Libera la Parola - Words From Palestine

11 Dicembre 2023

Riprende il podcast Words From The World di Liberalaparola, scuola di italiano libera e gratuita di Padova. In questo primo episodio, Words From Palestine, un'ex studentessa della scuola ci racconterà della situazione che stanno vivendo le persone palestinesi all'interno dei territori occupati da Israele. Potrete trovare di seguito la traduzione in italiano dell'intera puntata.

I: Ciao! Grazie per essere con noi nella prima puntata di questa nuova stagione!

X: Buona sera!

R: Nelle ultime settimane il dibattito pubblico in Italia si è concentrato sulla questione della violenza di genere a seguito del femminicidio di Giulia Cecchettin. Sappiamo però che il conflitto,  le violenze e la sofferenza stanno continuando nei territori della Palestina per cui rieniamo importante parlarne con te, in quanto donna palestinese nel territorio occupato di Israele.

X. Prima di tutto, la situazione qui è molto grave ed è molto diversa di territorio in territorio. Spero di riuscire a presentarvi al meglio la mia situazione.

I: Vorremmo iniziare chiedendoti dove sei adesso e, dopo la tua esperienza in Italia, cosa stai facendo?

X: Sono tornata a casa, vivo con i miei, in X una città arabo-musulmana nel distretto 48 della Palestina occupata. Tecnicamente ho i documenti israeliani. Dopo aver vissuto a Padova, sono tornata qui e lavoro come insegnante di musica per persone con disabilità. 

R: Vorresti raccontarci cosa succede nella tua regione? Quali sono i fatti principali che secondo te dovremmo conoscere in Italia?

X: Come dicevo sono una ragazza palestinese con documenti israeliani, quindi sono sottoposta al governo israeliano. La situazione qui è diversa dalla Cisgiordania e da Gaza. Siamo considerati israeliani perché abbiamo i documenti israeliani. Ma, in realtà, siamo i palestinesi che sono rimasti nelle loro case e nelle loro terre durante la Nakba. Mio nonno e mia nonna si erano rifiutati di lasciare le loro case e, una volta rimasti qui, sono stati costretti ad avere documenti israeliani. Qui ci sono comunità di musulmani, cristiani, ebrei, beduini sottoposti alle leggi israeliane. 

Negli ultimi mesi ci stiamo interfacciando con la mancanza della libertà di espressione prevista dalla legge. Non possiamo parlare di quello che sta succedendo qui. Se qualcuno scrive cosa sta succedendo qui nei social media, partecipa a qualsiasi tipo di iniziativa, può essere arrestato. Nella mia regione chiunque abbia parlato di quello che sta succedendo o ha espresso le proprie sensazioni e pensieri, è stato sottoposto all’allontanamento forzato. È vietato esprimere le opinioni liberamente. Molte persone vengono minacciate di essere licenziate dal lavoro; studenti vengono minacciati di essere sospesi dalle università. Molte leggi restrittive sono entrate in vigore.

Dal 7 ottobre veniamo controllati per ciò che guardiamo sui media. Chiunque abbia uno smartphone adesso può scrollare e vedere dei video di quello che sta succedendo sui media. Noi siamo controllati per quanto tempo passiamo a scrollare sui media. Per esempio, persone che hanno scritto una frase del Corano sono state arrestate, anche se questa non ha alcuna relazione con ciò che sta succedendo a Gaza.

Siamo sottoposti a così tante leggi che limitano la libertà di pensiero. Nessuno ci aiuta. Siamo considerati israeliani agli occhi delle altre persone. Il governo israeliano invece ci considera palestinesi, ci tratta male e ci impedisce di vivere la nostra cultura palestinese, di parlare la nostra madrelingua. Abbiamo leggi che vietano di parlare arabo nei luoghi pubblici, a lavoro, all’università. Dal 1948 siamo stati forzati a imparare la lingua ebraica e a conoscere la cultura israeliana; non possiamo parlare della Nakba. Fanno i lavaggi del cervello ai palestinesi dal 1948. A nessuno importa davvero cosa succede qui adesso e questo mi rattrista molto. Capisco che la situazione in Cisgiordania e Gaza è peggiore, perché stanno vivendo una vera e propria occupazione militare, ma qui abbiamo una “occupazione identitaria”. Qualcos’altro sta succedendo qui nel distretto 48 e le persone devono saperlo. 

