Venezia80 - “Aku wa sonzai shinai”, il male non esiste

Il regista di "Drive My Car" torna con un'acuta parabola sul mancato rispetto della natura, adottando un approccio contemplativo e silenzioso al dramma ecologico.

14 Settembre 2023

“Evil Does Not Exist”, “Il male non esiste” è forse un po’ scontato come titolo ma di sicuro colpisce nel segno. Il nuovo film drammatico dell’acclamato regista giapponese di "Drive My Car" Hamaguchi Ryusuke, parte con un’anteprima mondiale a Venezia per poi essere presentato a Toronto e nella sezione principale del New York Film Festival.

Si tratta di un’eco-parabola quietista ed enigmatica che rifiuta le spiegazioni facili e anche con le spiegazioni difficili stenta a diventare comprensibile. È un dramma complesso, un film realista che oscilla sull'orlo del perturbante, il cui titolo stesso indica l'idea che ci sono sfumature di grigio in ogni nostro giudizio: desta sicuramente curiosità e lascia molte domande senza risposta. Questo era proprio l’intento del regista: creare confusione. 

A prima vista sembra una storia semplice e lineare sul capitalismo d'impresa che devasta il territorio: Takumi (interpretato dall'esordiente Hitoshi Omika, già attore nei precedenti film di Hamaguchi) vive con la giovane figlia Hana in un villaggio splendidamente incontaminato. Questo luogo idilliaco, circondato da sentieri battuti quotidianamente dai cervi, si trova a poca distanza da Tokyo. Takumi si guadagna da vivere tagliando la legna e raccogliendo l'acqua limpida di un ruscello per un ristorante di noodle locale, per il quale è un ingrediente essenziale, di gran lunga superiore alla semplice acqua del rubinetto. Inevitabilmente, questo paradiso non può durare: una società di Tokyo ha acquistato un'ampia porzione di terreno nelle vicinanze, con l'intenzione di trasformarlo in un sito di "glamping" per i turisti benestanti della città.

Quasi immediatamente, gli abitanti della zona si rendono conto dei problemi del progetto: le loro fosse settiche inquineranno l'acqua vicina, ai cervi verranno interdette delle zone di pascolo e gli ospiti potranno fare ciò che vogliono. Mentre la gente si oppone alla grande opera devastatrice, i suoi due rappresentanti (Ryuji Kosaka e Ayaka Shibutani) iniziano a sentire scricchiolare le loro convinzioni e trascorrono del tempo nella zona per capire cosa la loro azienda non ha considerato.

Mentre esploriamo i boschi con Takumi e Hana, ci viene mostrata la bellezza delle risorse naturali, la tranquillità di questa comunità e la dipendenza dalla natura per il loro stile di vita. Hamaguchi costruisce questo mondo quei fatato per lasciarci meditare mentre le immagini scorrono. In realtà, lo scopo del film non è una strenua difesa dell’ambiente, ma indaga sulla disconnessione tra gli esseri umani e la natura, quasi a significare che ogni volta che gli esseri umani entrano a contatto con la natura la distruggono. La domanda è come può il mondo naturale sopravvivere o quantomeno coabitare in mezzo allo sviluppo aziendale?

In fondo, “Il male non esiste” è un racconto ammonitore sul prezzo della mancanza di rispetto per la natura e non si trattiene dall'evidenziare la nostra stessa colpevolezza, nonostante i nostri sforzi. Il male, ovviamente, esiste, soprattutto quando si tratta di non rispettare, distruggere e dominare il mondo naturale da parte dell'uomo.

I film di Hamaguchi sono apprezzati principalmente perché sfidano nuovi orizzonti attraverso il dialogo, senza essere vincolati a convenzioni o tendenze, e anche in questo caso prova a gettare il cuore oltre l’ostacolo.

 
 
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