Hardcore will never die, but you will

Mogwai Live Report

Magnolia Parade, Milano - 2 Settembre 2011

19 Settembre 2011

Il verde del parco, circondato dalle acque dell'idroscalo del Magnolia Parade, ha visto una folla numerosa raccogliersi attorno al palco dei Mogwai che ancora una volta portano nel nostro paese la loro ultima fatica “Hardcore will never die, but you will”.
Inizio di tutto rispetto con i Ministri: i ragazzi giocano in casa, come si può percepire dal calore trasmesso loro dal pubblico.
E' stata una performance breve ma intensa, con un'ottima dose di energia in vero mood rock che ha fatto saltare il popolo; ci lasciano con una lunghissima “Abituarsi alla fine” chiudendo un sipario che si riaprirà poco dopo con l'entrata dei Mogwai.
I fan dei Mogwai sono sempre un fiume in piena ed in pochi minuti lo spazio davanti al palco si è ristretto tanto che quasi mancava l'aria, ma l'incipt lento e ben riconoscibile di “White noise” ci ha fatto dimenticare qualsiasi disagio.
Strano potere quello dei Mogwai: i cinque di Glasgow, dopo il classico saluto “Hi, we are Mogwai from Glasgow”, in pochi minuti riescono a creare un'atmosfera maliconica e fuori dal tempo, con una profondità di suono raramente raggiungibile.
Con il sopraggiungere di “Rano Pano” basta chiudere gli occhi per venire trasportati in una dimensione altra, in cui le sovrapposizioni delle chitarre entrano nel sangue e arrivano fino alla testa.
Doveroso segnalare la sincronia ritmica perfetta: Martin Bulloch alla batteria sembra davvero una macchina.
“I'm Jim morrison, I'm dead” scivola via veloce nella sua impeccabile intensità.
Problemi tecnici hanno alterato l'equilibrio di “How to be Werewolf”: alcuni disturbi del suono non hanno reso giustizia alla bellezza di questo pezzo; nulla di grave, perchè con “San Pedro” i Mogwai ritornano a suonare ad altissimi standard qualitativi confermati dalla spettacolare “Helicon 1”, episodio tra i più riusciti di questo concerto e certamente commovente nella sua essenza disarmante ed eterea.
Le suggestioni forti continuano con “Friend of the night”, brano che resta perennemente in bilico tra tristezza e potenza. Sono intensi e romantici i cinque scozzesi e riescono a scavare e a portare alla luce emozioni profonde come raramente accade ad un concerto rock.
Quando John Cummings si avvicina alla batteria sappiamo che è il momento di “Auto rock”, pezzo dalla grande potenza ritmica che ridesta la platea con il suo muro di suono.
Ormai I Mogwai sono caldi e hanno davanti a loro un pubblico definitivamente ipnotizzato.
Corrono veloci e lasciano pochissimo stacco tra i due pezzi finali: “Batcat” segna un'uscita di scena in grande stile e se qualcuno aveva bisogno di un pò di adrenalina qui è stato accontentato.
Buon concerto questo dei Mogwai, ma del resto ce lo aspettavamo, perchè ci hanno sempre viziati e forse perchè, probabilmente, questi ragazzi sono talmente bravi da risultare incapaci di suonare male.
Per equilibrio di giudizio l'unico appunto che possiamo fare è sulla scaletta che si è rivelata lunga ma piuttosto tranquilla e senza sorprese, vuoi perchè sono a fine tour , vuoi per i decibel limitati, sta di fatto che mancava il marchio di fabbrica dei Mogwai, ovvero le orecchie doloranti che fischiano da fine concerto al giorno dopo. Ma in fondo questo è un peccato gentile se confrontato con tutte le emozioni che ci hanno regalato. Grazie Mogwai.

 
 

Links utili:
http://www.mogwai.co.uk

 
 

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