Quarta edizione: Venezia, 16, 17, 18 novembre 2012

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Diciamo "mentale" il dolore dei matti ma, nel perimetro angusto della mente, quel dolore appare rarefatto, frantumato, solo alluso. Il suo grido non ferisce i nostri timpani.

Diciamo "mentali" lo squilibrio, lo smarrimento, l'esuberanza, le figure lievi della follia, ma anche qui è un dire difettoso, sottrattivo, fuorviante.
Occorre allora smontare l'equazione che riduce la follia a fatto della mente, ricominciando a interrogare "carne ed ossa" perché non ammutolisca questa condizione umana che più di ogni altra si inscrive nel corpo e del corpo forse sa parlare.
Parleremo di corpo e di corpi.
Della loro ambiguità costitutiva, del loro sottrarsi alla gabbia muta dell'oggettività, del loro ribollire di un sociale fatto di moltitudini, bisogni, conflitti, ma anche di complicità e di alleanze. Delle loro anime plurime. Del "corpo a corpo" che li abita.

Matto è chi è diverso.
Chi è straniero a sé o agli altri.
Chi sta oltre il confine e chi, entro il confine, sconfessa, contraddice, scombina.
Chi osa, chi rompe, chi non si adegua. Chi sfida il mondo e lo riscrive nella bellezza e nell’invenzione.
Matto è chi sta dentro la normalità, e gli pare abbastanza.
Chi sente al limite, e chi sta in anestesia e smette di sentire.
Chi sta solo troppo a lungo o chi non può mai starci.
Matto è ciascuno di noi quando è bambino, vecchio, sognatore o delirante. Quando è innamorato. Quando il dolore gli toglie la voce e gli rende incomprensibile quella degli altri.
Matto è il poeta che forza le parole e apre al mondo un nuovo senso.

Matto è chi ha lo sguardo presbite e il verbo profetico, chi uscendo dalle righe forza il reale e rende possibile l’impossibile.
Matto è ciascuno.
Qua e là, per poco o per tanto, gioco o serietà, ventura o sventura.

Matto è ognuno di noi, ma poi se ne dimentica.
Raramente ne parla e quasi mai per dire di sé.

Comunque con parole in cui nessuno riesce a riconoscersi, nessuno vorrebbe davvero starci.

Vogliamo fare un festival, andare sulle strade e nelle piazze, per raccontare questa condizione che tutti ci riguarda.
Per ricordarci di noi.
Per interrogarci in uno spazio comune.
Per costruire confronti, attraversare contraddizioni, cercare nuovi baricentri alla coscienza di noi stessi.

Il Festival dei Matti “numero zero” due giornate di incontri e invenzioni per restituire voce a noi tutti, quando siamo matti.
Ospiti sono scrittori, filosofi, artisti, cittadini per parlare di questo, rappresentarlo, restituirgli valore.

Obiettivi:

- promuovere la costruzione di un contesto culturale in cui diversi linguaggi che si misurano con questa esperienza trovino ospitalità e visibilità in una cornice riconoscibile
- Rimescolare le carte, smontare tabù e diffidenza, riconoscere il nostro essere a volte funamboli, matti con noi stessi, come campo familiare, possibile ponte alla follia degli altri. Accostare i destini di matti riusciti e matti per sventura, immaginarne risvolti e reversibilità. Entrare in dissonanza con quanto diamo per scontato e lasciamo sullo sfondo.
- Promuovere una piena appartenenza alla collettività (in termini di diritti e di protagonismo) ai matti per forza, offrendo loro un’opportunità di formazione e di lavoro.

 
 

Links utili:
Programma completo del festival
www.festivaldeimatti.org

 
 
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