New Strife Lands - Il nuovo disco dei Kitch

Il quartetto francese che ci fa compiere un viaggio fatto di turbolenze

8 Luglio 2022

New Strife Lands è un viaggio fatto di turbolenze. I Kitch con quest’album si ergono a piloti aerei, guidandoci tra melodie completamente diverse tra loro, passando dal rock, al post punk, all’elettronica tra brani noise e melodici. Si trovano pezzi che sembrano essere scollegati tra loro, come se facessero parte di album diversi ed altri invece, che vogliono essere la progressione di quello precedente. Un bel puzzle da 17 pezzi a cui sta all’ascoltatore rimetterli insieme.

Il quartetto francese fa uscire il loro terzo disco, a distanza di due anni da Calame – il loro secondo album-, il 6 maggio 2022 per l’etichetta À Tant Rêver du Roi.

New Strife Lands si apre con Étambot, una traccia che trasporta l’ascoltatore in uno stato di ansia, con suoni elettronici gravi. Si potrebbe dire quasi perfetta per essere utilizzata in una scena di un film horror, dove lo jumpscare è dietro l’angolo. Stessa sensazione di inquietudine la si prova all’inizio dell’ascolto del secondo pezzo Anytime, che sembra quasi essere una continuazione di Étambot, dove la voce si fa più esasperata e angosciante, fin quando la canzone non si apre e lascia spazio a suoni più melodici.

Il terzo brano – Cracky- ha un’impronta più rock, che ricorda il sound degli Arctic Monkeys, differenziandosi sempre tramite la caratteristica di utilizzare una voce inquietante.

I Kitch sembra che vogliano farci riposare con Coursive, come preparazione a Stolen Cage, un brano che fa risvegliare l’ascoltatore con sonorità progressive rock e psichedeliche che vengono tenute in modo impeccabile senza mai stancare, alternandosi con la loro peculiarità dell’essere un po’ creepy in alcuni punti. Ed è quello che si evince anche in Trippy, che si differenzia dal fatto che ci sono delle leggere influenze dai Limp Bizkit.

L’intermezzo Embellie torna ad inquietare, con suoni che ricordano altalene arrugginite, per lasciare spazio a Could be che in maniera del tutto inaspettata accoglie l’ascoltatore con il suono di una chitarra acustica. La sensazione è come quella di quando, a seguito di una giornata di pioggia, esce un pallido sole… e nel viaggio fatto di turbolenze dei Kitch, questo rappresenta proprio un compromesso per la ricerca della tranquillità. Il sole che riesce a scorgersi anche con la calma che si respira ancora di più con le melodie del pianoforte in Syzygie, un brano senza parole. La dolcezza si sente anche in The only one solution, con un mandolino e pianoforte struggenti sul ritornello che sfumano rendendo il brano irrequieto.

Cabaner funge da tunnel spaziale per trasportarci nuovamente nelle turbolenze del quartetto, con Absent Again e Mac II duepezzi metal che ricordano i Rage Against The Machine, con una batteria prepotente e aggressiva, che sa mantenere il tempo e che fa venire voglia di ascoltarli live per far sentire dritta la vibrazione delle percussioni.

Ed è con Étrave che i Kitch concludono la loro esperienza da piloti aerei e decidono di farlo con un sound elettronico e futurista, atterrando sul palco di un piccolo club, che sarebbe capacissimo di far respirare l’atmosfera frenetica, quella che fa scatenare tutti sotto il palco, e al tempo stesso intima che questo viaggio ha scaturito in ogni singolo ascoltatore.

 
 

 
 
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