Il ritorno in Italia di uno dei piĆ¹ grandi gruppi che ha diffuso la cultura rave e il big beat

The Prodigy al Gran Teatro Geox di Padova - Live Report

23 Maggio 2023

Il 18 maggio Padova ha ospitato al Gran Teatro Geox una delle più grandi band che ha fatto la storia della musica elettro rock degli anni ’90, diffondendo la cultura rave e del big beatThe Prodigy. Il gruppo ha ricominciato a suonare live, dopo la morte del frontman Keith Flint avvenuta nel 2019, soltanto l’anno scorso con un tour celebrativo dei venticinque anni di The Fat Of The Land.

Ad aprire il concerto ci sono stati i due dj Luca Provera e Roberto Intrallazzi, formando insieme The Cube Guys che hanno intrattenuto il pubblico prima dell’aspettatissima band.

Intorno a me ci sono persone di ogni età: chi è cresciuto con The Prodigy seguendoli dall’inizio della loro carriera e ritrovandosi nell’ondata di album come Music for the Jilted Generation e The Fat of the Land, e chi invece li ha conosciuti dopo per ovvie questioni legate all’anno di nascita. Anche le magliette indossate dagli spettatori sono degli indicatori che ci ricordano che The Prodigy sono riusciti a mettere d’accordo appassionati di musica dance ed elettronica con chi della musica rock e punk ne ha fatto un credo. Infatti, non era difficile ritrovare persone che portavano fieramente maglie iconiche di gruppi nati negli anni ’90 come i Korn, Slipknot o Rage Against The Machine.

Il Geox non è pieno, ma questo non sarà un indicatore rilevante perché appena arrivano The Prodigy la prima parte della sala esplode con l’inizio del famosissimo sample della molla di Breathe. Inizialmente resto dietro, pensando di poter avere uno sguardo quasi onnisciente del padiglione, ma appena partono i beat di Omen mi rendo conto che mi sarei goduta il concerto a pieno solo facendo parte del pogo davanti al palco, soprattutto seguendo l’invito di Maxim a saltare.

Il gruppo britannico fa un salto temporale tra il 2015 e il 2018 facendoci scatenare sulla melodica Wild Frontier (The Day Is My Enemy, 2015) e successivamente sulla batteria prepotente suonata da Leo Crabtree di Light Up The Sky (No Tourists, 2018) dal suono molto più rock creando moshpit che poi sfogavano nel pogo.

Successivamente vediamo come protagonista indiscusso Liam Howlett con Climbatize che ci fa volare su altri pianeti con il suo sintetizzatore, lasciando poi spazio ad un’aggressiva Disrupt Ya Flow.

Ma è con l’annuncio di Maxim «Where are my voodoo people? Where are my magic people?» che il pubblico s’infiamma con Voodoo people, uno dei brani più famosi di Music for the Jilted Generation del 1994, dimostrandosi un ever green della cultura elettronica. Immancabile il tributo a Keith Flint con l’iconica Firestarter, dove è stato proiettato un disegno stilizzato che raffigurava le sue movenze con un laser verde e in cui il gruppo ha dato spazio solo alla parte musicale del pezzo, senza sovrapporre magari una parte cantata registrata del cantante scomparso.

Il momento di commemorazione lascia spazio alle movenze da pugile di Maxim che si dimena tra brani del disco The Day is my Enemy con Roadblox e Get your fight on, dove il rapper invita il pubblico a saltare e a fare casino. Le canzoni, senza la parte di Flint, durano poco con Maxim che si ritrova a dover dominare un palco senza la sua metà, lasciando però la possibilità al pubblico di riprendersi tra un brano e l’altro.

Continua a rimanere il sound del disco The Fat of The Land quello più apprezzato e conosciuto, che sulle note di Smack my Bitch Up fa consumare cinque minuti di puro cardio no stop a tutto il pubblico.

Peccato per come sia finito il concerto, in quanto a causa di un problema tecnico, non vengono eseguite le ultime due canzoni della scaletta, terminando così il viaggio con la musica che si abbassava man mano a Invaders Must Die. Infatti, dopo qualche minuto, è salito il tecnico sul palco che con un annuncio sbrigativo ha annunciato la fine del concerto.

Nonostante questo inconveniente che ha fatto disperdere così all’improvviso tutta la magia e l’energia accumulata per più di un’ora, lasciando un po’ di amarezza generale per il finale, The Prodigy hanno dimostrato di essere un gruppo che nel 2023, nonostante la scomparsa del frontman, riesce ancora ad infiammare gli animi dei loro fan tra poghi sudati e balli scatenati. 


 
 
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