Kutso: Paura e delirio a Vicenza

Podcast dell'intervista e live report del concerto al @BarAstra 17/02/2024

20 Febbraio 2024

Doveva essere una cosa veloce: col gruppo ci siamo messi d'accordo per raccogliere un'intervista nel pomeriggio, poi a casa. Quando arrivo al Bar Astra alle 18, scorgo la figura di Matteo Gabbianelli, frontman e anima dei kuTso, appena arrivato. «Dobbiamo suonare alle 19.30, l'abbiamo scoperto adesso». Cambio di programma allora: soundcheck, intervista, e poi esibizione. Tutto di fila, e quindi si resta ad ascoltare i ragazzi: meglio così.

Al Bar Astra non c'ero mai stato. Eppure a Vicenza è un posto storico, esiste dal 2001: quando la città la sera era molto più morta di adesso. A suon di spettacolini, 1068 concerti per l'esattezza, si è ritagliato un posto nel cuore della comunità locale. Il titolare, Gianluca "Mopi" Moretto, non è più un ragazzino ma resta un personaggio pittoresco e incorreggibile. Si presenta raccontandoci del millesimo concerto fatto da Sibode Dj, improvvisato nel giro di un quarto d'ora, e mi fa vedere le foto di loro due vestiti da soubrette, che Sibode custodisce gelosamente in camera. E questo, specialmente se sapete chi è Sibode Dj, dà una minima, vaga idea, della razza di posto nel quale siamo andati a finire e nel quale verremo ospitati anche per cena.

Ma torniamo ai protagonisti della serata, i kuTso. Qualcuno se li ricorderà per il secondo posto a Sanremo Giovani del 2015, con Elisa, una canzone che parlava di petting (poi opportunamente dedicata all'omonima barista del locale in malattia). Oppure per il dissing con Gasparri a TV2000 (se volete saperne di più...ascoltatevi l'intervista). Non pubblicano un disco da 5 anni ma ne hanno uno praticamente pronto tra le mani: prima di lanciarlo vogliono ricordare al mondo la loro esistenza, attraverso il Tatanka Tour che li porterà anche sul prestigioso palco del Primavera Sound di Barcelona. 

Il Bar Astra però è uno spazio angusto: si presentano in due, Matteo e il chitarrista Brian Riente, armati di drum machine e voglia di offrire avanspettacolo.

Sì, non è propriamente un concerto, dato l'assetto ma sopratutto il luogo. Se i kuTso sono un gruppo umoristico e satirico, che sfida il pubblico, cerca continuamente contatto (anche all'esterno, con la velenosa Grazie alla guerra, uscendo fuori col microfono in mano per attirare l'attenzione di chi fa apertivo all'aperto) e provoca attraverso il vernacolo romano, gli avventori del Bar Astra, avvezzi al meglio e al peggio dell'umanità, si prestano volentieri al gioco e se possono lo controllano: accade così che Elisa dev'essere interrotta perché una delle presenti millanta di essere la vera Elisa, beccandosi una dedica indebita, oppure che si finisca a cantare tutti insieme al vino dei castelli, che è un po' una pecionata ma se tutti hanno un bicchiere di vino in mano perché no, o che a fine concerto, per chiedere il bis, la torcida capeggiata dallo stesso Mopi, urli "Andatevene, fate cagare!".

Con questo contesto così provinciale e così '90, sempre più unico che raro, i kuTso si sono trovati perfettamente in sintonia e a loro agio nel presentare anche le "pillole" recenti Eros mi segue, È No è, Luce e Gas. Non ho chiesto espressamente, ma penso proprio siano tornati a Roma felici dell'accoglienza ricevuta come poche altre volte in carriera, completata  da torta personalizzata con insulti disegnati per ciascuno su una spolverata di cacao sul piatto. Per band come la loro non è sempre facile: ci si imbarca in ore e ore di viaggio in auto e weekend fuori casa, per poi magari suonare magari davanti a poche persone distratte. Eppure sono in giro dal 2011, esistono da quasi 20 anni, e continuano indefessi a portare il loro entusiasmo e la loro musica in giro, per chi ha ancora voglia di fermarsi una sera al bar Astra, prendere una birretta e ascoltare una band.

 
 

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