Enemy – Il nuovo singolo dei Dalyrium Bay

“I died, while you are pretending this bloody system ain't fucked up!”

7 Luglio 2022

Qualche mese fa abbiamo intervistato Giovanni Leone, il frontman dei Dalyrium Bay, (leggi l’intervista qui) che ci aveva anticipato l’uscita del brano. Quel momento è arrivato e qui a Sherwood abbiamo avuto la possibilità di ascoltare in anteprima il nuovo singolo in arrivo l’8 luglio: ecco a voi Enemy!

Sempre fedele al suo stile inconfondibile la band si apre, come già anticipato, verso temi socialmente impegnati. Qui in particolare viene denunciato l’atteggiamento occidentale nei confronti dell’immigrazione. Durante tutto il brano si alternano, spesso facendo volutamente difficoltà a distinguerle, le voci di due personaggi: un ipotetico occidentale che nei suoi sogni inizia a dubitare su chi sia dalla “parte giusta” (“Alone was the kid who was stuck into my mind for my bad dreams, on him! / Bombing his homeland, guessing who's the real terrorist!?”); e un migrante non definito che denuncia il trattamento a cui viene sottoposto. 

Dal primo verso, dove l’occidentale si chiede chi sia il vero terrorista, le frasi che vengono proposte lasciano sempre un dubbio: chi le sta pronunciando? Un esempio lo possiamo trovare nel pre-chorus:

When I wrecked in your land, you are still being so mad.

Your god had me damned that's the shit that I get.

You are still being so mad 'till  I get down to hell.

Without shoes on my feet, I'm Freezing to death!

Chi parla nei primi tre versi? Un invasore occidentale che, sbarcato in terra straniera (per esportare la democrazia? Per un’azione di “pace”?), si ritrova condannato dal Dio del posto e odiato dalle persone? O il migrante tipo che subisce lo stesso trattamento all’arrivo in un paese? Il tutto si risolve alla fine dove, richiamando una situazione di povertà, si capisce che a parlare è il migrante, ma fino a quel punto rimaniamo in una situazione di forte ambiguità. 

La seconda strofa rappresenta una risoluzione rispetto alla precedente: l’occidentale non si chiede più chi sia il terrorista, ma si paragona direttamente a questo per il bombardamento del paese del bambino nei suoi sogni (“Bombing his country, like the most evil terrorist.”). La strofa si conclude con la descrizione della situazione degradante del migrante che, costretto a dormire sotto un ponte, chiede di essere libero. Lo stesso brano si chiude con una condanna al nostro sistema: “I died, while you are pretending this bloody system ain't fucked up!”.

La provenienza del protagonista non viene mai specificata, alludendo al problema della classificazione e discriminazione secondo il “tipo” di immigrato.

Il singolo è caratterizzato da toni abbastanza cupi e aggressivi, un esempio sono i pick scrape in quello che è a tutti gli effetti un breakdown a fine canzone. Nonostante questo, si presenta comunque un brano molto ritmico e con una forte presenza melodica della tromba, in perfetto Twisted Folk per smuovere anche i più timidi e trascinarli a ballare sotto il palco.

Non dobbiamo lasciarci ingannare dalla musicalità e ballabilità di Enemy e prestare attenzione al testo che, nell’ambiguità delle voci, porta alla luce un tema molto caldo per la nostra società.

Siete carichi? Incollatevi a Spotify e YouTube per non perdervi l’uscita di Enemy! Fate un salto sul sito dei Dalyrium Bay per rimanere sempre aggiornati sulle date dei loro live.

Che questo sia il primo singolo di un nuovo album?

 
 
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