TOday Festival si รจ svolto a Torino dal 26 al 28 agosto 2022, qui i live report dei gruppi principali.

Un idillio di fine estate: TOday Festival 2022

2 Settembre 2022

Il piacere dell’appuntamento fisso di fine estate, l’auspicio di vedere eventi del genere moltiplicarsi lungo lo Stivale, la voglia di ritrovarsi o di incontrarsi la prima volta, le parole e i suoni  per raccontare il mondo che ci circonda e quello che verrà negli incontri pomeridiani  e nelle serate danzanti dell’ex Fabbrica INCET: l’edizione numero sette appena archiviata del TOdays Festival ha nuovamente appagato sogni, desideri e sensazioni, fornendo al contempo (almeno ci si augura possa essere così un po’ per tutti) nuova energia e anche un po’ di coraggio per un autunno che sarà particolarmente memorabile per tanti motivi sbagliati.

E sul palco?

Beh, con schiettezza e senza troppi fronzoli, senza alcuna pretesa di originalità, sbrighiamo la pratica andando di pagelle, con un giudizio senza voti, in ordine di apparizione dal venerdì alla domenica (ogni sera, ricordiamolo, erano di scena 4 nomi):

ELI SMART - sostituto last minute dei newyorkesi Geese, ha diffuso il suo soul pop hawaiano senza troppi patemi d’animo, simpatico compendio scanzonato per le bevute all’ora dell’aperitivo. Chiedere di più è oggettivamente impossibile;

HURRAY FOR THE RIFF RAFF - un set il suo che convince per una metà, la prima, in energia e tenuta di palco, per poi perdersi gradualmente in composizioni non troppo a fuoco. Qualcosa da rivedere ma detto a beneficio di chi l’avesse ascoltata per la prima volta traendone la stessa opinione: la prima impressione non è quella che conta;

BLACK COUNTRY, NEW ROAD – il loro futuro i ragazzi del Cambridgeshire stanno provando a scriverlo sul palco, con nuovi brani che odorano del bel suono di Canterbury di una volta, ma un po’ privi di un centro di gravità permanente. Il colpo dell’abbandono a febbraio di Isaac Wood non è stato ancora ben digerito ed è inevitabile. Il cuore c’è, il talento non manca, il pubblico spontaneamente applaude per incoraggiare e loro, tutti con delle facce da bravi ragazzi, ringraziano quasi sollevato. Il tempo ci dirà;

TASH SULTANA - una dimostrazione di tecnica in solitaria nel costruire le canzoni loop dopo loop che ben presto annoia e sul lungo periodo quasi infastidisce. Con una band alle spalle non cambiano più di tanto le cose, perché manca la sostanza: le canzoni. A volte carisma ed energia non bastano. Per il pubblico, in visibilio dal primo istante è sì. Per chi scrive, decisamente no;

SQUID – guarda come s’alza il polverone: ebbene sì, il pogo esiste ancora. Il mix post-kraut-psichedelico dei ragazzi di Bright Green Field vince e convince ed è chiaro a tutti subito che ha quasi del delittuoso vederli in apertura del day 2. Finiranno per essere i migliori del giorno, ma voi non saltate i prossimi 3 giudizi e continuate come se nulla fosse;

LOS BITCHOS – avessero avuto il ruolo in scaletta di Eli Smart il giorno prima sarebbero state perfette: ma son frizzantine quanto basta fra cumbia, surf, psichedelia turca e chi più ne ha più ne danzi. Vincitrici a man basse del premio “Oh, noi il nostro l’abbiam fatto”;

MOLCHAT DOMA - pioggia, lampi e darkwave, un connubio perfetto, per certi aspetti: derivatività a pacchi come tanti, d’altronde, successo vasto, dubbi a iosa. Meglio aspettare che spiova da qualche parte al sicuro;

FKJ – Fenomeno da internet, che dispensa coolness sonora electro jazz /aggiungete voi per un pubblico in parte spiazzato dalla collocazione come headliner. Un nome di “prospettiva” per le line-ups che verranno, magari con un’audience più avvezza a “nuotare “in certi mondi;

ARAB STRAP – Poesia, alcool, chitarre sostenute, classe. Anche nel loro caso, l’apertura (siamo al day 3) risulta un po’ ingiusta. Ma è pur vero che importa davvero poco, con cotanta bravura. Aidan Moffat vincitore incontrastato del trofeo “Amabile Alcolista” della Rassegna. Chapeau;

DIIV – Da manuale dello shoegaze e dintorni, con tutti gli annessi e i connessi.  Il pubblico apprezza e inizia a scaldarsi in previsione del set successivo. A loro modo, impeccabili;

YARD ACT – Frenetici, divertenti e divertiti, alla prima Italiana gli Yard Act sembrano convincere anche più che su disco. Viva la cazzoneria e chi la creò;

PRIMAL SCREAM – Da Screamadelica solo 2 pezzi, suonata un’altra scaletta rispetto alle aspettative. Band non del tutto coesa. Bobby Gillespie vestito come la copertina del disco. Gli aromi Stonesiani non mancano ovviamente, ma sembra ci sia qualcosa di Sex Pistols, nel senso di (piccola) grande truffa del rock’n’roll. È solo per amore che non si pronuncia la parola “delusione”, perché poi non si saprebbe spiegare il gaudio nell’ascolto di cose Movin’On Up o Rocks. Bobby, Bobby…mannaggia a te!

Così parlò Albothustra.

Grazie Sherwood per la possibilità concessami. See you soon.

Ascolta la nostra playlist:

 
 

Credit foto a www.todaysfestival.com


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