzi del disco: dalla opener Godnatt a I Follow You e ovviamente a Sad Song, anche se non mancano le schitarrate hard di Twice. Ed è forse questo il tratto che più avvicina questo disco al lavoro del 2011: che forse i Graveyard convincano maggiormente sui brani più lenti e oscuri? 6 pare dire di sì.


Genesis Owusu - STRUGGLER (18 agosto, Hip Hop/Experimental, Ourness)

Nella calura estiva il rapper australiano di origine ghanese sforna l’ennesimo ottimo lavoro, ancora più punk del suo precedente Smiling With No Teeth, senza scordare però le sue caratteristiche influenze soul e funk, un po’ quello che ci si potrebbe aspettare da un Kendrik Lamar che ha passato troppe serate in compagnia di Slowthai. Già dal titolo, Struggler, capiamo che il tema principale dell’album è la difficoltà di essere un giovane africano nella terra dei canguri, un vero outsider che però ha saputo riscoprirsi attraverso la musica. Lo stesso Genesis Owusu afferma fra le influenze principali di questo secondo album gli scrittori Albert Camus e Franz Kafka, nonché il dramma teatrale Waiting for Godot di Samuel Beckett. Adesso l’outsider vanta sette nomination agli Australian’s Premier Music Prize (ARIA), esibizioni con orchestra dal vivo al Sydney Opera House e aperture a concerti di artisti del calibro di Tame Impala e Paramore.


Jaguero - New Love (29 settembre, punk/emocore, Epidemic Records)

Nuovo EP per i vicentini Jaguero, ad un anno di distanza da Worst Weekend Ever, che avevamo recensito sulle pagine della webzine. Come o forse ancora di più che nel precedente lavoro, in questo New Love all'emocore si accompagna una  atmosfera grunge o post-grunge, soprattutto in pezzi come la title-track e All I Think About, che ricordano da vicino i primi Foo Fighters. 

Se il primo disco era stato rilasciato ancor prima di suonare live, e quindi il Jaguero era ancora un animale sconosciuto, ora la band è cresciuta in un anno di concerti: il seguito si è fatto sempre più folto, complici forse le "nobili origini" dei membri del gruppo, provenienti da alcuni dei nomi più noti del panorama punk underground di queste parti: Slander, Regarde e La Fortuna; ma anche musicalmente si osserva una crescita verso un sound in grado di coniugare la melodia di Weezer e Foo Fighters al punk e al hardcore.

Bottomless - The Banishing (25 agosto, doom metal, Dying Victims Productions)

Doom metal alla vecchia maniera, per gli appassionati di quel sound anni '70/'80 di Pentagram, Candlemass, Saint Vitus, e, ovviamente, Black Sabbath. I Bottomless sono tutti volti più o meno noti della scena metal nostrana: Sara Bianchin, voce dei Messa, qui al basso (sostituita però nelle ultime settimane da Laura Nardelli), David Lucido (batteria) e Giorgio Trombino (voce e chitarra) degli Assumption; i tre propongono la forma di heavy metal lento più tetra, minacciosa e Sabbathiana che riuscissero a creare.

Se già con il primo omonimo disco del 2021 questo obiettivo era stato ampiamente raggiunto, con il secondo, The Banishing, si arriva ad un gradino superiore. Fa piacere constatare che il doom italiano sembra godere di ottima salute: Messa, Bottomless, Tenebra sono solo alcuni dei nomi con pubblicazioni recenti passati sulle pagine della nostra webzine, e non ci faremo certo scappare le tre date che a fine ottobre vedranno suonare assieme proprio Bottomless e Tenebra (Ravenna, Bologna e Treviso).


Baroness - Stone (15 settembre, progressive metal/sludge, Abraxan Hymns)

Nota come una delle realtà autoprodotte più efficaci degli Stati Uniti d’America, la creatura di John Dyer Baizley è giunta ormai a 20 anni di carriera, che festeggia col suo stesso disco.

Dagli esordi sludge, quella dei Baroness è stata un’avventura che si è rinnovata continuamente attraverso cambi di formazione, anche non desiderati (nel 2012 rischiarono di rimanerci tutti in un incidente stradale e la sezione ritmica dovette abbandonare per le conseguenze dell’incidente), fino a giungere nel precedente Gold & Grey alla sua forma finale, che in Stone ha raggiunto l’affiatamento desiderato.

Le esperienze eterogenee  dei membri attuali, col batterista Sebastian Thompson che viene dal post-rock dei Trans-Am e la prima chitarra Gina Gleason devota dei Metallica, hanno permesso la costruzione di un sound unico e difficilmente catalogabile, se non come travolgente.

Chemical Brothers - For That Beautiful Feeling (8 settembre, elettronica, Capitol)

Trant'anni di carriera, undici dischi all’attivo, eppure i Chemical Brothers sono ancora capaci di trasmettere un gran groove attraverso le loro tracce: For That Beautiful Feeling è un inno elettronico alla gioia, fatto attraverso il loro solito big beat danzereccio. La musica di per sé non suona neanche così innovativa: i sample sono per lo più presi da dance anni ‘80 o sono simil-gospel che richiamano a quanto faceva Moby nei primi anni zero.

Ma nella composizione e nella strutturazione dei pezzi c’è un che di psichedelico, come se non volessero consumare subito il groove attraverso la hit d’impatto ma goderselo dilatato nel tempo: godersi quella spettacolare sensazione di cui parla il disco. Ottimi esempi sono i pezzi conl’emergente francese Halo Maud, cioè Live Again e la title-track, l’intensissima Goodbye e Skipping Like a Stone, dove la voce la presta l’amico Beck


Olivia Rodrigo - Guts ( 8 settembre, pop-rock, Geffen)

Nuove popstar cercasi: Olivia Rodrigo è una seria candidata per sottrarre lo scettro che le varie Taylor Swift, Lady Gaga, Katy Perry detengono da tanto tempo. Guts è il secondo disco di questa cantautrice che col precedente Sour aveva ottenuto un ottimo successo commerciale, e ne conferma le caratteristiche non banali: ironia e ricerca di una vena pop-rock a metà strada tra Taylor Swift e Alanis Morissette, le sue principali fonti di ispirazioni, orientata verso un pubblico teen-ager come ha senso che sia per un’artista di 20 anni. Se il singolone Bad Idea, Right? punta su un tema leggero e ben noto (la scappatella con l’ex), nella traccia di partenza All-American Bitch alza un po’ il tiro con un pezzo femminista senza rinunciare anche in questo caso ad una certa autoironia che ci fa empatizzare, nonostante sia un’artista commerciale.


Luge - I Love It Here, I Live Here ( 8 settembre, math rock, autoproduzione)

Dal Canada, una novità (ma non troppo, siamo al quarto disco) interessante in ambito math-rock, con questa band autoprodotta che spicca per libertà creativa e scelte sonore sghembe e rumorose, che li collocano in un crocevia tra i Devo, i Polysics e l’albinismo. Con I Love It Here, I Live Here la band di 4 elementi guidata da Kaiva Gotham fa un bel salto di qualità rispetto al passato, con una decina di pezzi brevi, mai superiori ai tre minuti, con intrecci sonori complessi, fili che sembrano impossibili da sbrogliare ma verso il fondo trovano improvvisamente una linea melodica.


 
 

 
 

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