Aspettando Sherbooks Festival 2024 dal 26 al 28 gennaio 2024: il nuovo libro di Tamu Editore

L'ascaro - Una storia anticoloniale

Il libro sarà presentato a Sherbooks Festival domenica 28 gennaio 2024 alle 16.00.

22 Gennaio 2024

L’ascaro è il titolo del romanzo di Abba Gebreyesus Hailu, pubblicato per la prima volta nel 1950 ed edito in italiano da Tamu nel 2023, a trent’anni dalla dipartita dell’autore. Il suo sottotitolo, Una storia anticoloniale, annuncia in maniera eloquente il profondo messaggio del testo.

Hailu (1906-1993) nasce ad Afelba, villaggio nel sud dell’Eritrea. Tutta la sua formazione si distingue per l’impronta marcatamente religiosa: riceve la prima istruzione dal sacerdote Tesfatsyon Fesseha, al seminario cattolico di Keren, alla Pontificia Università Urbaniana, passando per il Collegio Etiopico in Vaticano. Completati gli studi, Hailu viene nominato sacerdote e inizia a ricoprire una serie di incarichi che lo porteranno ad arricchire una formazione di già altissimo livello in modo da renderla sempre più cosmopolita. Assieme a Kidane Mariam Kasa (1886-1951), insigne religioso e studioso, intraprende una battaglia contro la latinizzazione forzata della liturgia, esprimendo anche in questo modo la propria vocazione al contrasto della prevaricazione culturale, forte al pari di quella religiosa. Inviato ad Addis Abeba, si dedica alla riapertura delle chiese andate chiuse e/o distrutte a causa del conflitto. Descritto da chi lo conosceva come fine intellettuale, poliglotta e vigoroso polemista, negli ultimi anni della sua vita sembra guardare con approvazione al movimento indipendentista eritreo. A partire dal 1941, passa praticamente tutta la vita tra Roma e Addis Abeba, dove si spegne il 5 luglio 1993.

Il libro è stato ultimato nel 1927 ma pubblicato solamente nel 1950, non solo a causa di ristrettezze finanziarie ma anche della censura coloniale: bisogna ricordare che l’autore, benché ospite del Vaticano, difficilmente avrebbe potuto pubblicare quest’opera nel pieno del regime fascista. Non di poca importanza, tra le ragioni del lungo intervallo tra la redazione e la pubblicazione del testo, è l’impegno dello scrittore nella riorganizzazione della chiesa cattolica in Etiopia dopo la guerra. Vale la pena menzionare il titolo originale dell’opera, “Una storia che narra le vicende di un giovane arruolatosi come ascaro”. Dobbiamo invece la pubblicazione della versione italiana, dal titolo decisamente più asciutto, ad Alessandra Ferrini, artista e ricercatrice italiana con base a Londra, che nella post-fazione sottolinea la preziosità delle storie di resistenza radicate nella pratica della scrittura, anche come risposta a un interrogativo circa la modalità più congrua per promuovere un senso di responsabilità storica evitando al tempo stesso di concentrarsi su materiali ri-traumatizzanti per un pubblico ancora scosso dai prodromi della violenza coloniale. Chi scrive questa recensione condivide appieno la rilevanza che Ferrini dà al suo riconoscersi come artista bianca ed europea e lo sforzo posto nel tentativo di affrontare il complesso tema della violenza coloniale senza replicare il paradigma della sofferenza, (ri)mettendo in circolo immagini cruente. La traduzione dal tigrino all’italiano è opera di Uoldelul Chelati Dirar, docente di Storia e istituzioni dell'Africa presso il Dipartimento di Scienze Politiche, della Comunicazione e delle Relazioni Internazionali dell’Università di Macerata. 

Tamu è sia una casa editrice sia una libreria, situata nel centro di Napoli. La libreria Tamu è anche un luogo di incontri e dibattiti, e il proposito dell’omonima casa editrice è quello di riproporre la medesima diversità e originalità di punti di vista attraverso le proprie pubblicazioni. Lo sguardo privilegiato è quello del Sud globale, mentre tra le tematiche di maggiore momento citate nel Manifesto della casa editrice si trovano le eredità del colonialismo, la crisi ecologica e le battaglie dei movimenti femministi e antirazzisti. 

