Swim Deep - Where The Heaven Are We

di Aria, Vinylistics

18 Novembre 2013

Una di quelle cose della vita, sicure come la morte, è che il mondo è pieno di occasioni e sta a noi saperle cogliere, non è vero? Ora, non sempre sono occasioni che ci cambiano la vita, è inutile dirlo. A volte sono solo l’opportunità per passare un momento piacevole o semplicemente una serata diversa. A volte nemmeno quello.

Il 18 Gennaio scorso mi trovavo a Milano per motivi che non rivelerò per non far perdere fighezza alla mia reputazione. Il motivo per cui racconto questa cosa è che quella stessa sera a Milano suonavano gli Swim Deep. Da qui, l’inizio di questo racconto: Un’occasione persa.

Su questa band from Birmingham non c’è molto da dire. Basterebbe fermarsi alla loro provenienza ed al loro nome per farsi totalmente condizionare dai pregiudizi ed etichettarli come la classica band indie-pop, come già a milioni ne abbiamo sentite. (Pensate ai Peace, non a caso stessa provenienza e stesso sogno inglese. Un esempio a caso.). Gli Swim Deep sono ufficialmente Austin Williams (cantante), Tom Higgins detto Higgy (chitarrista) e Cavan McCarty (bassista).

E’ il 2011 quando la band fa un change nella propria formazione e Cavan McCarty entra nella squadra al posto di Wolfgang J Harte. Dopo il lancio in rete di due pezzi come Isla Vista e Santa Maria, che vengono accolti con non poca perplessità, gli Swim Deep si mettono a fare sul serio.

Così nel 2012 pubblicano i primi due singoli che anticipano l’album Where The Heaven Are We e che sono una perfetta anteprima di cosa aspettarci dalla loro musica: King City e Honey.

Per gli Swim Deep la musica altro non è che il loro modo di portarci nel loro mondo fatto di dolcezza e tenerezza e nuvole, marshmallow, estate e cose belle. Eh sì, perché questo è proprio un disco estivo, non a caso è stato pubblicato il 5 agosto scorso. (Ma quanto siamo alternativi noi Vinilistici a parlarvene a Novembre?! SehVabbè.). Il disco presenta 11 tracce e preparatevi ad avere non pochi dissidi interiori man mano che il disco andrà avanti.

L’Intro dell’album ci mette già sulla giusta scia da seguire, quella della dolcezza e di un mood decisamente tenue e delicato per un gruppo che pur rischiando di far venire a molti il diabete, vuole portare avanti la sua idea di musica. Infinitamente dolce.
Il secondo pezzo è Francisco e già qui troviamo uno dei migliori pezzi dell’album: ben suonato, ben cantato, bene tutto. Di seguito troviamo i due singoli che hanno preceduto l’uscita dell’album King City e Honey che mantengono acceso l’andamento coerente dell’album portandoci in un mondo di colori e di atmosfere celestiali grazie ai suoni puliti e luminosi delle tastiere e dei sintetizzatori che danno sempre quella sensazione di guardare il mondo dalle nuvole.
Degne di nota sono anche Colour Your Ways e Make My Sun Sunshine, in particolare la seconda che è la leggerezza fatta a musica e la perfetta descrizione del pop cristallino e pulito degli SD.
E’ adesso, dalla settima traccia in poi, che il disco attraversa grossi momenti di perplessità e di difficoltà dove questa scia di dolcezza e mielosità rischia di essere veramente troppa, con pezzi come Red Lips I Know, Soul Trippin’ e Stray. Ma vi conviene resistere perché l’album chiude con quella che è, personalmente, la traccia più bella dell’album, She Changes The Weather. In questa canzone le potenzialità di questa dolcissima band si esprimono all’ennesima potenza non risparmiandoci nemmeno un po’ della loro dolcezza, del loro candore e della loro personalità che, a quanto pare, qualcosa da esprimere ce l’ha.

Proprio un bell’esordio quello degli Swim Deep. Se Doc riesce ad ultimare la sua macchina del tempo, il 18 Gennaio 2013 farò in modo di essere al Plastic a sentirli.

 
 

Tratto da:
vinylistics.altervista.org

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