Il report del concerto del 4 luglio 2023 @Padova

Baustelle + Omini - Sherwood Festival 2023

5 Luglio 2023

Un’edizione dello Sherwood Festival così gradevole raramente si era vissuta. Serate fresche, poca pioggia, e quindi concerti sempre vissuti al pieno, senza interruzioni o deterrenti derivanti dal meteo infame.
Per gli artisti non ci sono scuse: se il pubblico non tornerà a casa soddisfatto, non sarà per l’umidità o per il maltempo. E vale come non mai per la serata che vede i Baustelle tornare a calcare il palco del Park Nord Euganeo per la quarta volta, dopo i lontanissimi 2008-2010 ed il più vicino 2017.

Alcune cose sono cambiate nel tempo, al di là delle banalità dettate dall’anagrafe, altre sono piacevolmente rimaste intatte. Quello che è cambiato è che, ad esempio, un gruppo come i Baustelle che nel 2008 veniva classificato come  Indie Rock, ora va in televisione ad un talent show ad accompagnare i concorrenti di turno senza suscitare troppo scalpore. I concorrenti in questione erano gli Omini che restituiscono il favore alla band di Montepulciano scaldando il pubblico in vista del loro live sul nostro palco.

Attirare l’attenzione e l’entusiasmo con musica molto rock e vagamente glam, quando hai davanti gente che è arrivata per qualcosa di più pop, intimo ed emozionale, non è immediato e per niente facile. Però loro insistono, e alla fine dove non bastano i loro inediti come Sale nel Caffè oppure Sbaglio Peggiore, da buona tribute band insistono su un esteso repertorio di cover, azzardando un apprezzabile A Lucid Dream dei Fontaines D.C.  per poi puntare sull’usato sicuro come Boys don’t cry, My Generation, Tick Tick Boom.

Finiti i 40 minuti di Omini, tocca finalmente ai Baustelle, che stanno portando in tour una scaletta abbastanza rodata, con qualche variazione nel finale rispetto ai primi concerti, con una formazione di 7 elementi, di cui 4 turnisti/e nuovi di zecca. La prima parte del live è fortemente incentrata su Elvis, e qui emerge un po’ l’anomalia di questa band: tanti gruppi in studio sono rigidi, e poi dal vivo riescono a scatenare ritmi e decibel. Per loro funziona al contrario: non spingono più di tanto, i volumi sono relativamente bassi, in alcuni casi rallentano anche rispetto alle versioni originali (ci arriveremo) e finiscono per dare il meglio sui pezzi dove il coinvolgimento emozionale è dettato più dai testi.

E così Elvis, che era stato battezzato dalla critica come il loro disco più rock, finisce per non lasciare tanto al pubblico, sarà altresì per la fisiologica incertezza che si porta spesso dietro l’ultimo disco di inediti (abbastanza palese nell’esecuzione di Milano è la metafora dell’amore). Il concerto cambia passo nella seconda metà, avviata da una Monumentale cantata in maniera ineccepibile da una Rachele Bastreghi fino a quel momento in mood scanzonato, segue Veronica n.2 che riporta con nostalgia all’edizione del 2017, quando il pezzo era inedito e Francesco Bianconi doveva cantarla con un foglio davanti. Anche allora il palco aveva un che di vagamente retrò, che ricordava le trasmissioni italiane anni ’70: oggi sullo sfondo fari tondi per riprese cinematografiche ed una tenda rossa con tanto di scritta Baustelle in corsivo, in alto a destra.

Da qui in poi i cadeaux al pubblico di Padova comportano un maggiore trasporto: da La Moda del Lento, title track dell’omonimo (e molto sottovalutato) secondo disco, a una versione westernata e acustica de I Provinciali, canzone che molti ultratrentenni emigrati sentono come vissuto giovanile indissolubile al pari de Le Rane  (prevista in scaletta, ma non eseguita). Il liberismo ha i giorni contati, ora come 15 anni fa ( …ok, ma quando finisce questo dannato conteggio?), continua a raccontare col cinismo che li contraddistingue la sconfitta di molti.

Poco prima della fine, un inatteso momento-cover con La Donna Cannone: pezzo nazional-popolare e per questo molto difficile, ma perfetto per la voce di Bianconi che ne dimostra un tale rispetto da avere una paura matta di sbagliare, preferendo l’onta di cantare la strofa con un foglio in mano.

Reprise con tripletta di greatest hits: l’immancabile Charlie fa Surf e le primigenie Gomma e La Canzone del Riformatorio, che lasciano con sentimenti contrastanti. Sono anni che i Baustelle continuano a eseguire Gomma in una versione rallentata, che ne smorza l’eccitazione adolescenziale che dovrebbe trasmettere: siamo inoltre a fine concerto e rallentare senza avere un vero e proprio lentoè un bell’azzardo . Niente da dire invece sulla Canzone del Riformatorio: nella sua crudezza senza fronzoli, resta tuttora la perfetta summa del successo di questa band, che ha saputo e continua a trasmettere le suggestioni di un’Italia in bilico tra le emozioni semplici trasmesse da mamma Rai quando eravamo piccoli, e l’intima e torbida attrazione verso la trasgressione.

 
 

Facebook: radiosherwoodpadova / festival.sherwood

Instagram: radiosherwood / Sherwood_Festival

Telegram: t.me/sherwoodfestival

Twitter: @SherwoodPadova

Youtube: sherwoodweb

Spotify: Radio Sherwood / SHF

 
 
loading... loading...