Non siamo mai abbastanza - Dario De Marco

Che per molti italiani il calcio non sia solo uno sport, ma rappresenti in qualche modo una metafora dell’esistenza, non è certo una novità. Finora però nessuno aveva raccontato la propria vita fotografandone le tappe in occasione delle partite della Nazionale italiana ai Mondiali. Lo fa ora l’esordiente Dario De Marco, trentaseienne  napoletano, che racconta le peripezie del proprio alter-ego Marco De Carlo, dal concepimento durante Italia-Argentina del ’74 alla recente débâcle sudafricana, nel bel Non siamo mai abbastanza, vincitore del concorso In attesa dell’Unità d’Italia indetto dalla casa editrice 66thand2nd.
De Marco racconta in primo luogo un percorso esistenziale individuale, quello di un napoletano che si sposta al Nord per inseguire la propria passione per il giornalismo, ma quella del protagonista diventa immediatamente anche una biografia collettiva, la storia della generazione di chi è stato giovane negli anni Ottanta, di chi da piccolo ha cantato a squarciagola la sigla de L’uomo tigre e ha poi assistito allo sprofondare del Paese nel sogno-incubo televisivo da cui, prima o poi, dovremo pur svegliarci.
Dagli anni di piombo all’era berlusconiana, il protagonista, fra episodi divertenti e drammatici, attraversa buona parte delle tappe della storia repubblicana come avvertendo disagio, quasi percependo fisicamente il proprio essere in minoranza, nel tormentoso tentativo di trovare la propria via nel mondo, e scoprire se mai in Italia è possibile essere patriottici senza diventare fascisti, odiare i padroni senza tifare Br, amare la vita senza essere superficiali.
Anche dal punto di vista linguistico il libro è un esperimento riuscito, plasmando una lingua “inventata e vera” che riconosce i propri ascendenti in Andrea Camilleri e Andrej Longo.
Non siamo mai abbastanza, dunque, è una sorta di romanzo di formazione insolito, ellittico, inevitabilmente irrisolto ma anche molto vitale, e non sarà difficile riconoscersi in qualcuno dei tanti micro-episodi che sono anche altrettanti capitoli di una storia d’Italia vista “in soggettiva”.