Camminare Raccontando - La truffa del secolo: la Palestina non é una riserva

A cura dell'associazione Ya Basta Edi Bese

20 Maggio 2020

La scorsa settimana, mentre dalle nostre parti ci si preparava alla cosiddetta
“fase due” e tutte le attenzioni erano focalizzate sul piano economico di
rilancio, il segretario di Stato Mike Pompeo atterrava a Tel Aviv alla vigilia
della 72ª Nakba indossando una mascherina a stelle e strisce per “benedire”
un altro piano: quello relativo all'annessione di una enorme porzione della
Cisgiordania. Il Piano Trump, o ”Accordo del Secolo” sarà, infatti, uno dei
primi punti nell'agenda del nuovo governo Israeliano che si è insediato
domenica scorsa. Un governo nel quale Netanyahu mostra nuovamente i
muscoli, forte dell'appoggio incondizionato da parte degli Stati Uniti e dopo
aver conquistato il consenso elettorale di larga parte dell'estrema destra.
Al suo ex sfidante (ed oggi alleato) neoministro della difesa e “primo ministro
alternato” Benny Gantz non resta altra scelta che sorridere ed assecondarlo
(non che fosse così contrario alla questione!). Il prossimo primo luglio
potrebbe essere la data d-avvio ufficiale al processo di annessione delle
colonie in Area C, della Valle del Giordano e di Gerusalemme. Non si perde
tempo, dunque...e c'era da aspettarselo, in vista delle vicine elezioni
presidenziali USA di novembre! Trump avrebbe così rispettato le promesse
fatte all'elettorato sionista evangelico e di destra americano ed ai partner
dell-;investitore -nonché suo genero- Jared Kushner; e dall'altra parte a
Netanyahu e ad al progetto sionista Israeliano, un'occasione del genere
potrebbe non ricapitare per molto tempo!
Gran parte dei territori coinvolti sono già occupati dagli insediamenti
israeliani, alcuni dei quali, soprattutto nella valle del Giordano, esistono ormai
da decenni. Ma c’è un’enorme differenza tra un’occupazione e
un’annessione: lo statuto di questi territori è regolato dalla risoluzione 242 del
Consiglio di sicurezza, dunque la potenza occupante non avrebbe il diritto di
modificarlo.
Ma in questo momento storico lo stato ebraico sente di poter agire ignorando
qualsiasi voce critica. Il 30 aprile la Lega araba ha denunciato il progetto di
annessione, ma poiché Israele ha tessuto intricate relazioni con il mondo
arabo basate su interessi strategici ed economici comuni, questa presa di
posizione lascia il tempo che trova. Stesso discorso vale per l'Unione
Europea: gli interessi commerciali ed i rapporti geopolitici dei singoli stati
sono più forti delle prese di posizione ufficiali. Si annunciano sanzioni,
sembrano esserci delle tensioni diplomatiche, ma possiamo stare certi che
assisteremo all'ennesima dimostrazione di immobilismo.
Anche il dibattito politico interno allo stato ebraico è animato. Certo, la sinistra
progressista ha spesso denunciato le violazioni dei diritti umani nei confronti
dei palestinesi, ha sempre parlato apertamente di “apartheid”, puntato il dito
contro l'assedio di Gaza e le detenzioni amministrative senza capi d'accusa
formali. Qualche loro esponente politico nel corso degli anni ha detto anche
che i due milioni di palestinesi che vivono in Israele sono tutt-altro che
“integrati”: qualsiasi sia il loro ruolo nella società, potete stare certi che essi
vivranno sulla loro pelle le peggiori forme di discriminazione! Eppure, anche

dalla sinistra israeliana si levano voci -provocatorie, sia chiaro!- di incitamento
all'annessione. Gideon Levy, noto giornalista di Haaretz, scrive che
l'annessione è il colpo di reni indispensabile per destare l'autorità palestinese,
l'opinione pubblica israeliana ed il mondo intero dal torpore nel quale si trova.
L'annessione -sostiene ancora- è più reversibile dell'occupazione. Conclude
uno dei suoi ultimi articoli chiedendo ai lettori: “è troppo ingenuo o ottimistico
credere che la maggior parte del mondo non rimarrebbe silenziosa, e così
anche un gran numero d’israeliani? Esiste un’alternativa realistica? E quindi,
smettiamo di avere paura e lasciamo che annettano!” Certo, un punto di vista
interessante il suo. Interessante per chiunque faccia politica dal salotto di
casa propria; interessante per tutti quelli che scrutano il mondo dalla finestra,
al sicuro delle loro vite stabili e protette, considerando le vittime come freddi
numeri e la sofferenza delle persone come “danno collaterale”.
Ma noi, lo sapete, abbiamo un modo diverso di vivere la politica, i conflitti e la
resistenza. Abbiamo un modo diametralmente opposto di considerare la
dignità umana e le rivendicazioni delle lotte. Per questo preferiamo
concentrarci sul punto di vista dell'attivista dei diritti della popolazione
palestinese Rashid Khudiri, nelle parole raccolte da Michele Giorgio per Nena
News: “aspettiamo un netto peggioramento della nostra condizione quando
sarà realizzata l’annessione. Israele assorbirà il territorio senza garantirci
diritti e accesso alle risorse naturali. Con ogni probabilità, avremo maggiori
difficoltà a spostarci e subiremo un incremento delle demolizioni di case, delle
strutture per i nostri animali e delle misure repressive. Il mondo deve
intervenire per fermare Trump, il piano americano è contro la legge
internazionale!”
Continueremo ad opporci con tutte le nostre forze alla creazione di bantustan
palestinesi, che toglierebbero definitivamente la dignità alle comunità
indigene, già vittime di un genocidio incrementale che perdura da oltre
settant'anni e ne negherebbe il diritto all'esistenza ed all'autodeterminazione!

 
 

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