Pallidi Segni di Quiete - Recensione

Nel libro di racconti della scrittrice palestinese Adania Shibli si intersecano piccoli fatti quotidiani con la realtà di una terra martoriata e resa drammaticamente invivibile dall’occupazione israeliana

11 Dicembre 2023

Metà ottobre: fa il giro del mondo la notizia della sospensione (a tempo indeterminato) del premio letterario per la scrittrice palestinese Adania Shibli, quasi quarantenne, alla Fiera del Libro di Francoforte. Una scelta indegna ovviamente, legata all’escalation che si sviluppa in quel momento per il conflitto arabo–israeliano in Palestina. Così i fatti potrebbero essere descritti da qualche media mainstream, mentre sappiamo che quella sotto gli occhi di tutti è una pulizia etnica compiuta dall’esercito israeliano nei confronti della popolazione di Gaza, che da metà ottobre sta continuando fino ad oggi.

Il libro in questione è il romanzo Un dettaglio minore, edito in Italia dalla casa editrice La nave di Teseo. L’effetto della notizia della sospensione del premio alla Shibli è quello di aver visto esaurite in breve tempo tutte le copie del libro nelle maggiori librerie italiane. Il libro va a ruba, dopo pochi giorni risulta introvabile e bisogna aspettare poco tempo per riavere le ristampe. Anche io mi sono recato in libreria per potergli dare un’occhiata, ma la mia passione per i racconti mi ha fatto propendere per l’acquisto di un altro libro della Shibli, ovvero Pallidi segni di quiete (Argo, 2014, 124 pp.). Si tratta appunto di una silloge dei migliori racconti dell’autrice palestinese. È un libro nel quale la prospettiva della Shibli è quella di una cittadina palestinese che fa della scrittura una forma di denuncia contro i soprusi dell’occupazione israeliana, senza rinunciare ad uno stile intenso, elaborato, chiaro e ficcante. Si tratta di racconti di vita di una quotidianità quasi come le altre, ma non come le altre. Il punto di forza dei racconti della Shibli è proprio questa sorta di effetto sgomento, sorpresa. Le storie narrate sembrano semplici, raccontate con uno stile pacato, e solo in seguito allo scorrere degli eventi vengono fuori episodi chiave che con maestria descrittiva fanno emergere un mondo inerme, bello, terribile, spietato. I racconti della raccolta sono quindici, ma vale la pena soffermarsi su cinque di essi dal senso più chiaramente politico.

Ad esempio nel racconto La cenere dei suoi occhi, la descrizione della personalità di una nonna palestinese sembra quasi appiattirsi rispetto a sé stessa, ma quando si viene a sapere che la freddezza di questa anziana signora è dovuta all’uccisione del marito appartenente ai gruppi di resistenza arabi, in giovane età, da parte delle forze paramilitari israeliane che si insediarono nel 1948 nel territorio palestinese, la brace della scrittura si ravviva, si infuoca. Così come in Consorzio Trasporti – Gerusalemme, si legge la storia di Abu Arab, che decide di fondare un’agenzia di trasporti di autobus, e dopo tanti sforzi ci riesce, nonostante il fatto che gli venga negata la possibilità di guidare a causa della sospensione della patente decisa dalle forze dell’ordine israeliane che in modo arbitrario sospettano di lui come cittadino sovversivo. Già dal titolo Il best of delle farfalle e degli elicotteri nell’anno 2000, si può scorgere quello che sarà il senso del racconto, di grande maestria letteraria. La visione abbattuta e triste dovuta ad un amore interrotto si intermezza con le descrizioni e le sensazioni, che fanno da sfondo, delle violenze subite dalla popolazione palestinese. Nel racconto A sangue freddo, la protagonista è incredula della notizia letta sul web. Le sue riflessioni amare sono al centro della narrazione: come è possibile che i miliziani dell’esercito israeliano siano riusciti ad uccidere un giovane quindicenne la cui unica colpa è stata quella di fuggire la notte nel tentativo di emigrare per cercare lavoro oltre la frontiera? E poi c’è Pallidi segni di quiete – Diario Palestinese, il racconto che dà il titolo alla silloge. Ci sono le date appuntate di giorni di violenza febbrile, di paura, di rabbia, e come dicevamo, di sgomento. C’è la storia di una famiglia che si ritrova in un campo profughi palestinese dopo che l’esercito israeliano ha polverizzato la casa dove i suoi membri abitavano, c’è la storia di un giovane palestinese proveniente da un campo profughi che dà vita ad un attentato suicida, dopo che le forze militari israeliane avevano ucciso cinquanta persone in quel campo profughi. Si inframezzano le bombe terra–terra, gli assedi infiniti, alla pazienza e la calma che ci vuole per prendere una tazza di thè, leggere un libro della tradizione araba, guardare le mani di una nonna di origine beduina che tesse la lana, nei racconti di Adania Shibli che vale la pena di leggere.

 
 

Adania Shibli è un'autrice palestinese. La sua produzione vanta romanzi, racconti, opere teatrali, e saggi. Nel 2001 e nel 2003 le è stato conferito il premio Qattan Young Writer’s Award-Palestine. Tra i suoi titoli, ricordiamo Sensi (Argo, 2007), Pallidi segni di quiete (Argo, 2014), Un dettaglio minore (La nave di Teseo, 2021).

 
 
loading... loading...