Venezia80 - “La bête”, l’amore oltre il tempo e i fantasmi

Uno sci-fi del desiderio, dell'ossessione e del terrore esistenziale, realizzato dal visionario autore francese Bertrand Bonello, vede protagonisti Léa Seydoux e George MacKay nei panni di due amanti che si legano e si ricongiungono attraverso il tempo e lo spazio, mentre la catastrofe incombe.

15 Settembre 2023

Bertrand Bonello porta in scena un sogno inquietante sul futuro e sul passato, dove si indaga il rapporto tra il vero e il falso, il reale e la finzione, la paura di vivere e di amare. Un viaggio di un secolo e mezzo, spaziando tra il 1910, il 2014 e il 2044 come a lasciar intendere che il  problema sia senza tempo. I protagonisti sono sempre uguali: lei è interpretata da Lea Sedoux, lui da George MacKay, mentre la comparsata per eccellenza è un piccione, si suppone viaggiatore, foriero di morte.

“La bête” è liberamente ispirato al racconto di Henry James “La bestia nella giungla" del 1903, che narra di un uomo - John Marcher - paralizzato dalla convinzione nevrotica che qualcosa di terribile stia per accadergli, come se una bestia invisibilmente accovacciata nella giungla del futuro fosse sempre in agguato. È tristemente attuale in un'epoca di cambiamenti climatici, intelligenza artificiale e altri segnali evidenti ma indefiniti della fine dell’uomo. 

In questa reinterpretazione del visionario autore francese la storia è modellata come una tragica storia d'amore che si snoda attraverso i secoli, variamente colpita dalle tragedie del caso, della mascolinità tossica e della conquista tecnologica. 

Due amanti tormentati, la cui attrazione fatale resiste attraverso il tempo e lo spazio, si inseguono fino ad arrivare in un futuro prossimo dove le emozioni umane sono state considerate una minaccia. Per purificare il suo DNA, Gabrielle deve navigare tra le sue vite passate per cercare di isolare le persistenti pulsioni, non solo della passione, ma anche della paura. Sia nella Francia del 1910 che nella Los Angeles del 2014, Gabrielle incontra di nuovo Louis: un affascinante aristocratico inglese in un caso, un incel tormentato nel secondo.

In termini cinematografici, Bonello si rifà un po' a Mulholland Drive di Lynch e Funny Games di Haneke, con un’infarinatura di The Fountain di Aronofsky, creando una struttura tripartita tra passato, presente e futuro, rispettivamente ambientata in tre epoche in cui Gabrielle e Louis si reincarnano - o esistono in realtà parallele. 146 minuti che sottolineano pedissequamente un malessere generale dipingendo fratture di melodramma e suspense. Come una distopia a tinte horror, “La bête” nasconde un'inquietudine profonda che fa leva sulle nostre ansie contemporanee che si moltiplicano, sul quel senso di insicurezza che ci fa domandare "cosa succederebbe se”..

La vera forza del film deriva e parla della nostra condizione specificamente presente di persone assediate da ogni parte dalle paure della nostra stessa immaginazione. Dal trauma di qualcosa che è già accaduto o dal terrore di qualcosa che potrebbe accadere.

Scena dopo scena l’ansia aumenta, lasciando immaginare la profonda solitudine di chi è una persona vulnerabile in un mondo che ha paura della propria ombra.

 
 
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