Baustelle - Elvis

La recensione del nuovo disco della band toscana

10 Maggio 2023

Il 14 aprile è uscito Elvis, decimo album in carriera dei Baustelle, gruppo toscano fermo ormai da qualche anno, dopo il loro precedente lavoro L’amore e la violenza n.2, del 2018.

Lo ascolto correndo con la mia bici per le strade tedesche, ironico vedere ovunque proprio i cartelli con le scritte BAUSTELLE ai lati dei cantieri. Mi assorbe subito e completamente.

L’album si apre con Andiamo ai rave, un pezzo struggente interpretato dalla voce calda e profonda di Francesco Bianconi, che si unisce in duetto nel ritornello con Rachele Bastreghi. La canzone è intensa, sia nella melodia, ma soprattutto nel testo. Protagonisti sono i desideri di Marco e Paola, che si infrangono nel loro accorgersi dell’infelicità e dell’insoddisfazione che li circonda. Marco e Paola non sono che il simbolo di una generazione (Millennials, generazione Z, generazione Y, non ci importa poi molto), che cerca di riempire con rave, musica, feste, un vuoto interiore profondo e una perdita di fiducia e speranza nel mondo e nella vita che non hanno altri mezzi per colmare.

L’impressione è che questa canzone sia un po’ il manifesto dell’intero album, che sancisce i temi ma soprattutto l’atmosfera e quella che mi verrebbe da chiamare una certa estetica data dalle associazioni di immagini nei testi, dalle melodie, dall’intensità delle voci che spesso sembrano recitare e raccontare più che cantare. Caratteristiche che poi si ritrovano in tutte le tracce.

Piccola curiosità: ascolto questo album nello stesso periodo in cui leggo uno dei candidati al premio Strega, Le perfezioni di Vincenzo Latronico, e le atmosfere che ritrovo tra le pagine sono le stesse. Quindi se volete fare un’esperienza di lettura e musica, questa combo è approvata!!

Ultima nota che non si può non rimarcare per quanto riguarda Andiamo ai rave: sicuramente non è un caso il titolo, che fa esplicitamente l’occhiolino ad uno dei primi provvedimenti dell’attuale Governo, il cosiddetto decreto anti-rave. Le contraddizioni vengono quindi esposte alla luce del sole con questo brano: una generazione che cerca sfogo in feste, musica, nel fare socialità, nel prendersi lo spazio, eppure tutto ciò non viene compreso da una classe politica che decide di criminalizzare questi bisogni.

Contro il mondo, uscito il 5 gennaio, ha preceduto l’intero album. Il ritornello è orecchiabile, incalzante e coinvolgente, grazie alla voce limpida di Bastreghi che ci consente di prendere una pausa dall’intensità di quella maschile. Il testo è invece graffiante, di nuovo parla di una generazione persa, che vive nelle contraddizioni e forse sempre alla ricerca dei limiti del proprio sé.

Veniamo poi a La nostra vita, una serie di domande che potremmo definire esistenziali aprono la strofa, su una base semplice e delicata, che lascia ampio spazio alla voce femminile. Il tema quello classico della fine dell’estate, come metafora di cambiamento, portatrice del senso di vuoto e di spaesamento che apre le porte all’autunno. Sarà la canzone perfetta, credo, da cantare in spiaggia al tramonto.

Milano è la metafora dell’amore è la canzone più divertente e originale dell’album, soprattutto per la base dinamica con strumenti a fiato, piano, batteria, chitarra che nell’intro ci riporta per un attimo in una canzone di Elio e le Storie tese. Assoluta protagonista è Milano, e non possiamo fare a meno di ricordare Un romantico a Milano, brano del 2005 in La malavita, in cui la città lombarda faceva da sfondo o forse più che altro da guida in un viaggio dai toni cupi e diametralmente opposti a questo nuovo brano. E questi toni allegri e spensierati (nonostante il testo non lo sia per niente), dipingono un’immagine di Milano piena di speranza, un luogo in cui perdersi in sentimenti come l’amore, la voglia di scoperta, l’innamoramento. Una Milano senza dubbio diversa da quella che vive nel mio immaginario, e che mi ha piacevolmente colpita.

Segue Jackie, un brano malinconico e cupo, che personalmente non mi fa impazzire, ma che allo stesso tempo apprezzo perché racconta la storia  di “Jackie, di giorno lui e di notte lei”, storia che finalmente si discosta dalla narrazione quasi esasperata della vita dei giovani d’oggi.

Los Angeles, contrapposizione tra ciò che succede in Ucraina e la realtà della vita che sembra non esserne toccata, e che rimane squallida e meravigliosa come al solito, i desideri e gli interessi non cambiano, sognare sempre qualcosa che sembra irraggiungibile.

Seguono poi Betabloccanti cimiteriali blues e Gran Brianza lapdance asso di cuori stripping club.

L’album si chiude con Il regno dei cieli e Cuore. La prima con un testo frammentato che procede per immagini senza una narrazione coesa, prova forse a rispondere alla domanda delle domande “Cos’è Dio, chi è Dio?” Le risposte non sono confortanti: il Regno dei Cieli non è altro un modo per ingannarci sulla realtà del mondo; ne viene fuori una canzone incredibilmente malinconica e triste, anche per la melodia. Ma alla fine del brano assistiamo ad un colpo di scena: infatti termina con una specie di ritornello dalla melodia sulla falsa riga delle canzoni di chiesa (tipo Gen Verde, per gli intenditori), che diventa una specie di preghiera dalle tinte un po' blasfeme e che, devo dire, dà un tocco originale e divertente alla canzone.

L’ultimo brano è Cuore, interpretato dalla bravissima Rachele Bastreghi, accompagnata solo dal pianoforte fino al ritornello, in cui si aggiunge qualche tocco di batteria e poi un violino delicatissimo e davvero toccante. Oltre che per la melodia dolcissima e l’accompagnamento musicale, questo brano si discosta dagli altri di questo album anche per il testo, che racconto una specie di storia dall’inizio alla fine, e non semplici associazioni di immagini. Credo che quest’ultimo brano sia la chiusura perfetta dell’album, perché sicuramente è uno dei più struggenti; bellissimo l’ultimo ritornello, in cui alla voce femminile si aggiunge quella di Biancone, con una profusione di strumenti musicali che, accompagnando un testo pieno di speranza e di dolcezza, chiude davvero magistralmente l’album.

Che dire di quest’album? La critica lo definisce un vero e proprio ritorno del rock’n’roll, e allo stesso tempo di un album assolutamente “baustelliano”, una prova incredibile di rigenerazione di un sound, tenendosi bene ancorati alle proprie radici emotive, anche grazie alla nuova formazione che li accompagna, ovvero Lorenzo Fornabaio alle chitarre, Milo Scaglioni (basso e chitarra) e Alberto Bazzoli (Hammond e piano).

Io dal canto mio vorrei chiudere con una frase di Contro il mondo, che credo riassuma il rapporto che ho avuto in queste tre settimane con quest’album: Anche se è triste dark e depressiva la tua musica mi tira su. Perché sì, i temi della decadenza e del crollo della civiltà, del disincanto, dell’insoddisfazione e della confusione a lungo andare possono risultare esasperanti, ma sotto sotto, sono effettivamente quello con cui abbiamo a che fare ogni giorno. Quindi credo che continuerò ad ascoltare questo album ancora a lungo, perché se una delle cose che cerco nella musica è il riconoscermi e il trovare parole e melodie per narrare quello che vivo, allora non posso che dire di quest’album “Ben fatto!”. 

 
 

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