Venezia79 - "White Noise", un presagio, il caos e forse la speranza?

Adam Driver e Noah Baumbach, la coppia artistica al quarto film insieme, inaugurano l'edizione 2022 di Venezia. Le numerose carte in tavola messe dal regista lasciano interrogativi e qualcosa in sospeso.

31 Agosto 2022

Circa 350 appuntamenti tra proiezioni, conferenze stampa e eventi, 68 film in programma, capienza piena in sala e un red carpet senza più barriere; si presenta così la settanovesima edizione della Mostra del cinema di Venezia (90 anni dalla fondazione).

Il resto è rimasto alle origini, a quella prima volta dal 6 al 21 agosto 1932, al Lido di Venezia - of course - con la terrazza che da sull’approdo dell’Hotel Excelsior, dove arrivano vip di qualunque sorta ed elevatura, poi c’è il Palazzo del Cinema, la Sala Darsena, il Palazzo del Casinò e migliaia di persone che per dieci giorni calpesteranno il lungomare dell’isola veneziana.

Quest’anno dal 31 agosto al 10 settembre, con la cerimonia conclusiva dove verrano assegnati i premi, si appresta ad essere ancora una volta la kermesse di fine estate per eccellenza con un parterre di star internazionali pronte a calcare il red carpet.

C’è chi direbbe “Mostra bagnata, mostra fortunata”, perlomeno così è iniziata la prima giornata, che vede il debutto White Noise di Noah Baumbach come film di apertura, nonché in concorso.

Solo la scena finale della pellicola merita l'ingresso in sala, un piccolo musical prima dei titoli di coda che disvela la metafora centrale del film, la modernità capitalista.
L'opera è la traslitterazione in pellicola del successo letterario di Don DeLillo del 1985, targato Netflix e che rimane profondamente fedele allo spirito del testo di partenza.

Il film è ambientato nel Midwest e vede protagonista una famiglia borghese, siamo negli anni della presidenza Reagan, ma sono numerosi i richiami che alla contemporaneità e a una società come quella attuale, dove una delle ambientazioni più ricorrenti è il supermercato con quelle corsie infinite, sinonimo di abbondanza che la cultura occidentale del consumismo ha eretto a suo credo.

Jack Gladney (Adam Driver), professore universitario massimo esperto della figura di Hitler, e Babette Gladney (Greta Gerwig), insegnante di ginnastica posturale, hanno quattro figli avuti (anche) da precedenti matrimoni; una famiglia - «culla della disinformazione mondiale» citando proprio Jack Gladney - tranquilla che cerca di affrontare i banali conflitti della vita quotidiana, confrontandosi con i misteri universali dell’amore, della morte e con la possibilità di essere felici in un mondo incerto. 

Questo equilibrio viene sconvolto dall'arrivo di una spaventosa nube tossica provocata da un incidente ed è qui che il film - con addirittura la comparsa delle mascherine - diventa attualità, il richiamo alla pandemia non è solo tra le righe ma esalta la paura della morte che attanaglia costantemente i due coniugi protagonisti di White Noise. 

Ci troviamo così davanti ad una realtà escatologica da cui nessuno può scappare, dove la famiglia, la moralità, l’isteria di massa non solo sono la colonna portante del film, ma lo sono anche della modernità capitalista in cui viviamo. 

 
 
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