Negli ultimi anni stiamo avendo un problema grave con le gang nelle comunità arabe. Sono gang arabe che uccidono persone arabe. Quest’anno 200 persone sono state uccise da questi gruppi ma nessun caso è stato risolto. Però quando si tratta delle comunità ebraiche i casi di omicidio vengono risolti tutti. Perché noi veniamo uccisi senza sapere chi sono i responsabili? La polizia israeliana aiuta queste gang, dà loro le armi e dà loro il via libera perché uccidono gli arabi. Se un arabo uccidesse un israeliano, lo arresterebbero subito e risolverebbero il caso. Ma siccome gli arabi uccidono arabi, non importa a nessuno. Fino alla guerra, le statistiche indicavano quasi 200 persone uccise quest’anno. Parliamo di uomini da 18 anni in su. Dall’inizio del conflitto, gli omicidi nei confronti della comunità araba si è ridotta del 65%. Solamente questa settimana con il cessate il fuoco, i casi hanno ripreso a salire. Questa statistica ci dice perché gli omicidi stanno aumentando e chi effettivamente ci sta dietro. Noi veniamo uccisi dalle gang, ma per mano della polizia israeliana e dal governo israeliano.

I: Grazie mille. Sappiamo che l’occupazione israeliana non è affatto recente anche se i media occidentali si concentrano solo sugli eventi del 7 ottobre come se fosse iniziato tutto da lì. Prima menzionavi la Nakba, il 1948… vorremmo chiederti quali sono secondo te i momenti principali da considerare quando si parla di Palestina. Perché la Palestina resiste e soffre dell’occupazione israeliana da molti anni.

X: Sicuramente l’evento principale è la Nakba che è considerata una catastrofe. Attualmente e universalmente non è ancora riconosciuta come un genocidio, sebbene migliaia di palestinesi siano stati uccisi durante la Nakba

Un altro momento importante è quello degli Accordi di Oslo fatti dal territorio palestinese e Israele ed è considerato uno dei primi passi per la creazione dello Stato della Palestina. Infatti l’implementazione della Striscia di Gaza si è avuta nel 2007, dopo gli Accordi di Oslo. Tuttavia questi accordi non sono stati rispettati proprio da Israele che ha continuato la sua occupazione con stabilimenti illegali nei territori palestinesi. Hanno continuato a demolire case, a uccidere persone, arrestare bambini e donne; non hanno smesso di usare le loro forze e non hanno fermato il genocidio anche se avevano un accordo legale con il territorio palestinese. Quello che non vuole avere la pace è Israele, perché anche se hanno fatto  questo accordo, non hanno mai smesso di fare quello che facevano dal 1948. Per continuare con Gaza, come dicevo del 2007, quello che emerge negli accordi di Oslo è che si sarebbero dovuti ritirare da Gaza, avrebbero dovuto liberare la Palestina dall’amministrazione nella Striscia di Gaza. Questo però non è successo. Anche se si sono ritirati da Gaza hanno continuato a bombardare via cielo e a occupare via mare e hanno costruito questo enorme assedio intorno a Gaza. Quello del 2007 è un momento molto importante per la storia palestinese.

R: Grazie per quello che stai condividendo con noi. Presumo non sia facile parlarne e abbiamo un'ultima domanda per te. È una domanda difficile ma vorremmo avere la tua opinione. Dunque, a parte la fine dell’occupazione, in quanto persona palestinese, che tipo di soluzione, organizzazione o prospettiva immagini o speri? Che ne pensi dell’idea di “due popoli, due stati”? pensi sia possibile o ci sono altre alternative?

X: La soluzione di due popoli, due stati mi sembra irrealistica perché come dicevo per gli accordi di Oslo, erano pensati come un passo verso la risoluzione. Ma adesso sono passati 30 anni da quando si parla di questa soluzione dei due stati e niente è cambiato. Abbiamo avuto più occupazioni, più insediamenti illegali, più uccisioni. Non credo che la soluzione dei due stati sia realistica o che stia funzionando. Hanno provato a metterla in atto per più di 30 anni e non sta funzionando! Lasciatemi dire una cosa: okay abbiamo adottato la soluzione dei due stati, è tutte quelle persone palestinesi rimaste nei territori governati da Israele? Per me la soluzione dei due stati è più un lavaggio del cervello, un lavaggio, anzi cancellazione identitaria.Ci rende più Israeliani anziché palestinesi, quindi per me è terribile. Parliamo di quasi più di cento insediamenti illegali in Cisgiordania. Chi farà spostare questi 100.000 coloni dalla Cisgiordania dopo 30 anni di insediamento illegale?

