Aspettando questo Stupido Sexy Futuro

Live Report - Lo Stato Sociale @ Sherwood Open Live

28 Aprile 2023

Li avevamo lasciati a giugno, felici e sudati sotto il palco di Sherwood, a due sere dall’apertura del Festival, dopo aver festeggiato con 12 mila persone i 10 anni di Turisti Della Democrazia, il loro primo disco.

Il 14 aprile i regaz de Lo Stato Sociale sono tornati a trovarci al CSO Pedro, tappa dell’atteso tour d’anteprima di un disco bellissimo (ndr l’ultimo disco, ancora inedito, appunto), fatto di 11 date in piccoli locali in giro per l’Italia.

Locali piccoli e strapieni, che sempre hanno continuato a riempire in questi anni, prima, durante e dopo i palazzetti. Tra questi si colloca il Pedro, che sostiene tanti progetti indipendenti, non incasellabili nel mainstream, tenendo viva una forma di dissenso, che essa sia suonata, urlata da un impianto in una manifestazione, illustrata o scritta.

Come ci ricorda Mattia, far vivere un centro sociale significa immergersi nella società e usare tutti i canali possibili, anche i più contraddittori per diffondere messaggi di un mondo più giusto. 

Ospitare Lo Stato Sociale significa molto di più di un concerto, soprattutto in un periodo cupo, con il governo Meloni che utilizza strategie di omologazione di massa, attraverso la paura e la repressione del dissenso. Prima i decreti di Salvini, poi il decreto rave, l’utilizzo politico del 41bis, l’abominevole pugno di ferro con i flussi migratori che ha causato la strage di Cutro, ultima di tante, meno di due mesi fa, l’indagine per associazione a delinquere per l* attivist* di Ultima generazione. Questi sono tentativi di costruire strumenti legislativi atti solo a colpire chi è divers*, chi ogni giorno si batte contro ogni forma di razzismo, fascismo e sessismo.

In un mondo che sta collassando a causa dell’assenza di politiche ecologiche, in un sistema che sfrutta le nostre risorse naturali, come se fossero infinite, ospitare musica, cinema, presentazioni di libri, dibattiti, e allo stesso tempo lottare nelle città costruite, fare solidarietà mutuale, da Via Ticino fino all’altro capo del mondo, contro colonialismo e sfruttamento significa RESISTERE, a partire da qui ma pensando oltre alle mura del nostro spazio. 

Il live inizia e una voce fuori campo ci legge nel pensiero «Sono la voce fuoricampo della tua coscienza, so cosa stai pensando: canzoni nuove, potrei ascoltare qualcosa che non mi piace. Ho la soluzione per te: un film in bianco e bianco, muto, una pagina di giornale vuota, un lavoro serio di responsabilità e fatica, pasta e fagioli, carne alla brace, la voce fuori campo della tua coscienza che stavi ascoltando, che ad un tratto tace».

«Ciao a tutti, noi prevedibilmente siamo Lo Stato Sociale» è Bebo a introdurre la band e si parte subito con un pezzo nuovo, Pompa Il Debito, come cantano i melodici ritornelli, intervallati dallo stream of consciousness di critica sociale a cui Bebo, anima piu politica del gruppo, ci ha abituat* bene negli anni: «pompa il debito e non fare mai attivismo dal vivo, fallo solo in digitale così non corri il pericolo di incontrare qualcuno, cambiare opinione»[…] «chi era ricco è diventato anche più ricco, chi aveva potere ha continuato ad averlo, chi aveva armi ha continuato ad averle, diventa brand ambassador della tua schiavitù, pompa il debito».

Si continua con un “brano antico”, come lo chiama Lodo, che c’è da quando la vita della banda si divideva «tra rock raggae festival di Recoaro Mille e l'Anguriara di Fara Vicentino» e improbabilissimamente furono invitati a suonare per la prima volta a Sherwood, 11 anni fa: Mi Sono Rotto Il Cazzo, spietata polemica che non invecchia mai, e non risparmia nessun*, presenti inclusi.

«Ma che benessere, che c’è tra di noi stanotte», per davvero, e non a caso è anche il titolo del prossimo brano, Che Benessere?!, uscito il 20 gennaio come singolo feat. NASKA, rapper classe 1997. Un brano che fa ballare, che rappresenta benissimo lo spirito di sempre della band e allo stesso tempo guarda al futuro, e insieme a loro siamo felici di cantare questo disastro.

