Live Report: Primavera Sound 2022 - Weekend 2

Il festival celebra finalmente la sua ventesima edizione

17 Giugno 2022

Dopo tre anni di attesa, dovuti all'irruzione nelle nostre vite del COVID-19, si è finalmente svolto il ventesimo anniversario del Primavera Sound, il più importante festival musicale della Spagna e uno dei più importanti a livello internazionale. La webzine di Radio Sherwood era lì nel secondo fine settimana del festival, che ha riunito più di 80.000 persone ogni giorno. Questa pausa globale, particolarmente dura per il settore musicale, ha reso più che evidente il desiderio di assistere ai concerti, e quasi nessuno di noi vedeva possibile la ripresa di eventi di questo calibro nel prossimo futuro. I promotori e gli organizzatori hanno lavorato al massimo, in condizioni estremamente complicate, con continue cancellazioni dovute a casi COVID o a vari incidenti di programma degli artisti, con pochi giorni od ore per reagire.

È fondamentale sottolineare che negli ultimi anni più di 45 festival si sono impegnati a raggiungere un equilibrio di genere 50/50 nelle loro line-up entro il 2022, e nel 2019 il Primavera Sound è stato confermato come il primo festival a livello internazionale a raggiungere questo obiettivo, con artisti come Lizzo, FKA Twigs e Robyn tra i primi nomi. L'impegno per la parità di rappresentanza continua ancora oggi, anche se il festival cresce: l'edizione 2022 è stata estesa a due fine settimana e ai giorni intermedi, con un numero di donne più alto che mai nella line-up. In questo breve report, metteremo in risalto tre dei concerti più straordinari delle artiste presenti, la cui scelta è stata indubbiamente molto difficile.

1. Lorde

Un tramonto nel porto di Barcellona è senza dubbio la migliore cornice possibile per un concerto della neozelandese Lorde, soprattutto considerando che il suo ultimo album, Solar Power (2021), è incentrato sulla forza dell'estate e del mare. La ventiseienne non è più quella teenager introversa che nel 2013 ha rivoluzionato il mondo del pop elettronico con singoli come Royals e Tennis Court, per poi ripetersi anni dopo con l'emotivo e sperimentale Melodrama (2017), considerato uno degli album più influenti del indie pop dell'ultimo decennio. Sul palco, accanto a un grande set di estetica psichedelica e alla sua band, si è mostrata sicura di sé e molto emozionata di tornare a suonare in suo ambiente preferito per esibirsi, un festival, esprimendo anche quanto fosse impaziente di vedere i The Strokes, che si sarebbero esibiti dopo di lei. Mentre inni come Green Light e Ribs, che è ancora difficile credere che abbia scritto a soli 15 anni, hanno fatto rimbalzare con entusiasmo il pubblico al suo fianco, brani come The Path e Secrets from a Girl (Who's Seen it All) dimostrano la crescita e la maturazione vocale dell'artista, perché «Couldn't wait to turn fifteen, then you blink and it's been ten years. Growing up a little at a time then all at once». L'intima Liability crea un'atmosfera unica tra il pubblico, che canta con emozione ogni singola parola, così come la potenza elettronica di Supercut ci fa saltare per quasi cinque minuti. Il tocco finale è l'ingenua Solar Power, che trasmette l'energia di un giorno d'estate che non vuoi che finisca mai. L'artista ha saputo scegliere la scaletta perfetta per un festival, dando risalto alle sue composizioni più apprezzate, che sono state più che accolte dalle migliaia di fan presenti, portandoci in ogni momento in Perfect Places.

Lorde (Primavera Sound)








2. M.I.A.

La veterana rapper britannica di origine tamil ha chiuso la giornata di giovedì 10 con uno spettacolo pieno di forza e sostenendo la necessità di un'unità collettiva. Il concerto è iniziato in grande stile con l'esecuzione del suo repertorio più classico, con canzoni come Bucky Done Gun e Bird Flu e gli inni che sono diventati Bad Girls e World Town. Come non poteva essere altrimenti, durante la prima parte era presente un forte messaggio politico contro il sistema, costante nella carriera dell'artista, rafforzato dalle immagini proiettate e da un rap di sfida e di potere. Un frammento della canzone Bulería, della cantante barcellonese Rosalía, in cui M.I.A. è citata come una delle sue ispirazioni («Che Dio benedica Pastor e Mercè, Lil' Kim, Tego e M.I.A.»), è stato suonato per tutta l'ora e mezza come interludio, insieme a un sample di Royals di Lorde, che si era esibita sullo stesso palco poche ore prima. Lo spettacolo ha vacillato un po' a causa dell'introduzione di alcune nuove canzoni che non sono entrate in sintonia con il pubblico, già abituato ad ascoltare una hit dopo l'altra, ma l'energia iniziale è stata presto recuperata grazie all'inserimento di un incredibile coro composto da alcune delle più eccezionali cantanti della scena catalana (tra cui Louise Samson, Pavvla, Núria Graham e Marina Herlop), che ha dato un tocco quasi celestiale alla chiusura della giornata.

M.I.A. (Primavera Sound)








© Ana Paez Sedano

3. Jessie Ware

Senza dubbio uno dei concerti più piacevoli del fine settimana si è svolto poche ore prima della chiusura, quello della cantautrice inglese Jessie Ware. Dopo la fine del concerto dei Tame Impala, una valanga di persone si è precipitata sul palco del Cupra, pronta a godersi un'ora di autentico spettacolo che sembrava essere uscito direttamente dallo Studio 54. Presentando il suo ultimo progetto, What's Your Pleasure? (2020), un album ispirato alle piste da ballo queer degli anni '80 a New York, l'artista, insieme a un gruppo di incredibili ballerini e cantanti voguing, ha portato la disco music in una calda notte di Barcellona. L'ipnotica Spotlight ha dato il via alla serata, dove l'energia del pubblico era palpabile, seguito da brani come Ooh La La La e Read My Lips. Uno spettacolo pieno di sensualità ed euforia, sia i fan che coloro che hanno semplicemente deciso di venire al concerto, hanno finito per immergersi nell'atmosfera creata. L'artista non poteva credere alla risposta entusiasta del pubblico, e ha confessato che durante la creazione dell'album ha sempre pensato che il suo spettacolo dal vivo sarebbe stato esattamente come quella sera. Le hit Hot N Heavy, con chiare influenze di Kate Bush, e Save A Kiss hanno segnato la fine. Un'ora di viaggio sfrenato verso la liberazione e il piacere, che è riuscito a portare il pubblico all'estasi più pura.

Jessie Ware (Primavera Sound)








© Dani Cantó

Si sono così conclusi tre giorni frenetici di concerti di immensa qualità, in cui il sentimento condiviso, sia tra il pubblico che tra gli artisti presenti, è stato l'enorme desiderio di vivere la musica dal vivo come la conoscevamo prima del 2020. I frequentatori abituali del festival hanno provato ancora una volta l'eccitazione e l'euforia che ti attanaglia per giorni, con la consapevolezza e la gioia di non dover aspettare due anni per sperimentarlo la prossima volta.

 
 
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