Sympathy for the Dogs!: la compilation di Ugly Dog Records

Intervista all'etichetta underground bassanese!

20 Novembre 2020

Mentre ascoltavo Sympathy for the Dogs! per la prima volta stavo facendo una camminata per i campi che vi sono attorno casa e quel mix mi ha colpito, particolarmente. Ha senso unire del rock a questa dimensione bucolica? Certo, i due mondi si sposano bene perché la natura si sposa bene con questo sound, così espressione viva e pura di quella umana.

A costo di apparire retorico affermo che la compilation di presentazione di Ugly Dog Records, etichetta bassanese underground, è un grande piccolo compendio di musica d'autore fatta con passione artiginale, fuori dagli schemi ma molto coinvolgente e appagante, al contempo.


Le mie tracce preferite (per invogliarvi all'ascolto)


Ho intervistato cosi Marco, fondatore, per viaggiare meglio dentro questo mondo di suoni e incuriosirvi abbastanza.

A voi il nostro scambio di parole..


1) “Sympathy for the Dogs!”: una compilation per presentare la tua label “Uglydog Records”. Come hai operato questa scelta, ovvero quali sono i pro di avere tutti i propri artisti riuniti in una sola uscita?

«La premessa necessaria è che Uglydog Records è sempre stato più un collettivo di artisti che una vera e propria etichetta. L’obiettivo quindi è di promuovere reciprocamente i progetti coinvolti. In tal senso le compilation sono un ottimo mezzo oltre che, per me, affasciante, in quanto richiama i vecchi mixtape che ci scambiavamo da giovani e tramite i quali scoprivamo nuova musica. “sympathy for the dogs!” nasce con l’intento di riaffacciarci un po sul mondo dopo un lungo periodo in cui, come artisti e come etichetta, abbiamo fatto le nostre piccole cose diciamo in privato. Questa compilation vuole essere quindi un nuovo impulso a collaborare per sostenere reciprocamente i nostri progetti. Sono molto felice di avere riunito su questa compilation nuovi progetti di vecchi amici come gli Annies, Vasek dei Please the Trees, Jana di PointNoPoint, Geoffry e tutti i BlueHairedGirl, A spoon called Phranc, Matteo con l’interessantissimo progetto Nevada, assieme ad artisti per me nuovi come Stefano “Steven”Lipstick e Ropsten, oltre agli artisti “ufficiali” dell’etichetta, tra cui i fenomenali Spacepony, di cui abbiamo appena co-prodotto il nuovo disco “Pinball Odyssey”, gli eKreep, Onceweresixty e The Brook Horse. Infine non poteva mancare un pezzo dei Mr.60 che sono stati un po i padri fondatori di Uglydogs.»


2) L'attitudine musicale rientra – per me – nel mondo rock, specialmente quello inglese, indie, spaziando fra approccio dream e ballad. Come hai definito il suono della tua label e quale “immaginario sonoro” vorresti venisse percepito?

«Non sono un asso nel definire la musica a parole, ma per quanto riguarda Uglydog Records, mi baso su quello che mi emoziona, o che mi da ispirazione.. essendo l’unico insindacabile responsabile di quanto produciamo non ho difficoltà a trovarmi in accordo con me stesso.. e ho imparato a fidarmi delle mie orecchie. Certamente alla base di tutte le nostre collaborazioni c’è, oltre ad una intesa musicale, anche la condivisione di una certa attitudine nel fare le cose.
Penso che “l’immaginario sonoro” di cui parli non possa che essere influenzato dalla musica che ascolto, dal mio”background sonoro”.. beh, diciamo che Sympathy for the Dogs è una buona rappresentazione di questo.. ci sono generi diversi, ma io la trovo comunque molto coerente.. e ringrazio veramente di cuore tutto gli artisti che hanno partecipato.»


3) Come fa oggi un'etichetta indipendente nel mondo musicale underground - ora che tutto è stato rimesso in discussione dallo stream – a dare valore alle sue uscite? Che approccio e strumenti utilizzate per veicolare le vostre release?

