Sympathy For The Record Industry: intervista a Trovarobato

Inchiesta fra le etichette indipendenti italiane

8 Ottobre 2020

Nell’era delle autoproduzioni, dello streaming gratis e dei fenomeni social, hanno senso le etichette indipendenti? Cosa possono offrire ad un’artista? Come si stanno reinventando? Queste domande me le pongo ogni giorno, gestendo l’etichetta Beautiful Losers. Ne ho parlato con Trovarobato, etichetta bolognese che da anni mette in circolazione musica alternativa con grande inventiva, fra format radiofonici, rassegne live e tornei di calcetto.

1 - Ciao Michele. Raccontaci com’è nata Trovarobato, qual è la sua missione.

Ciao Andrea! Trovarobato nasce dalla band Mariposa. Dopo aver aver pubblicato un disco ci chiedemmo come trovare i concerti, come fare promozione. Una vera mission non c’è, ci piace zigzagare. Negli anni abbiamo realizzato opere radiofoniche, fondando l’emittente Dævid. Abbiamo curato eventi: Indipendulo al MEI, rassegna con interviste e gag; Magazzeno Bis, talk-show-concerto radiofonico; Tutto Molto Bello, torneo di calcetto per etichette. Abbiamo sempre cercato di abbracciare ogni suono possibile.

2 - Siamo nell’era delle autoproduzioni. Un artista può registrarsi in home-studio, mettere in distribuzione la propria musica, usare i social per raggiungere una platea planetaria. Cosa può dare un’etichetta ad un artista indipendente?

Spesso ci arrivano proposte di dischi che secondo gli autori sarebbero “perfetti per Trovarobato”. Nemmeno noi sappiamo quale possa essere il mood di Trovarobato! Evidentemente però l’etichetta, da fuori, ha un suo stile. Quindi, la prima cosa che può fare una label è offrire quello stile. Ma uscire per Trovarobato vuol dire anche affidarsi a dei professionisti. Per fare nomi: l’ufficio stampa ed editore A Buzz Supreme, la distribuzione Audioglobe, la distribuzione digitale The Orchard.

3 - Di che vive davvero un’etichetta, ora che la musica è gratis?

Trovarobato non è un’azienda. I proventi delle produzioni discografiche ci permettono di investire nelle produzioni successive. I dischi si continuano a vendere, soprattutto grazie all’attività live. E poi ci sono i progetti paralleli, come quelli radiofonici o gli eventi come Magazzeno bis ed Indipendulo.

4 - Gianluca, questo lo chiedo a te: che tipo di contratto può ragionevolmente aspettarsi un artista da un’etichetta?

Possono esserci due percorsi. Nel primo, le etichette stampano un master prodotto dall’artista o da un produttore esterno, e quindi di loro proprietà, in un regime che si definisce “licenza”, con durata determinata. Altrimenti, nel caso in cui l’etichetta si faccia carico dei costi di registrazione, può offrire un contratto-quadro o una licenza con una distribuzione, questo soprattutto in ambito major.

5 - Michele, sareste più propensi a lavorare con un artista geniale ed allergico ai social, o con un artista sufficientemente bravo, che sappia presentarsi bene, che abbia costruito una solida fan-base?

Saper usare i social e rapportarsi coi propri fan dà la misura di un artista presente a se stesso, calato nella società e nei tempi in cui vive. Sono caratteristiche che non vanno a detrimento dell’ispirazione e della profondità d’invenzione. Fare un disco implica la responsabilità di diffonderlo, di farlo conoscere, con tutti i mezzi a disposizione.

6 - Parliamo di Spotify. Credi ancora nei dischi o il futuro è dei singoli?

Noi siamo vecchia scuola, crediamo nell’oggetto disco, nella storia raccontata attraverso i brani e le immagini. La playlist può essere interessante come forma alternativa di narrazione: raccontare una storia attraverso pezzi di altre storie, un’attività combinatoria.

7 - Meglio essere trasversali o puntare ad una nicchia precisa?

Potremmo dire che essere trasversali, obliqui, zigzaganti, laterali è il nostro mood e ha reso Trovarobato quello che è. Dal teatrino punk-satirico-elettronico di Musica per Bambini, al cantautorato sardonico di Dino Fumaretto, dallo psych-folk sociale dei C+C=Maxigross al sentimento panico della canzone elettronica di IOSONOUNCANE.

8 - Che cambiamenti vedi in arrivo nel business musicale? Vuoi andare controcorrente o cavalcare l’onda?

La sfida più ambiziosa della discografia, oggi, è trovare un nuovo rapporto con le possibilità offerte dal digitale. Dobbiamo evitare la strada dell’omologazione, come a volte diventa Spotify, e valorizzare le tante musiche differenti. In qualche modo avevamo cercato di dare una risposta a questo con la nostra webradio Dævid.

9 - Credi nel fare rete con altre etichette o un po' di rivalità fa bene?

Quello delle etichette è un micromondo. Siamo tutti sulla stessa barca. La pausa dovuta al virus ha mostrato come far rete sia l’unica possibilità per far luce anche su alcuni aspetti burocratici relativi alle professionalità della musica. Spesso noi lavoriamo in coproduzione con altre label. Liscio Gelli dei Mariposa è coprodotto con Santeria; Alla fiera della fine è coprodotto con Hukapan, etichetta di Elio e le Storie Tese, ed Elio e Rocco Tanica partecipano anche come musicisti; Fermati O Sole di K-Conjog è stato condiviso con Fresh Yo! e Bad Panda. L’unica vera rivalità tra etichette la vediamo durante il torneo di calcetto Tutto Molto Bello!

 
 

https://www.beautifullosers.net | https://www.trovarobato.com

 
 
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