Desire, I Want To Turn Into You - Caroline Polacheck

3 Marzo 2023

Dire che il secondo album di Caroline Polacheck si è fatto attendere è un eufemismo, considerando che l'artista ha trascorso gli ultimi due anni pubblicando diversi singoli che sembravano non avere nulla in comune l'uno con l'altro, creando così una maggiore aspettativa tra i suoi fan. Non sapevamo che tipo di suono potessimo aspettarci da una musicista con una tale creatività, ma basta un primo ascolto per capire che non ha deluso. Rivoluzionando la scena art pop con Pang nel 2019, l'artista newyorkese è riuscita a guadagnarsi un posto tra i più grandi nomi del genere accanto ad artisti come Rina Sawayama e Charlie XCX. L'ipnotica hit So Hot You're Hurting My Feelings è diventato un vero e proprio inno che continua a guadagnare migliaia di riproduzioni, attualmente conta 79 milioni, anche a quasi 4 anni dalla sua uscita. 

Con Desire, I Want To Turn Into You Polacheck ci introduce in un mondo completamente etereo e paradisiaco pieno di eccessi, con una visione estetico-musicale estremamente coesa. Ancora una volta, lei è la produttrice principale dell'album, insieme a ex collaboratori come Danny L. Harle e Dan Nigro, che negli ultimi anni si è fatto conoscere per essere stato il produttore principale dell'album di debutto di Olivia Rodrigo, Sour (2021).

Welcome To My Island segna la prima tappa di questo viaggio. Inizia con una sorprendente caduta di due ottave, alla fine dell'introduzione a cappella, e due assoli di basso e chitarra eseguiti dall'artista stessa. Una riflessione divertente sull'essere intrappolati nella propria mente: si ha il controllo di tutto, ma allo stesso tempo ci si sente in trappola. Caratteristico è il modo in cui modula la voce simulando l'uso dell'autotune, come si vede in canzoni come la divertente Bunny is a Rider, il primo singolo dell'album pubblicato nel 2021, e in Pretty In Possible, dove porta all'estremo la sua estensione vocale. Uno strato di violini si sovrappone a sintetizzatori costanti che concludono con un tono molto cinematografico e dando una grande ricchezza in termini di trame. 

La produzione compie una svolta a 360º con l'inizio della sorprendente Sunset, che, con i primi accordi di chitarra classica, ci porta in un tablao di flamenco nel sud della Spagna. Una melodia sognante, e con una struttura molto più classica rispetto al resto delle canzoni dell'album, rappresentando il tramonto come un momento onirico. L'artista ha voluto anche rendere omaggio al maestro Ennio Morricone e al il più grande cliché degli spaghetti western ovvero la cavalcata verso il tramonto: 

«Quel tipo di risoluzione pura esiste solo nell'arte e nella musica, non nella vita reale»

L'immortalità è affrontata nell'emozionante I Believe che P. ha dedicato alla sua cara amica SOPHIE, produttrice che ha rivoluzionato il pop elettronico dal 2013, purtroppo scomparsa nel 2021. C'è una chiara ispirazione anni Ottanta, che ricorda inconsciamente la hit Wuthering Heights di Kate Bush. Una collaborazione stellare emerge in Fly To You, insieme agli artisti sperimentali Grimes e Dido (con cui formerebbe senza dubbio un gruppo eccezionale). Chitarre classiche si intrecciano con sintetizzatori e un insieme di melodie quasi celestiali che sono state intrecciate in modo tale da risuonare nello stesso momento. Il testo parla del ricongiungimento, di quanto siano semplici le cose quando finalmente si rivede qualcuno dopo tanto tempo e tutti i dubbi e le tensioni svaniscono.

Questa intimità tematica e musicale viene mantenuta in brani come Crude Drawing Of An Angel e Butterfly Net, dove la voce, carica di riverbero, è al centro della scena, sostenuta da un delicato ritmo di batteria. Tutto questo insieme a versi potenti come:

«I collected stupid ashes, so that after you'd gone I could hold onto something. But you stayed unwavering, through every false goodbye. Unsubsiding, pining, for now and for never». / Ho raccolto stupide ceneri, così che dopo che te ne sei andato potessi aggrapparmi a qualcosa. Ma tu sei rimasto incrollabile attraverso ogni falso addio, senza soste, struggendoti. Per ora e per mai».

In sintesi, Desire, I Want To Turn Into You è un album che parla dei desideri e le emozioni più eccitanti; quelle cose intangibili che non smettono mai di trasformarsi ed evolversi con noi come essere umani. Polacheck non vuole sperimentare il desiderio, ma vuole direttamente diventarlo. Sembra una fantasia pop così surreale e drammatica, come se stessimo entrando in uno dei primi film di Pedro Almodóvar, (Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio, 1980). È il massimalismo musicale nel suo pieno splendore, P. gioca e trasforma le regole compositive a tutti i livelli, creando centinaia di texture sovrapposte, con un trattamento vocale impeccabile, e una delle produzioni musicali più curate degli ultimi anni, dove ogni elemento è pensato fin nei minimi dettagli. Se l'horror vacui potesse avere un equivalente musicale, quest'album lo meriterebbe di certo, nel senso migliore del termine.

 
 

 
 
loading... loading...