“Il mondo è una polveriera in cui non è vietato fumare”. Si tratta di uno dei motti più famosi dello scrittore svizzero Friedrich Dürrenmatt, che ben s’attaglia a quanto narrato in questo straordinario racconto mitologico, "La morte della Pizia": un oracolo, reso dalla Pizia di Delfi senza riflettere, innesca una serie di eventi destinata a concludersi con la morte di tutti i protagonisti e l’impossibilità di dare una spiegazione razionale a quanto accaduto. Vi è un gioco di prestigio nel quale il grande scrittore e drammaturgo svizzero riesce a smontare e stravolgere l’impianto elaborato da Sofocle nella sua trilogia (Edipo Re - Edipo a Colono - Antigone) e a ricomporlo in un modo che lascia intatte solo le apparenze.


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Friedrich Dürrenmatt: “La morte della Pizia” (4)

13 Aprile 2023

Il mondo è una polveriera in cui non è vietato fumare”. Si tratta di uno dei motti più famosi dello scrittore svizzero Friedrich Dürrenmatt, che ben s’attaglia a quanto narrato in questo straordinario racconto mitologico, La morte della Pizia: un oracolo, reso dalla Pizia di Delfi senza riflettere, innesca una serie di eventi destinata a concludersi con la morte di tutti i protagonisti e l’impossibilità di dare una spiegazione razionale a quanto accaduto.Vi è un gioco di prestigio nel quale il grande scrittore e drammaturgo svizzero riesce a smontare e stravolgere l’impianto elaborato da Sofocle nella sua trilogia (Edipo Re - Edipo a Colono - Antigone) e a ricomporlo in un modo che lascia intatte solo le apparenze.



ReadBabyRead #638 del 13 aprile 2023



Friedrich Dürrenmatt 
La morte della Pizia

(4a parte)


per info su F. Ventimiglia e C. Tesser:

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voce: Francesco Ventimiglia



Stizzita per la scemenza dei suoi stessi oracoli e per l'ingenua credulità dei Greci, la sacerdotessa di Delfi Pannychis XI, lunga e secca come quasi tutte le Pizie che l'avevano preceduta, ascoltò le domande del giovane Edipo, un altro che voleva sapere se i suoi genitori erano davvero i suoi genitori, come se fosse facile stabilire una cosa del genere nei circoli aristocratici, dove, senza scherzi, donne maritate davano a intendere ai loro consorti, i quali peraltro finivano per crederci, come qualmente Zeus in persona si fosse giaciuto con loro. Vero è che in simili casi, essendo comunque dubitosi coloro che venivano a consultarla, la Pizia soleva rispondere con un semplice: sì e no, dipende...; quel giorno però l'intera faccenda le parve di un'idiozia veramente intollerabile, forse soltanto perché quando il pallido giovanotto arrivò claudicando al santuario erano ormai le cinque passate, invece di starlo a sentire Pannychis avrebbe dovuto chiudere, e allora, vuoi per guarirlo dalla fede incondizionata nelle sentenze degli oracoli, vuoi perché essendo così di cattivo umore le saltò il ghiribizzo di fare arrabbiare quel principe di Corinto dall'aria altezzosa, la Pizia gli fece una profezia che più insensata e inverosimile non avrebbe potuto essere, la quale, pensò, non si sarebbe certamente mai avverata, perché nessuno al mondo può ammazzare il proprio padre e andare a letto con la propria madre, senza contare che per lei tutte quelle storie di accoppiamenti incestuosi fra dèi e semidei altro non erano che insulse leggende.





La morte della Pizia.

L’insolenza del mito nel racconto di F. Dürrenmatt.


Cos’accadrebbe se dietro il più grande mito della cultura classica, la tragedia di Edipo, ci fosse un oracolo pronunciato per scherzo? Pare che la sacerdotessa di Delfi Pannychis XI si diverta a prendere in giro l’ingenua credulità dei Greci inventando profezie, che poi si rivelano vere, non perché si avveri un destino già scritto, ma perché l’uomo diventa artefice del suo.

