Il report del concerto del 22 giugno @Padova

Verdena + Visconti - Sherwood Festival 2023

23 Giugno 2023

Ad aprire la giornata di giovedì 22 giugno è Visconti, un cantautore originario di Acqui Terme, che a soli ventidue anni ha pubblicato il suo primo album a marzo del 2022 in collaborazione con Dischi Sotterranei. Nonostante l’emozione dovuta alle dimensioni dell’evento e del main stage di Sherwood, Valerio, accompagnato da una band di supporto, si mostra fin da subito a suo agio, padroneggiando il palco con un’ottima presenza scenica.

Il concerto inizia con una serie di brani inediti, e prosegue con alcune delle sue tracce più popolari: le Idi di Marzo, Poeti, Ammorbidente. L’energia delle basi e la sonorità post punk contrastano con la malinconia dei testi, che comunicano un senso di impotenza e di disillusione rispetto a un futuro sempre più incerto per le nuove generazioni. Durante l’intervista avvenuta poco prima della performance, Visconti ha ammesso che una visione distopica del mondo gli appartiene da sempre, e che probabilmente non potrà mai denegare del tutto questa sua predisposizione nichilista ma, tramite un percorso di analisi personale, è riuscito a comprenderne il significato e ad utilizzarla come potenziale creativo e generativo nelle sue canzoni.

La performance si chiude con l’ultima canzone DPCM, da cui prende il nome l’album. Il titolo è un rimando provocatorio al periodo passato in lockdown che ha stravolto il nostro stile di vita e che l’artista ha passato non senza difficoltà, come emerge chiaramente dal testo, che sembra diventare un tentativo per esorcizzare l’isolamento e il malessere associati a «un nuovo concetto di socialità».

Passano quindici minuti tra la fine del concerto di Visconti e l’arrivo del gruppo più atteso della serata: i Verdena con il loro tour di Volevo Magia. L’ultima volta che li abbiamo visti nella foresta di Sherwood era il lontano 2015, dopo l’uscita del primo Endkadenz.

Salgono sul palco prima Carlo che prende posizione sulle sue tastiere, poi Luca che si reca dietro la sua amata Ludwig ed insieme Alberto con la sua chitarra e Roberta al basso, rompendo subito il ghiaccio con un’inaspettata Loniterp (Wow, 2011), seguita dalla psichedelia di un pezzo de Il suicidio del samurai, ossia Logorrea (esperti dell’ordine) che fa creare già i primi poghi violenti davanti. Dal pubblico si sentono commenti del tipo «Wow, ma allora fanno quelle nascoste!», intendendo che effettivamente la scelta dei due primi brani si discostava da quelli più mainstream e che solo chi aveva attentamente ascoltato gli album vecchi poteva conoscere bene. Dopo aver iniziato il concerto con un tuffo nel passato, i Verdena eseguono un brano dell’ultimo album -Volevo Magia-: Paul e Linda per poi catapultarci di nuovo dentro Wow con la brevissima, ma intensa Lui gareggia, caratterizzata dalle urla di Alberto a suon di «Irradiami, irradiati» che scandiscono i movimenti frenetici del pubblico.

Segue poi la rockeggiante, quanto malinconica Cielo super acceso, ma prima di farci addentrare per bene nei meandri di Volevo magia, ci lasciano come intermezzo Dentro Sharon, completamente in antitesi nella linea temporale della carriera verdeniana, in quanto è un pezzo del primo album (Verdena, 1999). I brani dei primi album sono sempre quelli più apprezzati, quelli che sono cuciti addosso alla pelle delle persone perché ormai fanno parte della colonna sonora di episodi adolescenziali e di vita. Si riparte con un intero blocco di Volevo magia, iniziando con la tormentata Dialobik, seguita dalla ballata X sempre assente che terminerà con un cambio di chitarra con una acustica per eseguire Chaise Longue. Per chi ha avuto la possibilità di ascoltarli nel primo tour invernale dell’ultimo album, forse si ricorderà una versione più rock di Chaise Longue, ma a questo giro hanno deciso di rimanere fedeli all’originale aggiudicandosi il premio per la canzone più cantata dal pubblico della serata. Seguono successivamente una nostalgica Identikit (Endkadenz pt.2, 2015) ed una sempre apprezzata Angie (Requiem, 2007). Subito dopo, Alberto riprende in mano la sua chitarra elettrica per eseguire Fuoco amico II (Pela i miei tratti) del secondo Endkadenz, che è sempre più un crescendo di freneticità. Il pubblico riinizia a pogare sulle note grunge de L’infinita gioia di H.B. (Verdena, 1999), un vero e proprio inno adolescenziale e di insoddisfazione che caratterizza quegli anni.

«Qualcosa non va, qualcosa in me,

E sudi, mi vedo all’inverso come non mai!

Nei miei neri e blu non mi sembra di trovarti mai,

Ora bevo in lei e mi sento più speciale»

I Verdena rimangono in un mood nevrotico che caratterizza soprattutto Requiem con Isacco Nucleare, dove il pubblico crea anche dei moshpit che finiscono in poghi deliranti.

Roberta annuncia che stanno per eseguire un brano che non suonano da tanto tempo, lasciando ai fan la facoltà di ipotizzare quale potesse essere, urlando le richieste di brani che avrebbero voluto ascoltare. Ed eccola finalmente, Nova, tanto bella quanto inaspettata risultando l’unico brano del disco Solo un grande sasso eseguito, tra l’altro anche molto ben riuscito.

Si ritorna subito sui passi dell’ultimo album con una punkeggiante Crystal Ball, che, come se ci trovassimo all’interno del videoclip, l’atto di venerazione che i Verdena si ritrovano davanti consiste in gente che poga violentemente, saltella e tiene le braccia alzate in balia della batteria picchiata nevroticamente da Luca. Il momento di frenesia totale viene interrotto dalla ballata Sui ghiacciai per poi ritornare di nuovo sui passi del punk rock con la title track dell’ultimo album: Volevo magia, che si conclude sulle ultime parole del brano precedente con la loop station che intona «Ma sopravvivrei», accompagnando Luca, Roberta, Alberto e Carlo dietro le quinte. Dopo una pausa di circa cinque minuti, i nostri eroi tornano sul palco, interrompono la loop station ed iniziano a suonare 40 secondi di niente (Il suicidio del samurai, 2004). È con Muori Delay, che risulta esserci qualche problemino, con Alberto che ad un certo punto interrompe tutto chiedendo un Mi, e con un pubblico che cerca di tranquillizzarlo, ricordandogli la sua bravura. Passato il momento di panico, i Verdena ritornano carichi, ripartendo di nuovo da Muori Delay (Requiem, 2007), per poi eseguire la simpatica Un po’ esageri (Endkadenz, 2015).

Il concerto questa volta termina davvero con Paladini, con la loop station che intona la frase finale della canzone sulle note di «Puoi gioire con noi» e che anche questa volta accompagna il gruppo verso l’uscita.

E davvero si è gioito con i Verdena, portando uno spettacolo quasi privo di interazioni con il pubblico da parte del gruppo, caratteristica ben nota, perché è risaputo che il loro modo di esprimersi è tramite la musica con i ritmi frenetici e nevrotici battuti sulla Ludwig da Luca, le facce buffe di Alberto mentre intona i brani e il basso suonato in maniera impeccabile da Roberta. Non si può non spezzare una lancia a favore di Carlo Maria Toller, il quarto elemento del gruppo, un musicista formidabile che si è dimenato tra tastiere, cori e chitarre. 


 
 

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