Lobina: molecole pop per empatici e sognatori

Recensione dell'album della giovane cantautrice genovese

10 Giugno 2020

Il bisogno di raccontarsi è al centro dell’EP d’esordio di Lobina, Clorofilla. La giovane cantautrice genovese, supportata dall’elettronica del producer Simone Carbone, firma cinque canzoni che sono altrettanti frammenti di un immaginario autoritratto.

La voce è protagonista assoluta delle canzoni, abbastanza spontanea da suonare vera, abbastanza consapevole da suonare bella. Quando non è impegnata a confessarsi, sempre ad un ipotetico tu che forse è un io, intona arabeschi leggeri e volatili. Gli arrangiamenti, a base di solide drum machines e synth, creano i giusti sfondi alle melodie, senza mai rubarle la scena.

Ne risulta un sound limpido e cristallino, condensato in canzoni personali e dirette, che non si vergognano affatto di suonare radiofoniche e perfino, sì, pop.

Lobina, classe 1991, arriva a questa prima prova dopo concorsi e singoli, mettendo in gioco la sua indubbia attitudine melodica e confessandosi senza paura. L’autoritratto che ne risulta corrisponde a come si definisce sui social: “sognatrice ed empatica”. Sognatori ed empatici apprezzeranno senz’altro.

Lobina - “Clorofilla”

  1. Precipitare
  2. Molecole
  3. Distanze
  4. Leggera
  5. Caos
 
 

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