The Naked And Famous - In Rolling Waves

di Aria, Vinylistics

20 Gennaio 2014

Voto: 7/10

Cosa succederebbe se capovolgessimo il nostro tanto caro Stivale al contrario? No, non è un modo diverso per parlare dell’Italia e della nostra situazione economica e politica. E’ solo un modo estremamente idiota per dirvi che oggi siamo in Nuova Zelanda. Ta-da! Ebbene, cosa ci facciamo qui in uno dei pomeriggi più sfortunati dell’anno? Facile, andiamo ad ascoltare un po’ di musica e lo faremo con l’ultimo disco dei The Naked And Famous, che nel solo titolo della loro band racchiudono uno dei miei sogni più ricorrenti.

Nel 2008 in quel di Auckland, tre ragazzuoli che frequentano il Music And Audio Institute della propria città decidono di lasciare gli studi per seguire l’insolito sogno neozelandese: formare una band indie rock. I tre ragazzuoli in questione si chiamano Thom Powers (voce e chitarra), Alisa  Xayalith (voce e tastiera) e Aaron Short (sintetizzatori). Trascinando sulla loro ciurma anche Jesse Wood (batteria) e David Beadle (basso) iniziano una carrellata infinita di concerti nelle loro zone formando quella band che noi tutti oggi conosciamo col nome di The Naked And Famous.

In realtà sono più che certa che la maggior parte di voi ritiene di non conoscerli, probabilmente nel complesso è vero. Ma.

Se negli ultimi anni avete guardato almeno una volta una di quelle serie tv tipo Gossip Girl o The Vampire Diaries o Chuck  (nell’ultimo caso vi apprezzerei di più) e/o avete giocato almeno una volta a Fifa ’12, avrete sicuramente sentito brani come Young Blood e Punching In A Dream, due pezzi del loro primo album Passive Me, Aggressive You che nel suo anno di uscita (2010) si è piazzato al primo posto in molte delle classifiche locali. Pensate che con quell’album hanno anche vinto diversi premi ai New Zealand Awards 2011 come miglior album dell’anno, miglior album alternative e miglior singolo dell’anno con Young Blood.

Per sfornare il loro secondo album che, come ben si sa, è una prova di banco ancor più importante dell’esordio stesso di un artista, ci hanno messo 3 anni. Ora che Gesùbbbambino è finalmente nato, siamo tutti lieti di essere qui e poter dire che i NAF se la sono cavata bene.

In Rolling Waves è un album decisamente diverso rispetto al loro disco d’esordio. Diciamolo tranquillamente, non portano nessuna novità eccezionale. Nessuna novità in generale, in effetti. In realtà quando li ho definiti una band indie-rock non è stata la definizione più precisa per la loro musica. Electro-pop, questa sì. Che mentre lo dico mi sento figa solo a pensarlo. E mentre riascolto tutto l’album per rituffarmi in quelle atmosfere da adolescenze tormentate, tipiche dei NAF, mi convinco sempre di più che la differenza rispetto a 3 anni fa ci sia eccome.

54 minuti di disco per 12 canzoni e la prima traccia, A Stillness, potrebbe perfettamente essere la continuazione dell’album precedente se non fosse altro per il fatto che fin dal primo minuto le intenzioni dei neozelandesi appaiono chiarissime: la ricerca di un suono più delicato, più preciso e conturbante che dà a questo disco sonorità più ampie e luminose senza appesantirne le sfumature, come forse un po’ accadeva in Passive Me, Aggressive You. Si va avanti con Hearts Like Ours e ci troviamo già al pezzo migliore dell’album con un crescendo di chitarre che metterà a dura prova l’immobilità del vostro sederino sulla sedia, qualunque sia l’ora in cui lo starete ascoltando. Non ci credete? Allora fate una prova mentre continuate a leggere.

Vi siete ripresi? Possiamo andare avanti? No, prima mi dovete 50 euro. In realtà non era una prova ma una scommessa, mi pare ovvio.

Si continua con Waltz ed è ovvio che i Nostri non siano più tanto interessati a sfornare singoli da inserire in serie tv o videogiochi, dando la priorità a quella ricerca del suono di cui parlavamo prima e di quelle atmosfere alla XX come accade in questo pezzo. E’ un’impronta decisamente più pop rispetto al lavoro precedente ma comunque ricercata. I Kill Giants ne è l’ennesima dimostrazione e, dopo qualche traccia non proprio riuscitissima come The Mess e Golden Girl che fanno perdere un po’ della carica iniziale, rieccoci in un’esplosione di ritmo con ritornelli luminosi ed energici. La cosa che mi piace di questo disco è il fatto che non sia riuscita ad inquadrarlo fino in fondo. Infatti quando penso di aver capito qual è la scia degli eventi e delle tracce, ecco che sul finale qualcosa mi spiazza: To Move With Purpose. Che dopo 10 brani è il primo in cui la cosa che più di tutto mi travolge è l’intreccio di voci di Alisa (sempre meravigliosa) e il chitarrista Thom.

Si va bene, va bene.. so che in generale questo disco genera qualche perplessità perché dopo tre anni probabilmente ci si aspettava la Madonna scesa in terra. Come se tutto quello che facessimo nella vita fosse una continua rivoluzione e innovazione. Ma magari.

A volte si tratta solo di conferme e quella dei The Naked And Famous dice che sono sul sentiero giusto e che possono darci qualcosa.

Certo, se dovessero metterci altri 3 anni anche per il terzo, allora sì che pretenderò la Madonna scesa in terra pure io.

 
 

Tratto da:
http://vinylistics.altervista.org

 
 
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