Il report della serata del 21 giugno 2023 @Padova

Trivel Party #3 Hobos, Beelzebeat, WoJtek e Confine - Sherwood 2023

22 Giugno 2023

Mercoledì 21 giugno sul Second Stage dello Sherwood Festival va in scena la terza edizione del Trivel Party, promosso dal Trivel Collective, etichetta/promoter molto attiva nel corso di tutto l’anno nell’organizzazione di concerti in giro per l’Italia, tra i quali l’ormai famigerato e amato Venezia Hardcore Fest. 

Una serata tutta veneta, tra hardcore, sludge e grindabilly, con quattro band provenienti da Padova, Venezia e dintorni. Insomma, questa sera allo Sherwood Festival si gioca in casa!

A battezzare il second stage in questa serata sono i veneziani Confine, di cui avevamo parlato appena tre mesi fa su Sherwood, inserendo l’ultimo disco della band, Homo Inhabilis, tra le migliori uscite di marzo. 

Sono le 20:45, in viale Nereo Rocco, sotto il tendone del palco, la temperatura tocca ancora comodamente i 35°, e la band veneta attacca con il dissing hc di Hollywood Hardcore, tratta dall'ultimo disco. «Band che più che band sembrano brand, tutte in fila, tutte uguali». Facile fare punk hardcore a Milano o Torino, fatelo a Cavarzere! Vengono dalla provincia («quella vera, in cui ci sono solo campi e nella quale non c'è un cazzo da fare», ci tengono a sottolineare ai nostri microfoni) ma non mostrano certo paura, né sudditanza di alcun tipo. È sempre difficile per una band di apertura riuscire a smuovere gli astanti e creare un po' di pogo già ad inizio concerti: i Confine, nonostante qualche problema tecnico, e con una certa dose di blasfemia, che se vieni da certe zone è un obbligo morale,  ce l'hanno fatta dopo appena un paio di canzoni, innalzando la temperatura sotto palco di un altro paio di gradi. La serata si sviluppa attraverso quasi tutto Homo Inhabilis, tra le cui tracce sono da segnalare Salve Regina, e George Orwell, con il suo ritmo lento e cadenzato che ci avvia alla chiusura.

Pronti, via! È l'ora del delirio, del nonsense, della sperimentazione,  dissacrazione, provocazione, genio o demenzialità. Non è questo il luogo in cui discutere in quale di queste categorie rientrino i padovani Beelzebeat, seconda band ad esibirsi in questa terza edizione del Trivel Party. Il grind che incontra il rockabilly, in un genere da loro battezzato grindabilly, l'hardcore suonato con contrabbasso e chitarra semiacustica, un tizio che per tutto il concerto passa l'aspirapolvere sul palco (che entro fine concerto sarà evidentemente il palco più pulito della storia della musica). Nel mentre la band sul palco ripercorre sia lo split con i torinesi Cibo, con il pezzo Born To Booze, Live To Grind che fa un po' il verso ai Motörhead, che il precedente disco Mondo Trasho Or A Strange Walk On The Filthy Side, che il verso lo fa invece a Lou Reed. La band si presenta in formazione estesa a una decina di persone ai microfoni di Radio Sherwood: Beelzebeat con Orchestra, o Beelzebeat&Friends (o, ancora, la versione veneta delirante degli Slipknot?), producendosi in un'intervista surreale che spazia dal primo EP di Eros Ramazzotti (a detta della band, di grande influenza nel loro sound) fino al concerto di Marco Mengoni della sera prima.

Esco da questa esperienza sinceramente confuso, ma con un rinnovato grande amore verso questi cinque scappati di casa! 

«Il vero problema non è il mercoledì universitario, è il giovedì lavorativo». Amen!

Chi dicesse che il metal e l'hardcore sono tutti uguali verrebbe facilmente smentito dalla serata del 21 giugno. 

A seguire l'assurda esperienza del concerto dei Beelzebeat, segue una band che più diversa non si potrebbe, sia per sound che per impostazione.

Anch'essi padovani, i Wojtek salgono sul palco e restituiscono agli spettatori un muro sonoro di violenza e aggressività uniche. Sludge metal, noisecore, post-metal: chissà come definirli. La band prende nome da un orso bruno siriano che "combatté" nell’esercito polacco durante la Seconda Guerra Mondiale; o, per dirla più semplicemente con le parole della band ai nostri microfoni, un orso che ammazzava i fascisti.

Un concerto di appena cinque pezzi, ma di lunga durata e di grande complessità sonora, che restituisce un'importante variazione rispetto al resto delle band che si sono esibite sul palco. In mezzo a Catacomb ed Empty Veins, tratte rispettivamente dai dischi Does This Dreams Slow Down, Until It Stops? e Hymn For The Leftovers, la band padovana propone i due pezzi di durata molto estesa, Inertia Reigns e Hail To The Machine che chiudono lo show.

A chiudere la serata sono i veneziani Hobos, che propongono una scaletta che in ordine cronologico ripercorre tutta la discografia della band. Da Milano Odio - La Polizia Può Sparare, Comincio A Capire e L'Inferno Non Basta tratta dal primo omonimo disco, si passa a Nel Nome Del Male, dallo split con i Border Bastard del 2015, per finire con l'ultimo Nell'Era Dell'Apparenza.

Un caratteristico mix di hardcore punk e death metal à-la Obituary, condito da strane digressioni blues, cantato in italiano come nella miglior tradizione hc nostrana.  Aspettiamo con grande attesa questo nuovo disco di cui gli Hobos ci hanno accennato qualcosa ai microfoni di Radio Sherwood! 

Finiamo la serata con una rinnovata fiducia in una scena hardcore e metal, quella veneta, che si è dimostrata questa sera in grandissima forma!

 
 

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