Shame - Food for worms

Food for worms รจ il terzo album del quintetto Post-Punk di South London pubblicato il 24 febbraio

6 Marzo 2023

Questi due anni dall’uscita di Drunk Tank Pink, acclamato secondo disco del gruppo, ci hanno abituati ad essere cullati dagli Shame in quelle lunghe giornate pandemiche, dove il bisogno di sfogare una certa irrequietezza della routine quotidiana era obbligatorio.

Adesso che la quarantena sembra diventare sempre più un ricordo, la band londinese sforna un nuovo album che conferma l’ottima sinergia creativa del gruppo. Pubblicato dall’etichetta Dead Oceans, Food For Worms è un disco molto più immediato rispetto al suo predecessore, che rende l’intero prodotto anche più accessibile. La complessità delle canzoni non è andata persa (notare il pezzo Different Person), ma si evince una certa freschezza fra i brani, frutto di una rilassata registrazione in studio col nuovo produttore Flood (Nick Cave, U2, PJ Harvey, Samshing Pumpkins).

Lo notiamo già dalla traccia d’apertura Finger Of Steel, inno alla libertà energico ma allo stesso tempo melodico, contraddistinto dalla tipica alternanza fra piani e forti su strofe e ritornello, come ogni hit Alternative Rock che si rispetti. Da menzionare anche il divertente video della traccia, dove il quintetto ironizza sui social e l’ossessione verso sé stessi. Segue il singolo Six Pack, pura cavalcata Punk guidata da chitarre wah acidissime, quasi hendrixiane, che ricorda i loro esordi di Song For Praise. Anche qua il relativo video musicale sottolinea la simpatia dei nostri: diciamo solo che vedremo Napoleone, Margaret Tatcher e il duca di Wellington nei panni di personaggi di un videogame anni 2000.

Il brano successivo, Yankee, si avvicina più alle atmosfere di Drunk Tank Pink, con un inizio molto rilassato che cresce piano piano d’intensità, sorretto da basso e chitarre folk, quest’ultime una delle principali novità dell’album. Sempre immersa fra i paesaggi aridi del precedente album troviamo Alibis, contraddistinta da una nervosa batteria che si districa nella caotica struttura del brano, per tornare ad un clima più disteso con Adderall (nome che riprende il famoso psicofarmaco), ballata alla Pavement dal pathos crescente che culmina in una perfetta mescolanza fra chitarre distorte e cantato potente del nostro Charlie Steen, aiutato dai backing vocals del resto del gruppo, una soluzione molto utilizzata durante tutto l’album. Inoltre nella traccia troviamo anche il contributo alla voce di Phoebe Bridgers, nota cantautrice statunitense, compagna di etichetta della band.

Altra monumentale performance vocale la ritroviamo in Orchid, magnifica e melanconica ballata quasi alla R.E.M., che da libero sfogo alla melodia e alle chitarre acustiche, vere protagoniste del pezzo, per concludersi in un delirio Post-Punk sul finale. Delirio ripreso dall’oscura The Fall Of Paul, che si rilassa nella successiva Burning ByDesign, traccia riflessiva dove il nostro frontman dipinge uno scenario drammatico attraverso un ampio range lirico. Arriviamo adesso  a Different Person, a detta degli autori stessi la canzone più ambiziosa mai prodotta dalla band, dove repentini cambi di velocità fra ritmi jazz e prog portano a vere lezioni di equilibrismo che ricordano i Black Midi. La chiusura dell’album è lasciata a All The People, elogio allo spirito di fratellanza tra persone che crea un epilogo dallo stato d’animo quasi gioioso.

E sembra proprio essere l’amicizia il file rouge che collega l’intero album, un’esplorazione delle relazioni che intercorrono fra l’affiatato quintetto ed ogni singolo membro del gruppo, ben rappresentato dallo stile fiabesco quanto surreale della copertina, ad opera dell’artista Marcel Dzama. «È strano, vero? La musica pop parla sempre di amore, struggimento o di sé stessi. Non c’è molto sugli amici. Per tanti versi, l’album è un inno all’amicizia e una documentazione della dinamica che solo cinque persone che sono cresciute insieme, e sono cresciute così vicine, contro ogni previsione, possono condividere» ha dichiarato lo stesso gruppo a NME.

Amicizia, ballate, chitarre distorte come anche acustiche e melodia, mescolate ad un fresca immediatezza, sembrano essere la ricetta perfetta del nuovo album degli Shame, un album che forse non riesce a raggiungere le alte aspettative del suo predecessore, ma che conferma sicuramente la band di South London.
 
 

 
 
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