Monologo scritto ed interpretato da Natalino Balasso

L'idiota di Galilea di Natalino Balasso

Teatro Villa dei Leoni (Mira)

16 Novembre 2011

Cafarnao, Galilea.  Secondo il Vangelo di Matteo, la città di Gesù.

Per intenderci, quella che vide il figlio di Dio camminare sulle acque del lago, il lago di Tiberiade, e compiere tante altre imprese che vanno sotto la più precisa denominazione di "miracoli".

Cafarnao, Galilea. Una città come tante altre, che si specchia sul più grande lago della Palestina. In una falegnameria vive un idiota, uno di quelli a cui gli amici tirano le pietre, che ha trovato un senso alla sua vita nella piallatura delle assi di legno.

I suoi amici sono dodici, e non gradiscono la compagnia dell’idiota, soprattutto quando seguono il loro Maestro. Una “persona buona”, come la descrive l’idiota stesso, che vuole parlare ai semplici, agli umili. E l’idiota è tutto questo: vittima prescelta di un razzismo intellettuale che traccia una netta linea di confine disponendo sulla propria sponda ‘quelli che capiscono’.

L’idiota è sempre dalla parte opposta. Eppure, a chi si ferma ad ascoltarlo, offre una prospettiva degli eventi che allarga la sua comprensione. E di cose ne sono successe, in quell'anno zero della Palestina. Natalino Balasso mette in scena un personaggio "dostoevskijano", un idiota consapevole dei propri limiti e di essere deriso ogni volta che apre bocca. Eppure parla, parla e racconta la formazione degli apostoli e le imprese del Maestro, e grazie alla sua voce tutto risulta più chiaro, persino il suo miracolo più grande, quello della resurrezione dei morti: privilegio per pochi, vedi Lazzaro, la cui esclusività viene motivata dall’idiota come un argine al sovrappopolamento globale.

La religione è un pretesto per affrontare un tema che oserei definire "il" tema: allo schiavo analfabeta, la buona novella della liberazione scritta su un pezzo di carta gliela dovrà leggere qualcun’altro. E a farlo è quasi sempre il suo padrone.


 
 
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