Altrimondi: verso una comprensione della cultura asiatica attraverso un progetto editoriale

All'ultimo Book Pride di Milano, un incontro organizzato dalla casa editrice Le Lucerne, con le autrici Sara D’Attoma e Lorenza Acquarone.

10 Aprile 2023

Altrimondi è la collana dalla casa editrice Le Lucerne che mira a divulgare la cultura profonda di paesi dell’Asia. Il progetto è stato presentato al Book Pride di Milano, il sabato 11 marzo, a cui hanno partecipato anche Sara D’Attoma e Lorenza Acquarone, autrici rispettivamente di Fiori di pioppo al vento e Voci audaci. Il primo testo racconta il lungo percorso di conquista dei diritti delle donne in Cina, attraverso le storie di personaggi influenti della letteratura cinese, il secondo affronta con l’ironia tipica stand up comedian indiani temi complessi e di rilevanza politica per il Paese.

Il secondo weekend di marzo si è svolto a Milano il Book Pride: la fiera dell’editoria indipendente è iniziata al mattino di venerdì 10 e terminata domenica 12, presso gli spazi di Superstudio Maxi. Sabato pomeriggio l’evento ha ospitato le rappresentanti di “Le Lucerne”, una casa editrice nata tre anni fa, con l’obiettivo di divulgare la conoscenza del diritto e della storia a un pubblico più ampio. Il progetto “Altrimondi” perseguito dalla casa editrice mira a presentare la cultura profonda di paesi dell’Asia. L’idea nasce con l’opera di Giorgio Colombo Fantasmi e guerrieri. Giustizia e vendetta nell’immaginario giapponese, che racconta le leggende di fantasmi, samurai, storie di vendetta, e di personaggi appartenenti alle classi più deboli, che in tempo medievale faticavano ad accedere al sistema giuridico. La linea editoriale della collana prosegue con i testi Fiori di pioppo al vento e Voci audaci, rispettivamente di Sara D’Attoma e Lorenza Acquarone. L’ispirazione per Voci audaci arriva all’autrice quandotiene il corso universitario di cultura indiana nel 2019, per intrattenere i suoi studenti. In India, fenomeni come il catcalling possono essere particolarmente opprimenti. In particolare, il cinema indiano di Bollywood sarebbe in parte responsabile di descrivere forme di corteggiamento molto insistenti, al confine con lo stalking. Si tratta di un tema spesso affrontato dalle stand up comedian indiane, i cui interventi sono indirizzati a un target giovane, con Millenials e Gen Z come principali fruitori. Un’altra questione ugualmente delicata e complessa che viene trattata con altrettanta ironia è quella dei matrimoni combinati, che sono ancora oggi una pratica molto diffusa in India. È una realtà effettivamente esistente, che si declina in gradi diversi di oppressione: dalla rigida imposizione nelle zone rurali meno urbanizzate, alla scelta più “libera” nelle città da parte della figlia o del figlio tra le candidate e i candidati opportunamente selezionate/i per lei/lui dai genitori. Oltre questa tradizione conservatrice, la legislazione indiana ha recentemente mosso passi in avanti verso una maggiore tutela dei diritti umani. Infatti, il 30 ottobre 2022 è stata approvata dal Comitato permanente del Congresso nazionale del popolo laLegge sulla protezione dei diritti e degli interessi delle donne”, entrata in vigore a partire da gennaio 2023. La norma vieta categoricamente le molestie sessuali sul lavoro, e l’articolo 1010 del Codice civile stabilisce che i datori di lavoro devono adottare misure ragionevoli per facilitare l’accesso al sistema giuridico e la denuncia da parte delle persone vittime di violenza. Un progresso ulteriore in ambito legislativo è la legge del 1994 che vieta la rivelazione del sesso biologico del nascituro, il cui scopo è la protezione della gestante e del feto di sesso femminile, che sarebbe esposto al rischio di aborto selettivo. Tuttavia, i dati epidemiologici rilevano un persistente squilibrio nelle nascite tra i sessi: tra il 1980 e il 2010 sono circa 12 milioni le interruzioni di gravidanza praticate sui feti femminili. 

Tale disparità è evidente tra i nuovi nati non solo nella popolazione indiana ma anche in quella cinese, data l’importanza attribuita alla discendenza patrilineare nella società confuciana. Sara D’Attoma in Fiori di pioppo al vento presenta il panorama socio-politico e legislativo in Cina. Secondo D’Attoma, un fattore importante che ha contribuito alla diffusione dell’aborto selettivo è la politica del controllo delle nascite: dal 1979 le coppie cinesi potevano avere solo un figlio. Il provvedimento è stato poi abolito nel 2016, e dagli anni Novanta esiste il divieto legislativo di conoscere il sesso del nascituro. Ad oggi si riscontra nel Paese un calo della natalità, e per questo motivo la Repubblica popolare cinese sta introducendo delle limitazioni progressive alle interruzioni volontarie di gravidanza, nei casi in cui siano eseguite non per scopi medici. 

L’espressione “fiori di pioppo al vento” è utilizzata in Cina per indicare la volubilità femminile, e quindi le donne che cambiano partner rapidamente. Una forma di violenza verbale e linguistica, reiterata anche dal carattere dell’alfabeto cinese traducibile con il termine “donna”, che rappresenta una figura inginocchiata, indicativa di una posizione, anche sociale, remissiva e oppressa. L’autrice esplora i soggetti femminili tipizzati nella famiglia cinese: concubina, moglie e figlia, e per ognuna sceglie personaggi tratti da romanzi cinesi, riportandoli all’attualità, collocandoli in una continuità diacronica tra presente e passato. Il concubinato in Cina prevedeva una forma di unione libera tra una donna e un uomo che ha già una moglie, ed è stato poi abolito a partire dagli anni Trenta.

Il personaggio scelto da D’Attoma per esplorare il ruolo della madre subisce nella narrazione un doppio controllo, quello dello stato e quello del marito che, discendente di Confucio, desidera un discendente maschio. Lei, invece, aspira solo ad essere economicamente e lavorativamente indipendente dal coniuge. Per anni, sottolinea l’autrice, il governo cinese ha preso decisioni politiche sul corpo delle donne, sia con progetti di pianificazione familiare che prevedono un solo figlio a famiglia, sia con recenti limitazioni alla libertà di scelta individuale. Lo scopo dell’incontro di sabato 11 marzo è stato quello di dimostrare che “nessun luogo è lontano”, come recita lo slogan del Book Pride, proprio perché molte questioni politiche di rilevanza attuale sono trasversali a diverse epoche storiche e culture. 


 
 

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