Intervista a Lobina

"Con la musica ho imparato a mostrarmi come sono"

30 Giugno 2020

Intervistiamo con grande piacere Lobina, uscita da poco con l'Ep d'esordio Clorofilla. La giovane cantautrice genovese, supportata dall’elettronica del producer Simone Carbone, ha firmato cinque canzoni che sono altrettanti frammenti di un immaginario autoritratto.

1) Ciao Lobina! Immagina di incrociare per strada un tuo mito musicale e di avere solo quell’occasione per dirgli chi sei e che musica fai. Cosa gli diresti?

«Che bella domanda! Direi che sono cresciuta con l’urgenza di scrivere e mettere in musica tutte le emozioni che provo per trasmettere qualcosa alle persone che mi circondano. Gli direi che per me la musica è qualcosa di talmente istintivo che non riesco a etichettarmi in un genere, e che resta ancora oggi il mezzo migliore che ho per esprimermi.»

2) Le tue canzoni hanno l’intimità di una confessione. Vedi la musica come qualcosa di catartico?

«Assolutamente sì. La musica è sempre stata terapeutica per me. Mi aiuta ad elaborare, a buttare fuori e di conseguenza a superare le mie paure. Soprattutto ho imparato a dirmi la verità, a non nascondermi.»

3) Il tuo sound l’hai sviluppato col producer Simone Carbone. Raccontaci cos’avevi in mente quando gli hai fatto sentire i tuoi pezzi e come avete lavorato.

«Quando ho mandato i provini a Simone avevo già inserito dei suoni per fargli capire che direzione volevo prendere. Sentendoli è scattato subito qualcosa e ha capito l’atmosfera che serviva ad ogni brano. In studio abbiamo lavorato insieme e scelto ogni dettaglio, sempre rispettando ciò che sentivo.»

4) Il video di Molecole è nato durante un momento difficile per tutti. Perché hai scelto di raccontare il lockdown?

«Scrissi Molecole in un periodo difficile, in cui stavo molto a casa. Stavo imparando a convivere con il dolore e ad accettarlo nella mia quotidianità. Per riuscirci, iniziai a cambiare disposizione dei mobili, presi delle piante, cambiai colore a qualche parete e resi quel posto il più possibile simile a me, per sentirmi al sicuro. La scelta di girare un video durante il lockdown non è stata casuale, proprio perché dovendo stare due mesi in casa ho in qualche modo rivissuto quell’esigenza di sentirmi in un luogo che mi facesse stare bene, pur essendo ogni giorno lo stesso.»


5) Mi sembri una perfetta musicista del 2020. Non stai ad aspettare che scenda dalle nuvole un’etichetta magica, ma ti dai da fare e lavori in modo professionale. Parlaci del tuo approccio alla carriera di musicista.

«Beh grazie! Il primo passo è credere in quello che fai ed essere il primo a sostenere il tuo lavoro. Non è sempre facile, anzi. Essere orgogliosi del proprio progetto è fondamentale, se non altro per dire “Ok, sto facendo qualcosa che amo e sono certa almeno di esser stata sincera e di aver lavorato con passione”. Questo è il mio approccio, e da quando ho smesso di preoccuparmi di ciò che facevano gli altri mi sono sentita libera.»

6) Che ne pensi di Spotify? Aiuta a scoprire nuova musica o induce ascolti rapidi e superficiali?

«Lo ammetto, sono una grande fan di Spotify! Quello che dici però è vero. Secondo me aiuta a scoprire nuova musica se sai cercarla e soprattutto ascoltarla, se no fondamentalmente diventa un sottofondo e porta ad un ascolto rapido e superficiale. Per questo credo sia importante educare all’ascolto. Questo dovrebbe partire già dalle scuole, ma mi fermo qui.»

7) Un musicista grazie ai social può costruire una vera fan base. Questa almeno è la teoria. La pratica qual è?

«Credo ci siano persone più portate, altre meno. Io mi ritengo tra quelle meno portate, perché ho bisogno di interagire di persona. Detto questo, quando uso i social mi mostro come sono. Credo sia importante perché quando fai dei live, o semplicemente stai in mezzo alle persone, loro vogliono trovare ciò che hanno visto su Instagram o Facebook. Mi vengono in mente gli Eugenio in Via Di Gioia. Loro sono così come li vedi, sui social e dal vivo. Secondo me sono un buon esempio di come crearsi una vera fan base.»

8) Qual è l’errore che vedi commettere più spesso dagli altri musicisti?

«Invidiare. Non riuscire ad essere felici dei traguardi altrui e a volte utilizzare questo meccanismo per lamentarsi. E’ una cosa che mi manda fuori di testa. Giudicare è una perdita di tempo e di energia, e non significa che non l’abbia mai fatto. Ma come ti dicevo prima, non mi ha portato a niente, solo a negatività che mi creava blocchi e l’impressione di non riuscire a realizzare nulla.»

9) Per salutarci, raccontaci dove ti piace immaginare Lobina fra un anno.

«Mi piace immaginarmi sui palchi a suonare l’album che verrà. Grazie mille e un saluto a voi!«»

 
 
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