La miccia della rivoluzione - LiveReport

Panda Clan - 99 Posse @Cso Pedro - Padova, 9 dicembre 2023

14 Dicembre 2023

Ci sono storie che negli anni si ripetono, 

si rincorrono,

si rimodulano.

I 99 posse sono ospiti dei palchi più underground padovani sin dagli anni 2000, sia di Sherwood Festival (o potremmo dire, del Festival di Radio Sherwood, per i più nostalgici), sia del Cso Pedro. Per loro infatti non è stato un benvenuto ma un “bentornati a casa” a tutti gli effetti. 

Dopo poco più di un anno dall’ultima esibizione in City, Radio Sherwood li ha intervistati per tastare il termometro politico del momento. D’altronde saranno anche voci musicali, certo, ma ciò non toglie che restino, comunque, e a loro fa onore, militanti all’interno dei movimenti. Insieme a Marco Messina abbiamo parlato di Gaza e Palestina, dello scenario geopolitico in guerra, di decostruzione maschile anche negli spazi militanti, del mondo delle maestranze dello spettacolo a seguito del nuovo DL, e - finalmente - di musica, della 99 Posse 2.0, pronta a gettarsi nella mischia dell’innovatività. 

Trovate il podcast dell’intervista giù!

Ma venendo al live.

Per una campana (cioè proveniente dalla regione Campania, ndr. per i meno astuti) presenziare ad un concerto dei 99 posse al Nord diventa sempre una sorta di esperimento antropologico.

Analizzando il pubblico in sala (saremmo dinanzi a più di 850 persone, come ho saputo dopo) ci si accorge di categorie presenti ben suddivisibili: c’è l’emigrante “daggiù” che viene a scaldare il palato con un dialetto addormentato, il nostalgico dei bei tempi andati, “quando le Posse andavano forte (ed i centri sociali occupati, pure)”, il giovane studente a Padova, che noncurante delle frasi dei pezzi, spesso incomprensibili ai meno avvezzi a Mare Fuori senza sottotitoli, canta sbagliando consonanti, accenti e intonazioni, come farebbe ad un concerto internazionale qualsiasi ma made in Italy…

…con quest’ultima categoria poi mi ritroverò a fare l’esegesi della frase che compone O Salario Garantito, quando si inneggia ad un vivido quanto storico votta votta o curdon

Archiviata la fauna che compone il pubblico, è tempo di scaldare i motori con la band di apertura, già noti alla nostra webzine (intervista del 2021 qui), i Panda Clan

La band si presenta con delle simpatiche maschere di Panda, ma con delle movenze da band che fa “virtuosismi con la chitarra”. Presto o tardi, sarà difficilissimo incasellarli in qualche categoria musicale conosciuta da Wikipedia. Fanno metal, fanno rock, hanno basi elettroniche, cantano in inglese, in italiano, in latino ed in dialetto siculo. Sono un progetto politico che nasce su Noam Chomsky ma che si rinvigorisce narrando di gentrificazione (Mediolanum), di abusi e repressione (I can’t breathe), ultima ma non per importanza, la tematica delle migrazioni (Lu Suli Sinni Va), partendo dalle ondate storiche del BelPaese fino a omni-comprendere la tematica nel suo senso globale. 

Con un pubblico già ampiamente riscaldato dai nostri amici in via di estinzione, specie ancor di più col pezzo in collaborazione con Luca Persico, o Zulù, luci strobo in giù, rapida corsa agli abbeveratoi ed è già tempo per rimettersi in pista, in un Pedro più gremito che mai.

Composizione al completo per i 99 posse, Marco Messina alla consolle, Massimo Jrm Jovine pronto a l'imprescindibile basso, Zulù e Simona Boo con microfoni impugnati come un’asta di bandiera, ed i collaboratori Giuseppe Spinelli ed Antonio Esposito, rispettivamente alla chitarra e batteria. Quasi tutti indossano la divisa d’ordinanza presa al tavolo del merch, e dilapidata ben presto anche dal pubblico più ingordo (la grafica della t-shirt è seriamente un must per ogni militante che si rispetti). 

Non resta che restare assorbiti da un iconico pezzo della tradizione napoletana, A Gatta Mammona. Laddove impazzano in sottofondo sordi colpi di tammorra, come nel pezzo originale di Antonio Infantino, pubblicato nell'album La Morte Bianca - Tarantata dell'Italsider (Fonit Cetra / Folkstudio – FK 5007) nel 1976. I 99 posse nel 1996 ne proposero una versione tutta propria, bellissima da risentire in live.

Dopo Napoli, pezzo triste, critico, arrabbiato, risentito ma inevitabile da suonare, è la volta di passare alle Tarantelle per campà e a Cerco Tiempo, questo incipit di live, a quanto pare, è stato studiato per intavolare subitaneamente il discorso sul contesto napoletano, ma anche - alle interconnesse - difficoltà per la precarietà del lavoro, come sempre una scelta d’effetto.

Dopo un’appassionante quanto mainstream Quello Che, egregiamente eseguita da Simona Boo, è la volta del “pezzo nuovo”, poco ma buono, Nero su Bianco

Il concerto prosegue in maniera appassionante, tante le volte in cui O Zulù interloquisce con il pubblico, o che i componenti della band giochino ironicamente tra loro, sfottendosi in bella mostra. Si respira aria simpatica, un bel legame vivido e importante. 

Il live sembrerebbe poi prendere subito un’altra piega, diciamo, più militant: dopo un Medley Raggae dai pezzi da 90, arriva la miccia che fa ‘zompare all’aria il Pedro’, S’addà Appiccià, ed è subito un ricordare - almeno per quanto riguarda la sottoscritta - gli scontri dinanzi al Santo durante la visita di Bolsonaro a Padova.

Dopo un’esuberante volontà di ‘appiccià tutt cos’ è tempo di rasserenare gli animi con una più serpeggiante quanto sinuosa Anguilla, almeno fino a che non arriva il ‘prepotente’ ritornello.

Sembrerebbe esser finita, ma no, non si può fare a meno di sparare a vista ai puntini neri, scarafaggi o fascisti che siano, nonostante alcuna differenza. Dopo una sempreverde El Pueblo Unido, cantata-urlata da una buona parte del pubblico a pugni chiuso serrati verso il cielo, è la volta della ciliegina sulla torta, Rigurgito Antifascista viene pogata finanche nei bagni pink del Cso con dei pericolosissimi (pernacchia) circle pit vissuti, per l’occasione, dalla sottoscritta con vera foga (dopo aver accuratamente nascosto gli occhiali in borsa).

Termina sulle note di Master of Puppets (Metallica)  il live, con scroscianti applausi, fischi e slogan, ma non termina qui la voglia di rivoluzione che solo alcune micce sono in grado di accendere.

Qui le foto --> Cso Pedro Pagina FB

 
 

 
 

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