Una nuova rubrica della Sherwood Webzine

Non può patriarcare per sempre

Come le nuove serie tv teen ci aiutano ad abbattere gli stereotipi

28 Ottobre 2022

In principio c’era Skins, che per prima, nel 2007, ci ha insegnato che un teen drama può essere interpretato da attori con meno di 30 anni, scritto da autori con meno di 30 anni e trattare di temi realisticamente accostabili a dei protagonisti adolescenti, con un linguaggio credibile e senza filtri, con drammi veri, da adolescenti, non improbabili dissertazioni filosofiche alla Dawson’s Creek.

15 anni dopo il panorama delle serie TV è stato completamente rivoluzionato da piattaforme come Netflix e così pure i contenuti; la sessualità, vera, non è più un tabù e nemmeno le reali problematiche adolescenziali, come la scoperta di sé, i disturbi alimentari, l’uso di sostanze, la salute mentale, specie dopo serie del calibro di Euphoria o Sex Education.

Le serie teen oggi non ricalcano più un modello di mondo degli adulti vagamente declinato in chiave adolescenziale, aggiungendo qua e là qualche dramma amoroso, la scuola, e tanti saluti; ci portano dentro a dinamiche proprie delle generazioni più giovani, della gen Z quindi, che per fortuna, su alcune tematiche, sta anni luce avanti non solo ai boomer, ma anche a noi “anziani” gen Y cresciuti a The O.C. e Gossip Girl (necessaria precisazione: queste serie le ho comunque amate e continuo a farlo).

Le nuove generazioni vivono la fluidità nei rapporti, nell’espressione di sé e del proprio genere, sono cresciute conoscendo bene termini come body-positive, autodeterminazione, inclusività, queer, facendoli propri in un modo così naturale come solo le persone più giovani sono in grado di fare. Va da sé che le serie tv dedicate a questo target, propongano contenuti adeguati allo stesso. Abbiamo scoperto – finalmente – che gli adolescenti fanno sesso, scoprono sé stessi, hanno delle idee loro, che non sono certo quelle che gli adulti suppongono debbano avere; vogliono vivere e vogliono farlo senza troppi problemi.

Nelle serie di oggi, nella maggior parte dei casi, le ragazze non si fanno mettere i piedi in testa, non sono alla spasmodica ricerca del principe azzurro (bello, atletico, popolare, ecc.) che le faccia sentire realizzate, o del cattivo ragazzo bello e tenebroso da salvare; fanno delle scelte libere ed autodeterminate, fregandosene del giudizio della maggioranza e non fermandosi alle apparenze.  
In alcuni casi però, le cose vanno esattamente come andavano prima, c’è chi si annulla dietro al belloccio di turno, viene trattata male, manipolata, abusata psicologicamente e/o fisicamente, ma in questo caso la rappresentazione ci fa cogliere subito tutto questo come un qualcosa di sbagliato, problematizza la questione, non ce la piazza là come se fosse tutto normale, ci fa empatizzare col personaggio e non ci porta a fare victim-blaiming, cosa che invece spesso succedeva prima (quante volte, quando la ragazza faceva una determinata scelta in materia sessuale o amorosa e andava a finire male, lo spettatore veniva sapientemente guidato a pensare “beh, un po’ se l’è cercata”?).

Nel 2022 le ragazze nelle serie hanno le mestruazioni, e vanno in bagno a cambiare l’assorbente, sospese col didietro a mezz’aria per non toccare la tavoletta, reggendo con la bocca l’incarto dell’assorbente nuovo prima di avvolgerci quello vecchio, esattamente come tutte noi. Prima al massimo vedevamo un tampax nel suo incarto colorato che sbucava da qualche borsetta rovesciata, provocando enorme imbarazzo a tutti i presenti.

Quello che negli anni ‘00 era avanguardia pura, ovvero l’inserimento di un personaggio gay nel cast protagonista (Maxxie, ti abbiamo amato tanto), ora è talmente scontato che possiamo finalmente andare oltre al personaggio omosessuale maschio, bianco e cis. Le quote queer si sono ampliate, troviamo sempre più spesso personaggi trans, non-binary, con orientamento sessuale fluido, che ci vengono presentati senza troppe cerimonie, finalmente normalizzati, senza che sia necessaria una digressione di un quarto d’ora sul fantomatico passato di quella persona che deve vivere il suo essere queer per forza come una mortificazione.

Il femminismo è ormai un assunto, non serve neanche più che i personaggi femminili lo nominino, semplicemente viene messo in pratica quando le ragazze non accettano soprusi maschili, ruoli di genere imposti, tradizioni discriminatorie. Si inizia sempre di più a vedere rappresentati personaggi nello spettro autistico, personaggi infine normalizzati e ritratti in maniera realistica e non pietistica, con i loro pregi e i loro difetti. I corpi si fanno meno patinati, con protagonisti “fighi” e popolari con l’acne, o forme non necessariamente magre e toniche. Possiamo cominciare a notare anche persone con disabilità fisiche che vivono le loro vite in tutta tranquillità assieme agli altri personaggi.

I prodotti televisivi destinati al pubblico più giovane, in passato abitualmente catalogati come materiale di serie b – perché in fondo gli adolescenti mica vanno a cercare la qualità, giusto? – oggi celano in realtà dei contenuti molto più politici di quanto possiamo pensare; solo, con una veste estremamente accattivante.

Il mondo sta cambiando insomma, come succede da decenni, con la differenza che adesso questo mondo che cambia gode anche di una buona rappresentazione nei media e non è più prerogativa delle ristrette cerchie dell’underground giovanile. Spesso questa rappresentazione è sottile, viaggia in qualche sottotrama, senza essere trattata troppo esplicitamente, ma è lì, esiste, la vediamo e pian piano la assimiliamo, imparando a normalizzare sempre più situazioni e dinamiche prima del tutto impensabili.

Le serie teen attuali ci aiutano – forse non sempre consapevolmente – a decostruire molti preconcetti e stereotipi, in particolare quelli patriarcali, questione che merita certamente un approfondimento.
Da oggi parte quindi una nuova rubrica, a cadenza assolutamente casuale, ad esse dedicata!

Perché la rivoluzione si fa in vari modi. Anche coi prodotti di intrattenimento.

 
 
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