2015: Spike Lee e Moni Ovadia incontrano i classici greci

14 Settembre 2022

I classici greci incontrano gli autori contemporanei. E così accade che un regista cinematografico come Spike Lee ed uno teatrale come Moni Ovadia, abbiano trovato per ispirazione delle loro opere, oltre che attinto per la trama e richiamato in qualche modo direttamente, da due grandi autori del teatro della grecia classica. E questo avveniva nello stesso anno, per una sorta di risonanza tra antico e moderno tra opere del passato e del presente, cioè nell’anno 2015. Proprio in quell'anno infatti Spike Lee dava vita a Chiraq, film – musical ispirato a Lisistrata di Aristofane (411 a.c.), mentre presso il teatro greco di Siracusa Moni Ovadia metteva in scena Le Supplici (463 a.c.).

Gli elementi che si ritrovano in Chiraq, film di Spike Lee del 2015, sono tanti: musical hip hop, denuncia sociale, sermoni… eppure per quanto i messaggi espressi, in vari modi, siano tutti contemporanei, la struttura di questa originalissima pellicola si basa su una commedia del 411 a.C. del commediografo dell’antica Grecia Aristofane.

Stiamo parlando di Lisistrata, celebre opera diventata nel tempo manifesto pacifista. Ai tempi del film di Spike Lee però siamo in una Chicago trasfigurata dei giorni nostri. Iniziano le prime battute del film e viene proposto graficamente uno degli assunti di partenza dell’intera opera: dal 2001 al 2015 sono morti 2349 americani nella guerra in Afghanistan, 4424 dal 2003 al 2011 nella guerra in Iraq; durante gli stessi anni nella città di Chicago ci sono stati 7356 omicidi, principalmente per armi da fuoco, quasi tutti commessi da neri appartenenti a gang rivali tra di loro. La Chicago di oggi sembra quasi l’Iraq e per questo diventa Chiraq.

E come nell’opposizione tra i guerrieri ateniesi e spartani della commedia di Aristofane, nella Chiraq di oggi ci sono non due eserciti, ma due gang rivali: i Troiani che vestono viola, contro gli Spartani che vestono arancione. E poi c’è la protagonista, Lysistrata, che come la protagonista dell’antica commedia di Aristofane, ha un’idea. Propone alle donne della gang rivale degli spartani di attuare lo sciopero del sesso per fermare il massacro tra bande all’interno della città. Le donne trovano l’accordo, gli uomini sono messi ad un angolo e tutto avviene in spassosissimi dialoghi in rima rap ed intervalli in cui prende la parola la voce del narratore – cantore Samuel L. Jackson. Spike Lee carica molto di senso politico i messaggi del film, più forti di un colpo di pistola: c’è la critica diretta alla National Rifle Association, che vende le armi attraverso cui si sterminano i neri e la critica alle forze dell’ordine che non sembrano meno violente delle gang che si fanno guerra tra loro, ed in questo senso non manca quindi un riferimento esplicito a Black Lives Matter.

La conclusione a lieto fine è un po’ dalle tinte generiche del tipo "No alla violenza" che più che ricordare l’intensità di film di Spike Lee del calibro di Fa la cosa giusta oppure Blackkkklasman ricordano il video di Micheal Jackson del 1983 Beat it, dove due bande rivali esortate dal re del pop decidono di smettere di darsele, ma vale la pena comunque vedere Chiraq.

Il 2015 è l’anno in cui in Italia, presso il teatro greco di Siracusa, viene messa in scena la tragedia di Eschilo de Le Supplici, per la prima volta in scena nel 463 a.C., con la regia di Moni Ovadia. Nella trama della tragedia originaria si può scorgere il tema dell’accoglienza dei migranti in fuga dalla loro terra, che parla a noi in maniera ancora attuale dopo millenni dalla prima messa in scena: le figlie del re egizio Danao, insieme al loro padre, scappano in fuga dall’Egitto per sfuggire ad un matrimonio forzato e portatore di violenza, dirette verso le coste greche nella città di Argo. Qui arrivate, chiedono di essere accolte rivolgendosi al re di Argo, Pelasgo, che accetta la loro richiesta dopo aver consultato l’assemblea cittadina. Moni Ovadia, che impersonifica Pelasgo, crea una rappresentazione piena di musica dalle sonorità mediterranee, che insieme alla scenografia ed ai costumi creano uno scenario adatto al messaggio civile e proprio dei nostri giorni della piece: l’accoglienza dei migranti in fuga.

I personaggi parlano in siciliano in una versione delle Supplici molto diversa da quelle canoniche, cantata dunque e cuntata, dai ritmi i sapori e gli odori mediterranei. Bravissima l’attrice Donatella Finocchiaro, siciliana d’origine, a capo delle donne egiziane che chiedono asilo. Nel 2003 presso il teatro greco di Siracusa ebbi modo di vedere la tragedia delle Eumenidi, sempre di Eschilo, ed è chiaro che l’opera di Ovadia risulta essere molto meno canonica rispetto al modo di mettere in scena le opere dei classici greci, e per questo motivo è anche criticabile; ma il messaggio civile dell’accoglienza e la sua godibilità generale dell’opera, la porta ad essere più che riuscita.

Le Supplici di Ovadia si possono vedere su You Tube o Rai Play.

 
 
loading... loading...