L’irrazionalità disimpegnata della Pizia ha anche un suo contraltare: Tiresia, il più grande degli indovini, che a differenza della collega delfica mistifica con razionalità, nell’intento di guidare le azioni umane in vista di scopi concreti. Eppure, tra l’incoscienza di Pannychis e la coscienza di Tiresia, quest’ultima tende a soccombere, di fronte a un destino che si rivela comunque imprevedibile. Mentre la Pizia, con la sua capricciosa fantasia, sembra spingersi involontariamente più lontano, costruendo un mondo che nemmeno di fronte alla sua morte è destinato a finire.

Cosmo e caos, razionale e irrazionale, apollineo e dionisiaco. La morte della Pizia (1976) di Friedrich Dürrenmatt è questo e molto altro. Con uno stile travolgente ed irriverente, l’autore raccoglie il magma dell’immensa materia mitica e lo trascende in un racconto conflittuale e vivissimo, in cui si respira la magica dialettica del teatro greco, non immune dalla magistrale lezione dell’altro grande Friedrich: Nietzsche, ne La nascita della tragedia.

L’evocativo dialogo tra l’assennato Tiresia e la dissennata Pizia, anziché sciogliere enigmi, ne intreccia altri, che proliferano magicamente in una catena che appare infinita, sempre più pregna di domande e sempre più priva di risposte. Mentre sulla scena, accanto alla Pizia morente, sbocciano le visioni del grande mito: Edipo, Giocasta, un’inedita e bellissima Sfinge, portatrici di verità differenti e in continuo contrasto tra loro. Come un lambiccante Cubo di Rubik, in cui cambiano frequentemente le facce e con loro anche i colori, senza mai giungere ad una soluzione uniforme.

Malgrado l’evidente componente intellettuale, la scrittura fila via fluida, senza mai perdere leggerezza e intensità. Il racconto sembra davvero sorto dallo spirito della musica, in un felicissimo connubio tra i due impulsi artistici, conflittuali e complementari come la dualità dei sessi, incarnati rispettivamente da Tiresia e Pannychis.

La morte della Pizia si può considerare una tragedia in prosa, originalissima erede dell’irripetibile teatro di Eschilo e Sofocle. Il drammaturgo Dürrenmatt mette in scena lo spettacolo del mito in tutta la sua universalità, che è poi l’universalità dell’arte. Consapevole, come il suo indovino, che Atene è provincia, e Sofocle sarà dimenticato, Edipo invece continuerà a vivere.


di Davide Di Finizio
da La mansarda di Ipponatte, 8 gennaio 2021



Le Musiche
, scelte da Claudio Tesser

The Divine Comedy, Lili Marlene [Hans Leip/Norbert Schultze]
Rachel's
, Last Things Last [Jason Bingham]
Miles Davis
Moja (Part 1) [Miles Davis]
Rachel's
, Where Have All My Files Gone? [Rachel Blair Grimes/Jason Bingham Noble]
Lucio Battisti
, Così Gli Dei Sarebbero [Lucio Battisti]
Lambchop
, That's Music [Lambchop]
Iosonouncane
, Niran [Iosonouncane]
Brian Eno, Inclusion [Brian Eno]
These New Puritans, Into The Fire [Jack Barnett]
Rachel's, Reflective Surfaces [Jason Bingham Noble]
Miles Davis
Moja (Part 2) [Miles Davis]
Iosonouncane
, Cri [Iosonouncane]
Lambchop, A Major Minor Drag [Lambchop]
Brian Eno, Prophecy Theme [Brian Eno]
The Divine Comedy, A Lady Of A Certain Age [Neil Hannon]

 
 

Copertina:
Una foto dello scrittore
Friedrich Dürrenmatt.

 
 

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