Si continua con un alternarsi di pezzi vecchi e nuovi: il delirio funk di Lodo su Ladro Di Cuori Col Bruco, la nuova Vita Di M3rda 4ever, cantata da Checco, poi il turno della voce di Carota, con Eri Più Bella Come Ipotesi, sulle cui note bruciamo insieme.

Ci pensa Albi a non farci spegnere con il prossimo pezzo, dall’album nuovo, scusandosi in anticipo con i ricchi presenti in sala. Un pezzo «per unire tutti i poveri stronzi come noi», perché quello che ci unisce non è l’amore, non è la mamma, ma la morte. Ma esiste un modo per pensare con il sorriso alla morte? Si dai, Anche I Ricchi Muoiono. I riferimenti sono abbastanza chiari: «chi è ancora più ricco è talmente pieno di merda che esplode nello spazio blu, dipinto di blu / Flavio non ha mai visto un povero creare un posto di lavoro / Tranne quando muore».

«ogni volta che suona questo amplificatore / E un ricco muore / Stappiamo champagne comprato al discount / Con te mi ritrovo a vivere in mezzo alle atomiche / Solo per stare al caldo con te / A bruciare bollette / E rubare le fragole / E occupare una casa di chi ne ha almeno tre».

Bebo si riprende il palco e ci racconta di quanto lo abbia aiutato, in momenti bui, una cosa stupida come ascoltarsi la dance, ed è proprio sulla cassa dritta che parte il prossimo pezzo, tormentone immortale che prende per il culo tutto mondo indie italiano, senza eccezioni, Sono Così Indie a questo giro se la prende un po’ con la trap: «probabilmente hanno aperto il libro più bello che c’è, il dizionario, a caso e hanno montato le parole».

Il live continua con l’altro singolo uscito a gennaio che tutti sappiamo già a memoria, Fottuti Per Sempre, scritta e cantata con Vasco Brondi, perfetta sintesi, autocritica e ironica, del percorso di questi 12 anni della band, con tutte le aspettative e le contraddizioni che si porta dietro.

«La prima volta che vai a Sanremo / Sei una bomba che esplode in un convento /  Dalla seconda volta sei già / Un coglione che fa parte dell'arredamento / Ecco a voi 5 poveracci / Vestiti con gli abiti degli sponsor / Ridere ai fotografi sui tappeti rossi / Era meglio se morivano giovani e stronzi».

A proposito di seconde volte, si continua con l’elettronica Combat Pop, brano con cui la band si è presentata proprio al secondo Sanremo, nel 2021. Quando Albi si butta sul pubblico, non c’è più nessun dubbio su quale sia il palco più adatto a questa canzone.

Parlando di palchi, Lodo ironizza sul periodo che l’ha visto giudice ad X-Factor, sulle comparse televisive che l’hanno fatto diventare un “famoso in prestito”, raccontandoci che in quelle trasmissioni, «soprattutto se ti vesti di merda», ti regalano un sacco di vestiti che lui - continuando a volersi vestire di merda - ha negli anni a sua volta regalato ad amici e parenti, senza sapere che dopo 3/4 quelle stesse trasmissioni famose li hanno voluti indietro perchè in realtà erano in prestito. La morale è chiarissima: «tutte le volte che vai fuori di casa in un posto che non è casa tua, quando ti regalano una cosa, in realtà, la rivogliono indietro».

«In rappresentanza di quelli che hanno rovinato tutto» Lodo continua a tenere il palco dedicando il prossimo pezzo, scritto a casa dell’amico e frontman degli Zen Circus Andrea Appino, ad un amore finito, scritto e inoltrato a quella lei, dopo averla lasciata, il giorno del suo compleanno. Si accende nel pubblico, come spesso accade durante i live, la gara a chi lo insulta più forte, la risposta di lei, prevedibile, era stata: «Allora sei stronzo […] ma almeno mettila in un disco». Questo piccolo brano è «dedicato ad una persona che mi ha fatto capire quanto sono profondamente scemo, imbranato, ridicolo e quanto sia giusto, divertente e umano e pieno di amore farti ridere di me». Per Farti Ridere Di Me è il titolo del pezzo, che Lodo ci canta sottovoce, come fosse solo, visibilmente emozionato, e noi ci emozioniamo con lui.