L’ascaro – una storia anticoloniale è la storia di Tequabo, nella quale l’autore si inserisce direttamente a più riprese. Tequabo è un giovane brillante che, a differenza di Hailu, sceglie l’unico percorso (oltre a quello religioso) per garantirsi una prospettiva di mobilità sociale nel contesto coloniale: la carriera militare. Il romanzo si apre proprio con la straziante scena in cui Tequabo, unico figlio sopravvissuto dei propri genitori, si presenta dinanzi al padre e alla madre in uniforme, chiedendo la loro benedizione: la sua intenzione è esattamente quella di diventare un ascaro, ovvero un soldato africano arruolato nelle truppe coloniali italiane per combattere in Libia la cosiddetta “campagna di pacificazione”, la brutale repressione della resistenza anticoloniale guidata dal gerarca fascista Rodolfo Graziani. I genitori, nonostante il grande dolore provocato dalla scelta del figlio, acconsentono alla sua volontà di partire. Molto spazio viene dato al momento del viaggio verso il fronte e alle sue conseguenze nell’animo dei giovani ascari, i quali, caricati sul treno come bestiame, tentano di farsi forza intonando canti militari, mentre nel loro cuore si fanno strada sentimenti di paura e pentimento. Non passerà molto tempo, infatti, perché queste sensazioni si amplificano constatando con amarezza la differenza tra la promessa di prestigio attraverso la carriera militare, venduta in queste vesti dalla propaganda coloniale, e la realtà di disumanizzazione, repressione e sfruttamento. Mentre gli ascari vengono costretti a marciare nella sabbia bollente del deserto, gli ufficiali italiani viaggiano a dorso di mulo, trovando poi le tende, i letti e l’acqua predisposti dagli ascari stessi.
Il titolo del capitolo dedicato alla battaglia, “Sete di morte”, ne è anche un drammatico preavviso: se inizialmente gli ascari sguainano le loro armi contro gli arabi, come da ordini dell’ufficiale italiano, in seguito si troveranno a infilzarsi l’un l’altro con il pugnale, in una disperata lotta per l’acqua dopo interi giorni di sete. Tequabo, con immensa fortuna, fa parte dell’unico battaglione che sia riuscito a trovare un pozzo, riuscendo pertanto a entrare nell’esiguo numero di superstiti della campagna militare; al suo ritorno, tuttavia, troverà solo suo padre, poiché il cuore della madre non ha retto alla notizia del ritorno degli ascari. 

Come anticipato, sono numerosi gli interventi diretti dell’autore, ora ricordando proprie esperienze passate, ora tentando quasi di ammonire gli ascari ignari del loro vero destino, ora lanciando dei veri e propri messaggi al lettore, nei quali sottolinea l’insensatezza di un conflitto fratricida nei nomi di uno Stato straniero e invasore. Hailu non fa sconti a nessuno: se da un lato bersaglia di critiche il regime fascista italiano, impersonato dagli ufficiali nella loro arroganza e crudeltà, dall’altro rimprovera il suo stesso popolo per la sottomissione dimostrata nei confronti dell’oppressore occupante, sottraendosi a una narrazione monocorde e scegliendo invece di inoltrarsi con coraggio in una dimensione di complessità. Il racconto è inoltre caratterizzato da numerosi riferimenti religiosi e alla tradizione orale, a testimonianza del grande attaccamento del teologo e scrittore alla propria formazione e alle proprie origini, delle quali è stato strenuo difensore. Gli avvenimenti descritti nel romanzo presentano infine una profonda connessione con il messaggio di fondo che l’autore ha impresso nella sua opera: la battaglia all’ultimo sangue per l’acqua è la triste allegoria di un popolo che, come accecato, non riesce a riconoscere i propri alleati, scambiandoli per nemici; il trapasso della madre di Tequabo, così ravvicinata al suo rientro, richiama la morte della coscienza degli eritrei più volte denunciata da Hailu. 

Ringraziando Tamu e tutte le persone coinvolte nella proposizione di quest’opera al pubblico italiano, non posso che considerare L’ascaro – una storia anticoloniale un romanzo di cui auspico una grande e capillare diffusione. 

Il popolo italiano, in fin troppi casi, dimostra la totale mancanza di conoscenza e di coscienza nei confronti del proprio passato, imprescindibile nella lettura del presente e nella progettazione di un futuro.

 
 

Dal catalogo Tamu

 
 
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