Venezia80 - “Die Theorie von Allem”, un omaggio a Hitchcock confezionato come un noir metafisico

Un fisico inesperto incontra l'amore, la morte e misteriosi doppelgänger nel secondo film di Timm Kröger, leggero dal punto di vista tematico ma ricco di atmosfera.

13 Settembre 2023

Ne “La teoria del tutto”, traduzione letterale del teutonico “Die Theorie von Allem”, la scenografia e gli spazi giocano un ruolo centrale. Luoghi in cui ci si perde, in cui le persone scompaiono misteriosamente, in cui si trovano cadaveri brutalmente assassinati. Ambientazioni che vengono ulteriormente valorizzate da una fotografia perfetta e visivamente accattivante, che sfrutta bene i contrasti tra bianco e nero e tra luce e ombra, seguendo fedelmente i canoni dell’espressionismo.

Il multiverso di Timm Kröger intreccia mondi inquietanti e affascinanti, universi paralleli appunto, dove il thriller del presente incontra il cinema del passato, creando mistery movie che passa da enigamtici omicidi ad un amore impossibile e sullo sfondo, maestose, si stagliano le Alpi svizzere.

È il 1962, nel montuoso cantone dei Grigioni. La guerra fredda è al suo culmine e la sua influenza contagia anche la neutrale Svizzera. Nevica, le valanghe non cadono sporadicamente, il cielo è attraversato da banchi di nuvole anomale. In un hotel in mezzo ad una valle, si terrà una conferenza tenuta da un noto fisico iraniano che dovrebbe presentare la sua rivoluzionaria teoria della meccanica quantistica, la "teoria del tutto”. Il giovane studente di fisica Johannes Leinert (interpretato da Jan Bülow) che sta lavorando alla sua tesi di dottorato, vi parteciperà insieme al suo relatore (Hanns Zischler). La conferenza viene continuamente rinviata e tutti gli ospiti, nel frattempo, trascorrono le loro giornate sciando o partecipando a cene di gala nell'hotel in cui alloggiano. Johannes nel frattempo ha conosciuto il professor Blumberg (Gottfried Breitfuss), un gioviale e rotondo ex candidato al Nobel, e l’affascinante pianista Karin (Olivia Ross). 

Un misterioso omicidio sconvolge la tranquillità dell’improvvisata settimana bianca, seminando confusione, disorientamento e una sensazione diffusa di non sapere più a cosa credere.

L’idea che esistano innumerevoli mondi paralleli in cui le possibilità e le scelte del passato si sono divise in storie alternative, che si biforcano all'infinito in altri passati, per arrivare ad altri futuri che devono essere popolati, nel modo più provocatorio, da altre versioni di noi stessi, ha creato un terreno fertile nel mettere in scena quest’opera di Timm Kröger. Si tratta di una scatola di puzzle che con eleganza guarda alla fantascienza hitchcockiana, che ci mostra quanto possano essere vaste, sinistre e ambigue le strade da percorrere per la risoluzione del caso, un omicidio in questo senso, finendo per interrogarsi su cosa sia reale e cosa un’allucinazione. E davanti ad una serie infinta di soluzioni, alla fine niente sarà mai tutto.

 
 
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