Si torna leggeri per un momento, con Amarsi Male, prima di In Due Amore In Tre È Una Festa, pezzo apparentemente spensierato, che in realtà parla di appartenenza, un pezzo che parla di chi ha vissuto e visto finire un secolo feroce come il Novecento, di chi ha vissuto l’ultimo movimento che pensava si potesse vivere oltre questi rapporti di forza, che gridava “Un altro mondo è possibile” - slogan delle manifestazioni al G8 di Genova - che proprio da allora non è stato più possibile. L’intro del brano è un omaggio a chi era a Genova nel 2001, a Carlo Giuliani, che i regaz fanno, sempre, ad ogni concerto, con coraggio, perché, come scrisse proprio la madre di Carlo, Haidi Giuliani «citare Carlo è coraggioso perché la gente perdona le vittime ma non chi si ribella».

Lo Stato Sociale ci insegna che «fidarsi è bene, ribellarsi è meglio»: è sulle note di La Musica Non È Una Cosa Seria, cantata da Checco, che prosegue un live straordinario, che vede alternarsi e mischiarsi emozione e pogo con una semplicità speciale, che fa sentire vivi, e parte di qualcosa.

Il prossimo pezzo è una canzone nuova, che parla di amicizia, intitolata - e dedicata a - «Tutti i miei amici che stanno nel casino: come Checco, Albi, Bebo, Carota, Giacomo Gelati e il suo insopportabile entusiasmo, Andrea Appino, Aimone Romizi che è sempre in viaggio, e uno che non c’è più e che era il padre di tutti noi - Mirko Bertuccioli dei Camillas - e a tutti gli altri che non riescono ad immaginare, come me, di vivere senza questo casino che ci ha salvato la vita molto tempo fa».

Dopo un accenno di Cromosomi, dedicato a Momo - che li seguirà sul palco per il dj set - «e a quella sala minuscola dove sono successe cose grandi», arriva verso la fine del live quello che forse è l’highlight di questo album. Si chiama Ops L’Ho Detto e basta poco per memorizzarla e cantare insieme a Checco il ritornello, una vera e propria chicca, con tanto di citazione ad un brano immortale, scritto da Lauzi e Fabrizio nel 1972, e cantato dalla grande Mia Martini. Non vi dico altro.

Per chiudere non possono mancare Una Vita In Vacanza, colpevole del successo in mondovisione della banda, un accenno di Amore Ai Tempi Dell’Ikea condito da una gag di Checco sul fatto che ancora, dopo 12 anni tutti lo continuino a scambiare per Carota. 

È proprio Carota a portarci verso la fine del live con Niente Di Speciale, che assume un significato potentissimo grazie al cantante che questa volta dedica il brano, in particolare l’ultima frase, «Tienimi le mani non annegherai» alle persone che attraversano il Mediterraneo e che purtroppo in quel mare muoiono ancora, e se non muoiono sono spesso destinate ad essere recluse nei CPR, veri e propri luoghi di detenzione dove vengono ripetutamente violati i loro diritti fondamentali. Il momento, come sempre commovente, questa volta lo è in modo particolare.

Ci asciughiamo le lacrime nel pogo finale, sulle note di un pezzo che non può mancare, Abbiamo Vinto La Guerra.

Dopo il concerto sono riuscita a chiedere ad Albi (Alberto Cazzola) cosa pensasse della serata, la sua risposta riassume bene il clima che si respirava 

«D’ora in poi diremo 'Lo facciamo come a Padova' per dire che vogliamo tirare giù tutto. È stata una figata»

Questo live è stato un po’ uno schiaffo, un po’ un biglietto da visita per presentarsi di nuovo, per dirsi «Ci riproviamo? Torniamo?».

Dopo quello che sono convinta sia stato uno dei loro migliori live, non possiamo far altro che resistere e aspettare l’uscita di quello che si preannuncia essere davvero un grande album, Stupido Sexy Futuro, atteso per il 5 maggio. 

Sì, i regaz ci riprovano e tornano alla grande. Ma in fondo, se n’erano mai andati?

 
 
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