Metal Theory, il genere saturo di metafisica

Il report della presentazione a Sherbooks Festival 2024

23 Febbraio 2024

Avevamo davvero necessità di questo libro sul metal? 

Alla fine della presentazione del libro durante lo Sherbooks Festival 2024 affermerei convintamente un Sì.

«[metal theory è…] una raccolta, introduzione, narrativa, saggistica, filosofica, linguistica, tecnica, storica, antropologica, filologica, poteva essere fatto meglio? Probabilmente sì, ma se volete ve lo prendete!» Claudio Kulesco durante l’intervista.

Il 27 gennaio 2024, con l’autore e curatore Claudio Kulesco e gli autori-contributori Davide Tolfo e Nicola Zolin e la moderazione affidata all’accademico Marco Malvestio è stato presentato Metal Theory edito dalla particolarissima casa editrice romana D Editore.

Il libro, come si legge nella sinossi, si inserisce a pieno nel dibattito nato ormai più di un decennio fa attorno al genere musicale del metal e alle radici e alle implicazioni culturali e filosofiche del genere, e si pone apparentemente il più arduo degli obiettivi: dare ritrovo tra le proprie pagine ad una vasta gamma di approcci teorici, di interpretazioni critiche del genere, che esplorano il metal nella sua totalità da un punto di vista filosofico, culturale, sociologico ed etnografico. Ma non si può parlare di approccio filosofico alla musica senza citare Mark Fisher, Metal Theory si ispira a tale autore nella curiosità di vedere cosa c’è oltre quel tipo di musica.

Nato come un ‘passatempo’ durante il periodo ‘nero’ (o dark? ndr) del covid, Metal Theory poggia le basi su altri libri ‘monolite’ sul tema, da Floating Tomb - Black Metal Theory di Nicola Masciandaro, Edia Connole (Mimesis) alle varie raccolte di Melancology, ma se ne differenzia nell’analisi. Entrambi i citati, infatti, si approcciano al tema con un senso mistico quasi "religioso".

Chiunque si sia avvicinato a questo mondo, sa per certo che i ‘fan’ non lesinano informazioni. Dai ragazzi più giovani sino ai più maturi, chi entra a “far parte del club” ha, di base, una conoscenza enciclopedica del genere, e nutre una famelica volontà di accumulare dati, informazioni, b-side, con un istinto - si direbbe - al limite del feticismo.

Gli stessi autori, metallari di stampo, si definiscono fissati di tassonomia, voluttuosi nel classificare ogni band, nota o album, rifiutando la solita polemica contraria “bisogna uscire dalle catalogazioni, dalle etichette”.

Non si può non citare i Black Sabbath quando si parla di metal, così come non si può parlare - secondo i media mainstream - di metal senza satanismo. Partendo da questo assetto, non gli autori partono da una fiction theory (non un saggio) sulla band “entità inumana” creatrice di un genere fondamentale: il doom

Affrontare la teoria pura sfruttando la storia delle band ma andando oltre l’approccio accademico-didascalico-illustrativo di biografie, tracce e liriche, fa sì che si aprano dei veri e propri “portali” verso altri mondi.  

Con dei piccoli espedienti un po’ aneddotici gli autori sono riusciti a tessere un puzzle di riferimenti, facendo (o confidando di fare) manleva sulla curiosità dei lettori.

Kulesko, nel corso della presentazione, scandisce delle provocazioni ben chiare. Partendo da una sorta di ‘urban jungle’, come nel 2008, si accenna ad una lotta tra bimbiminchia-veterani-poser.

Ma chi sono i veri bimbominchia? Probabilmente quelli che passano dalla recensione grind a quella di Taylor Swift da una settimana all’altra, senza davvero nutrire la cd. “passione fracica” anche “più banalmente” detta come passione viscerale verso un genere.

D'altronde la critica musicale ha sì delle cose positive ma sempre più spesso rinsalda dei risvolti negativi dovuti all’assenza di formazione musicale ma - anche - ed è ben più grave - di passione.

Nel corso del dibattito, si è parlato anche di “corporeità” performativa tra i veterani “true” e le nuove generazioni (magari non true) che si approcciano al metal oggi.

C'è chi racconta con fare 'true' dell'estenuante ricerca del disco (o della cassetta) di una data band, contrapponeddola alla semplicità ‘odierna’ della fruizione “immediata” su Spotify, o chi narra con far da gradasso di aver assistito al “vero” concerto nei tempi d’oro della band alla prima formazione, contrapposto alla medesima band al 2024 ritenuta - chiaramente - non più meritevole come una volta. 

Ma si può definire il metal un genere adolescenziale?

Il metallaro adulto non è sicuramente un eterno adolescente, non è un eterno disadattato ma quel che conserva dell’età adolescenziale è sicuramente la curiosità.

Senza alcuna offesa nei confronti dei più agée, si potrà sicuramente affermare che il metal in quanto genere di rabbia si inserisce pienamente in quella fase della vita, che può durare nel tempo come passione (o come stile di vita) o affievolirsi con l’età più matura. Perchè alla fine, per citare John Darnielle, il passaggio all’età adulta… fa male (Master of Reality - Minimum Fax, 2020).

Metal Theory è anche una dialettica tra nuovo e vecchio anzi, tenta di superare questa sfida eterna, magari utilizzando un approccio ‘trascendentale’ e cioè andando alle radici di qualcosa.

Non resta che provare a raggiungere la Stairway to Heaven leggendo il libro sperando non diventi un… Highway to Hell!

(non è stato utilizzato nessun abuso di citazionismo in questo report)

 
 

Scheda su Deditore

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