Caregiving e libertà personale: il report dell'intervista con presentazione del libro effettuata da Elena Bax

La monogamia dei calzini di Giulia Pretta - Sherbooks Festival 2023

15 Febbraio 2023

Sul palco del C.S.O. Pedro di Padova domenica 29 gennaio 2023, Sherbooks Festival ha avuto il piacere di presentare il secondo romanzo di Giulia Pretta, la monogamia dei calzini. Elena Bax di Radio Sherwood ha accompagnato l’autrice nel ripercorrere i momenti della gestazione del romanzo, nell’esprimere il rapporto con la casa editrice femminista Le Plurali e nell’entrare nel cuore del romanzo. Per un esame critico de la monogamia dei calzini, risulta opportuno rimandare la lettrice o il lettore alla recensione dello stesso che si può trovare sulla Webzine qui.

Il dietro le quinte del romanzo

Le Plurali è una casa editrice femminista, indipendente, inclusiva, libera. È nata con l’intenzione di pubblicare saggi e libri di narrativa solo di autrici. Le copertine iconiche e “pop” realizzate dalla responsabile grafica Hanna Suni sono un’esplosione di colori e di energia che catturano il lettore. Giulia Pretta scopre e si innamora delle illustrazioni di Hanna, così la scrittrice fantastica sulla futura copertina colorata e immersiva del suo secondo manoscritto, ancora chiuso nel cassetto pronto per trovare la casa editrice adatta allo stampo che Giulia voleva improntare. Dopo aver scoperto del progetto editoriale di Hanna e dalla sua squadra, non esita a mandare il primo capitolo di quel romanzo. La casa editrice, nel momento dell’invio di un manoscritto, richiede di esplicare l’aspetto femminista di questo; tale processo di selezione ha colpito l’autrice proprio per i principi affini a Le Plurali.

La caregiver imperfetta

Alice è la protagonista del romanzo in questione. È un personaggio vero, autentico, imperfetto e non particolarmente simpatico. Convive con il suo compagno Alberto e, nel pieno della relazione, quest’ultimo scopre di essere affetto da una malattia neurodegenerativa precoce. Dopo quella scoperta, Alice si ritrova a compiere il ruolo della caregiver, figura importante per la persona malata.

Giulia Pretta, durante lo studio del personaggio protagonista, si imbatte in un articolo non particolarmente entusiasmante di un settimanale di target femminile che tratta del fenomeno dei podcast: la giornalista del pezzo in questione si chiede cosa fanno le persone mentre ascoltano questi, marcando la differenza di azioni compiute tra uomo e donna; mentre “lui” li ascolta durante attività legate al mondo lavorativo, “lei” li fruisce mentre si occupa della casa e della gestione della famiglia. L’articolo va, quindi, a sottolineare come la figura della caregiver spetti solo alla donna perché più capace e quindi marcando un binarismo nocivo e sessista. Sorge spontaneo, alla scrittrice, il ragionamento che non si nasce caregiver. Alice si allontana da questo stereotipo: se fosse esistito un manuale della brava caregiver, sicuramente Alice non l’avrebbe seguito. La scrittrice giustifica così la non particolare simpatia della protagonista.

Gli oggetti rivelatori della malattia

Nel capitolo chiamato “intermezzo”, si scopre che le funzioni cognitive di Alberto non sono regolari durante un momento di effusione dei due: Alice, infatti, è legata al letto per mezzo delle manette. Vorrebbe liberarsi, ma il ragazzo non si ricorda dove ha messo le chiavi. L’escamotage della dimenticanza di questo oggetto è un motivo ricorrente nel cinema e nelle serie tv: Giulia Pretta si rifà a Grey’s Anatomy, serie che viene ripresa in più momenti del romanzo, e alla parodia de Il Signore degli anelli, ovvero Lo svarione degli anelli, che affronta il motivo con uno sfondo volgare e sarcastico. L’autrice ha cercato di mantenere l’aspetto ironico nel romanzo, associandolo alla tematica della malattia; questo accostamento ha messo in dubbio Giulia Pretta, correndo il rischio che il lettore mal interpreti il messaggio e lo consideri una scelta irrispettosa. In realtà, l’ironia che contraddistingue Alice e che ci accompagna nel corso del romanzo è necessaria: la utilizza come scudo per affrontare la malattia del fidanzato.

Struttura al limite del teatrale

Ogni capitolo del romanzo è nominato con i nomi delle stanze della casa in cui i due protagonisti convivono. Inoltre, la casa editrice decide di aggiungere graficamente la planimetria dell’appartamento – poco realistica, a detta dell’autrice; questa, nel decorso della malattia, risulta sempre meno chiara e meno intensa di colore.

Il motivo di questa struttura, quasi teatrale, risulta chiaro se si pensa al momento di gestazione del romanzo, ovvero nel primo lockdown, durante il quale la casa è diventata una protezione e un rifugio, che si ha imparato a conoscere a fondo. Inoltre, per Giulia Pretta era interessante mostrare il prima e il dopo della malattia, anche in relazione agli spazi: dalla gioia della convivenza alla rivalutazione del luogo per renderlo agibile ad un malato di Alzheimer.

Infine, una motivazione è prettamente tecnica: l’autrice vuole che l’ambientazione rimanga dentro le quattro mura domestiche perché ciò risulta più convenevole per i suoi punti di forza da scrittrice: si sente più a suo agio nei dialoghi rispetto alle descrizioni dello spazio perciò rimane dentro alla sua confort zone e non si azzarda ad aggiungere ambientazioni esterne alla casa. L’autrice rispolvera gli studi universitari in archeologia, riprendendo la teoria marxista: l’aspetto di questa riguarda la funzione materialistica e utilitaristica dei dati archeologici, senza motivazioni simboliche.

Concetto di libertà

Nel capitolo che si intitola “Il giardino”, si tratta il tema de fine vita: infatti, Alberto dedica un suo spazio per la scrittura del testamento biologico. In Italia ad oggi tale documento risulta carta straccia perché l’eutanasia costituisce un reato. Durante la stesura del capitolo sul testamento – nel febbraio 2022 – in Italia la Corte di Cassazione dichiara inammissibile la raccolta firme (più di un milione di adesioni) per l’eutanasia legalizzata. La scrittrice riprende l’avvenimento accaduto per dedicare spazio nel racconto al concetto di libertà personale e di libero arbitrio. Per l’autrice, la quale desidera schierarsi dalla parte della vox populi preferendo astenersi dalle questioni politiche e religiose, la base di tutto si rifà alla libertà personale: “voglio poter decidere per me”. In aggiunta, nella sua riflessione, recupera un concetto dello scrittore Luciano de Crescenzo: «Il problema è che gli uomini studiano come allungare la vita, quando invece dovrebbero studiare come allargarla».

Il motivo del titolo

In conclusione, ci si domanda il perché del titolo, aspetto che desta sempre molta curiosità ai lettori e alle lettrici. In questo romanzo, Giulia Pretta riprende una strofa di una canzone di Vinicio Capossela, Il paradiso dei calzini, che è anche la frase di esergo del libro: «dove vanno a finire i calzini quando perdono i loro vicini?». Cosa fa il calzino quando perde il match perfetto?

 
 

Segui la pagina Sherbooks

Facebook

Instagram

 
 
loading... loading...