«La verità è che ci siamo sempre concentrati molto più sulla produzione creativa che sulla promozione della stessa. Questo è dovuto anche al fatto che essendo personalmente coinvolto in molti progetti trovavo abbastanza difficile autopromuovermi. Non sono il tipo che arriva e ti dice che ha fatto il disco più bello del mondo anche se magari per me lo è.. Diciamo che la nostra uscita standard è la release digitale su bandcamp e un numero variabile di cdr duplicati ed assemblati in casa da vendere ai concerti. Ma lavorare con altri artisti ci sta portando a fare le cose anche in modo più organizzato.. mi piace ancora l’idea di legare la musica ad un supporto fisico, sia vinile, cd o musicassetta..»



4) Che ne pensi del valore della collaborazione fra etichette: vale ancora la pena curarsi il proprio orticello e basta (come fan molti) oppure ha senso, secondo te, darsi una mano e specializzarsi ognuno in un target di pubblico specifico?

Penso che le collaborazioni siano essenziali per il tessuto della musica underground (non si può più usare la parola “indie” in italia con l’accezione corretta..). Non credo però che l’obiettivo sia di specializzarsi in un target specifico, credo invece che sia nella “condivisione” del pubblico, che nella nostra fredda e stretta nicchia è poco, ma ottimo. E poi le collaborazioni ti danno modo di conoscere nuova musica, nuovi artisti, e questo è una cosa che apprezzo molto.»


5) Uglydog Records ha dalla sua già una bella storia, ha visto vari periodi musicali e questo viene in aiuto per chiederti come secondo te è cambiato il panorama musicale underground nel corso del tempo. Quali sono stati i vostri inizi e, dunque, i cambiamenti avvenuti?

«Non ti racconto tutta la storia dall’inizio, altrimenti facciamo notte.. ma posso dirti che le scene locali sono sempre state per me ancorate a dei luoghi fisici dove si suonava e ci si trovava, fossero i centri sociali o i patronati o che altro. Per noi in particolare è stato importante il Buenaventura a Castelfranco, che è stata la nostra culla e anche la nostra base per un po. Ci facevamo le prove, organizzavamo concerti, bevevamo birre e sognavamo. Era una seconda casa. Altro ritrovo abituale era il negozio di dischi, dove passavi interi pomeriggi a spulciare tra i dischi e chiacchierare di musica.. Oggi mi sembra che manchino un po questi punti di riferimento. Ma forse è solo perchè esco poco. Penso che da qualche parte ci siano ancora dei ragazzini che invece che attaccarsi al cellulare stanno rinchiusi in garage a suonare a tutto volume.. loro sono il futuro della musica e noi vogliamo che continuino a farlo. Ecco.. non so se ti ho risposto ho se ho fatto solo un pippone da vecchio “nostalgico del cazzo” (citazione che i seguaci di uglydogs non mancheranno di cogliere..) ..ah ah.»


6) Ora ti farò una domanda impopolare (forse) ma a cui tengo: oltre tutte le difficoltà per la musica attuali per via del covid, ci possono/potrebbero essere delle opportunità positive per cambiare in meglio il contesto underground?

«E’ un periodo molto difficile per chiunque abbia a cuore l’arte e la cultura. Nel settore musicale lo stop ai live ha fatto emergere drammaticamente l’impatto dei siti di streaming sulle dinamiche di ripartizione dei profitti del mercato. Penso che il momento sia buono per ripensare meccanismi consolidati, e che ci sia la possibilità di costruire molto sulle attuali “macerie”. E’ la sfida che ci attende, e che va affrontata assieme, artisti, etichette, radio, locali, negozi di dischi, tecnici ecc.. e non è una sfida a cui possiamo sottrarci, “siamo in missione per conto di Dio” direbbe il buon vecchio Joliet Jake. Ed è cosi, ogni singolo musicista, gestore di negozio di dischi, il tecnico che monta l’impianto, il produttore, il fonico, e si.. anche il bassista.. siamo tutti in missione… (tranne i membri delle tribute band che marciranno all’inferno delle chitarre scordate…ahah.. ).»


Buon ascolto della compilation!

 
 

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