Wojtek: intervista alla band in occasione dell’uscita del nuovo album Petricore

1 Ottobre 2023

Il 19 settembre è uscito Petricore, il nuovo disco dei Wojtek, band sludge metal/post-hardcore padovana che non più tardi dell'estate scorsa abbiamo avuto ai microfoni di Radio Sherwood e sul palco del Festival, dal quale i cinque hanno proposto alcune delle nuove canzoni che ascoltiamo ora su disco.

Wojtek - Petricore

Abbiamo avuto modo di ricontattare Mattia (voce), Riccardo, Morgan (chitarre), Simone (basso) e Francesco (batteria), nel bel mezzo del tour che a settembre li ha portati in giro per il Nord Europa, per farci raccontare questo nuovo album.

Buona lettura!

Ciao ragazzi e innanzitutto bentornati su Radio Sherwood!

Iniziamo dal principio: Petricore è il titolo del vostro nuovo disco. Cosa significa è perché avete voluto dare questo nome al vostro lavoro?

MorganPetricore letteralmente è la sensazione olfattiva che si sviluppa al toccare della pioggia sul terreno da tempo asciutto. 

Abbiamo voluto usare questa parola perché questo album arriva dopo degli anni duri per tutti noi, ai quali speriamo possa seguire un periodo migliore. Per la nostra band è sicuramente un album più maturo che segna probabilmente un nuovo corso, quindi l’idea della pioggia che bagna il terreno asciutto “rinnovandolo” calzava a pennello!

Francesco: il termine Petricore sintetizza benissimo il contesto in cui era la Band durante la sua realizzazione. Così come la pioggia rinfresca il terreno da tempo secco, l’album è uscito successivamente a una serie di “congiunzioni astrali” tra la possibilità di riprendere una intensa attività live, un cambio di line up alla batteria e la voglia di comporre. Ci sembrava che Petricore descrivesse bene la realtà fuori e dentro la band.  

In Petricore collaborano una lunghissima lista di etichette: Shove Records, Fresh Outbreak, Violence In The Veins, Dio Drone, The Fucking Clinica, Flames Don't Judge, Teschio Dischi e spero di non essermene dimenticata nessuna. 

A cosa si deve questa lunga lista di etichette e come si fa a far dialogare e collaborare tra loro tutte queste realtà? Insomma, dove finisce il lavoro di una e inizia quello di un'altra?

Riccardo: Abbiamo sempre adottato questa cosa della coproduzione, anche per i precedenti EP; è  una formula che torna utile per vari aspetti, come la gestione totale di stampa e confezionamento delle tirature più limitate o speciali; ci è possibile gestire come ci pare i tempi e le modalità dell’uscita. Senza elemosinare l’attenzione di una big label, permette un impegno dalle etichette - in termini economici - meno pesante e avere il supporto di più realtà indipendenti, per un genere come il nostro, aumenta la portata delle persone a cui arrivare.

Wojtek

Venendo più approfonditamente al disco, Petricore contiene la vostra prima canzone in italiano, ovvero Giorni Persi.  Questo pezzoè però una novità anche e soprattutto dal punto di vista musicale e di sound: vira più all'emocore e allo screamo che al vostro classico sludge/post-hardcore.

Come nasce quindi Giorni Persi sia dal punto di vista del sound che del testo? A cosa si deve la scelta dell'italiano?

Mattia: Per quanto riguarda il testo, era da un po’ che avevamo il pallino di provare a scrivere un pezzo in italiano. Giorni Persi sembrava la canzone perfetta per fare quest’esperimento, per via del sound, per noi atipico. Dopo un paio di mesi in cui provavo e riprovavo a scriverlo senza successo, un bel giorno è fluito il 90% del testo naturalmente! Il testo parla di come animali e umani abbiano un rapporto totalmente diverso con la morte e di come la religione abbia influito in questo.

Simone: l’atipicità di cui parli in realtà credo sia un aspetto latente da sempre all’interno del nostro sound. Tutti i generi a cui ti riferisci sono un bagaglio costante del nostro essere, era solo questione di tempo prima che venissero in superficie in maniera più marcata. Rimane che quanto componiamo fluisce sempre naturalmente, senza mai precludersi nulla e senza mai imporsi una stella polare da seguire.

