Il bisogno di raccontarsi è al centro dell’EP d’esordio di Lobina, Clorofilla. La giovane cantautrice genovese, supportata dall’elettronica del producer Simone Carbone, firma cinque canzoni che sono altrettanti frammenti di un immaginario autoritratto.
La voce è protagonista assoluta delle canzoni, abbastanza spontanea da suonare vera, abbastanza consapevole da suonare bella. Quando non è impegnata a confessarsi, sempre ad un ipotetico tu che forse è un io, intona arabeschi leggeri e volatili. Gli arrangiamenti, a base di solide drum machines e synth, creano i giusti sfondi alle melodie, senza mai rubarle la scena.
Ne risulta un sound limpido e cristallino, condensato in canzoni personali e dirette, che non si vergognano affatto di suonare radiofoniche e perfino, sì, pop.
Lobina, classe 1991, arriva a questa prima prova dopo concorsi e singoli, mettendo in gioco la sua indubbia attitudine melodica e confessandosi senza paura. L’autoritratto che ne risulta corrisponde a come si definisce sui social: “sognatrice ed empatica”. Sognatori ed empatici apprezzeranno senz’altro.
Lobina - “Clorofilla”