La soluzione dei due stati significa palestinesi costretti a lasciare le proprie case nel 48. Per me è irrealistico e per me non so quale sia la situazione reale adesso. Non so quale alternativa ci sia all’occupazione, se non la sua stessa fine. Se parli dell’ipotesi dei due stati, i territori palestinesi non hanno la possibilità di accedere all’elettricità autonomamente, non hanno libertà economiche. L’80% dei territori palestinesi della Cisgiordania sono stati presi da Israele. Chi farà in modo tale che il governo israeliano restituisca queste terre? Non so, ma è irrealistico perché lo vediamo con quello che sta succedendo adesso a Gaza. Si rifiutano di fermare la guerra, uccidono bambini, dicono “no, non è vero, stiamo cercando di colpire Hamas”. Come facciamo ad aspettarci che questo governo faccia un passo del genere, ed viva pacificamente con la Palestina? Vediamo che da Oslo ad oggi, chi non ha rispettato queste soluzioni è Israele. Gli altri stati arabi hanno approvato la soluzione dei due stati ma il governo israeliano non li ha mai lasciati da soli davvero. Abbiamo altre guerre in altri territori arabi.  

Quindi questa soluzione non è realistica e stiamo vedendo ogni giorno che non funzionerà. Onestamente non sono nella posizione di dare altre soluzioni se non chiedere la fine all’occupazione.

I: Noi chiaramente abbiamo chiesto il tuo punto di vista ma ovviamente non abbiamo risposte.

X: Infatti, nessuno ha una soluzione a questa situazione. È difficile pensare che possiamo fare questo o quello.

I: Vero, molto spesso c’è questa frase “oh è troppo complicato”, per cui la situazione non è affrontata o analizzata da diverse prospettive.

 

I: In conclusione, vuoi consigliarci una canzone importante per te? Ci racconti perché è importante per te? La metteremo alla fine della puntata, perché vorremmo sapere che tipo di connessione musicale e/o artistica c’è tra la canzone che hai scelto e la tua storia e la esperienza in quanto persona palestinese nei territori palestinesi occupati da Israele.

X: C’è una canzone dalla prima Intifada. Una canzona araba. Il titolo significa “se Dio vuole, non ce ne andremo da qui”. Parla di come i palestinesi si sono rifiutati di lasciare le loro case e le loro terre anche se sarebbero stati uccisi. Menziono questa canzone perché pochi giorni fa stavo guardando un video dei bambini di Gaza che cantavano questa canzone mentre i bombardi israeliani stavano andando avanti. Racconta come i palestinesi amano la loro terra e si rifiuteranno sempre di lasciare la propria casa e la propria terra e continueranno a resistere. La canzone racconta di come rimarremo finchè non ci uccidono, ci lasciano senza cibo, acqua ed elettricità: è quello che sta succedendo adesso a Gaza. Quindi dalla prima Intifada ad oggi le persone palestinesi dicono la stessa cosa: Noi non ce ne andremo.

 

R: Ascolteremo la canzone alla fine dell’episodio. Penso sia una canzone molto significativa e potente, quindi grazie mille. Ti ringraziamo anche per il tuo tempo e dedizione, per raccontarci la tua esperienza, i tuoi pensieri e sensazioni. Penso che questa sia la forza di Liberalaparola: la sua capacità di creare reti e legami attraverso Stati e territori, cosicché che abbiamo avuto la possibilità di parlare con te e di condividere la tua esperienza e quello che sta succedendo in Palestina e nella tua regione.

X: Grazie mille per avermi dato questa possibilità. Spero di aver detto tutto. Ho cercato di concentrarmi sui 70 anni di occupazione e non so come spiegare brevemente quello che sta succedendo. Apprezzo davvero molto per avermi invitata.


 
 

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