Morgan: Per quanto riguarda il sound di Giorni Persi, tutto nasce da un arpeggio di chitarra scritto nel lontano 2020. Essendo un po’ fuori dai nostri soliti schemi ci abbiamo messo un po’ più di tempo a costruirci attorno una canzone, ma alla fine siamo riusciti a creare una struttura che ci soddisfa totalmente. Come corredo all’arpeggio abbiamo quindi aggiunto una solida linea di basso dal piglio quasi "punk" è una chitarra ritmica a tratti catch, insomma, ci rendiamo conto per primi che questo pezzo è molto particolare, ma speriamo vi piaccia!

Francesco: sicuramente come sonorità Giorni Persi è il pezzo che si distanzia di più. Si amalgama bene con il resto dell’album, ogni pezzo ha la sua storia e ci rappresentano in maniera molto sincera. Di questo pezzo ti posso dire che ci sono molto affezionato perché tutta la parte centrale della batteria è stata composta direttamente in studio durante le registrazioni insieme a Lorenzo. Era l’unico pezzo su cui non avevo le idee chiare al momento di registrare. E ne siamo molto soddisfatti. 

Lo sludge ed il "metallo" non mancano di certo nel disco (Inertia Reigns, Hail The Machine), ma c'è anche quella che voi chiamate "la vostra ballad", ovvero Now That You Are Gone.

Ce ne volete parlare? Per quale motivo la definite in questo modo?

Simone: in realtà questa definizione ce la siamo appiccicata addosso assolutamente per scherzo, solo ed esclusivamente perché effettivamente tocchiamo dei tasti emotivi che andiamo a marcare in maniera particolare col riffing del pezzo, per la prima volta forse con toni a tratti disperatamente “dolci”. Ma anche in questo caso, seppur con un andamento diverso, riteniamo che il pezzo contenga tutte le peculiarità del sound Wojtek.

Riccardo: il 3 quarti da, il 3 quarti daje, è comunque fu Balb

Francesco: in verità ci diverte molto essere una band di pesante sludgecore fangoso e rumoroso e definire Now That You Are Gone una ballad.  La colloca in un contesto completamente opposto. Sarebbe divertente sentirla a tutto volume nel mezzo di una playlist di canzoni leggere: dopo qualche canzone arriva Mattia che ti urla in faccia la sensazione che si prova a odiare qualcuno che se n’è andato.

Infine il disco si chiude con il pezzo forse più pesante e claustrofobico del lotto: Hail The Machine, otto minuti che ricordano gli Eyehategod più tormentati o, almeno per quel che riguarda i testi, al famoso lato B di My War dei Black Flag:

«Endless dedication exchanged for no gratification»

«Sink everyday in this routine you can't betray»

Di cosa parla questa canzone? Cos'è questa "machine" alla quale vi riferite nel pezzo?

Mattia: la “macchina” è la routine massacrante del “nasci-lavora-crepa” a cui siamo sottoposti quotidianamente. Una macchina che ci mastica e digerisce senza pietà, gettandoci via quando non le siamo più utili. L’Hail The Machine è chiaramente ironico: dovremmo addirittura essere grati a questo sistema capitalistico che fagocita ed appiattisce le nostre vite??

In chiusura, dicevamo che siete in tour nel nord Europa. Come procederà poi la promozione del disco e come è stato recepito live finora?

Simone: I live in Europa sono stati assolutamente pazzeschi. Abbiamo sempre amato alla follia la dimensione live e abbiamo sempre suonato ovunque ed in qualsiasi contesto ma confrontarsi con persone e realtà estere ha sempre avuto un posto speciale nel nostro cuore. Ovviamente i live continueranno in maniera massiccia una volta tornati in Italia e cercheremo di macinare poi chilometri possibili. Semplicemente, fosse per noi non torneremo mai a casa.

Francesco: il tour è stato incredibile, abbiamo portato in giro il nostro rumoroso carrozzone in posti incredibili, torniamo a casa con una carica enorme e la voglia di alzare ancora di più il volume. Sono cose che creano un legame che va oltre alla passione per la musica. Noi ci stiamo divertendo, stiamo suonando, il disco piace, siamo contenti.

Riccardo: a stretto giro siamo il 14 ottobre al Circolo Nadir di Padova dove rilasceremo la versione Tape di Petricore (forse), segue un bel mese di novembre, a Torino allo Ziggy il 3.11, il giorno dopo teknopunx al C.S.A. Pacì Paciana di Bergamo, 11 novembre The Cave coi Loia, 18 a Schio (Vicenza) al C.S. Arcadia per la data conclusiva del tour di addio degli Implore. Ciao Michele e grazie mille per lo spazio che ci dedicate!

 
 

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