Dance Fever - Florence & The Machine

Florence Welch combatte i suoi demoni interiore attraverso un’esperenziale ricerca musicale

24 Maggio 2022

Esiste una figura femminile nella musica attuale assolutamente riconoscibile, sia per la sua estetica che per la sua voce: è Florence Welch, talvolta definita sui social network come la personificazione moderna di un ritratto preraffaellita/ o di una strega, a causa della sua ossessione per il mondo soprannaturale e magico. 

Conosciuta soprattutto con il nome della sua band, Florence & The Machine, ci ha deliziato il 13 maggio con il suo nuovo progetto, Dance Fever, un album massimalista in termini estetico-musicali che si lascia completamente alle spalle il minimalismo presente nei suoi ultimi due album, How Big, How Blue, How Beautiful (2015), e High As Hope (2018). Tra le artiste più affermate della scena, attiva dal 2009, è stata e continua ad essere un punto di riferimento per musiciste di oggi.

Come è successo a molti artisti, la creazione di questo nuovo progetto è avvenuta nei mesi precedenti alla pandemia, evento che ha assolutamente stravolto suono e contenuto. 

Come Florence stessa racconta ad Apple Music in una recente intervista, l'album è incentrato sulla febbre creativa che l'ha colpita dopo aver terminato il suo ultimo tour nel 2019, così nel febbraio 2020 si è recata nell'iconico studio Electric Lady di New York (fondato da Jimi Hendrix nel 1970) decisa a iniziare le registrazioni. Quello che è successo globalmente un mese dopo è storia. Solo un anno e mezzo dopo ha potuto riprendere la produzione, al fianco di Jack Antonoff, frontman della band Bleachers e produttore di alcuni degli album indie pop più quotati degli ultimi anni (Melodrama di Lorde, Norman Fucking Rockwell di Lana del Rey, Daddy's Home di St. Vincent tra gli altri) e del frontman della band Glass Animals, Dave Bayley. Florence voleva che i sentimenti di frustrazione, tristezza e rabbia presenti nelle canzoni - registrate in piccoli studi durante il confinamento - componessero l'anima del risultato finale. 

Nelle 14 canzoni dell'album non mancano le caratteristiche armonie con cori e falsetti pieni di riverbero, in cui l’iconica voce da mezzosoprano crea un'esperienza di pura catarsi. 

La composizione strumentale si concentra sul dialogo tra chitarre, sintetizzatori e batteria, con tocchi di percussioni più leggere. Se nei progetti precedenti la Welch tendeva ad usare un'infinità di metafore e a dare un carattere puramente poetico ai suoi testi, con una particolare fissazione per la mitologia, in questo caso l'autoconsapevolezza è sorprendente, ma senza mai perdere quel tocco letterario, spesso incentrato sul concetto di divino.

In King, primo singolo e brano di apertura, l’artista lotta in una dicotomia: da un lato vive il bisogno di dare priorità alla sua carriera musicale, al suo ego di artista, dall’altro si erge il desiderio interiore di sistemarsi e mettere su famiglia, per avere finalmente una vita stabile. «And how much is art really worth, the very thing you're best at is the thing that hurts the most.» 

Choreomania, invece,potrebbe essere considerata la traccia che dà il titolo all'album. Tale pezzo si riferisce ad un evento tragico del mondo della danza che ebbe luogo in Europa durante il periodo rinascimentale. Nel luglio 1518, una donna iniziò a danzare con fervore in una strada di Strasburgo, in Francia, e nel giro di un mese si unirono a lei quasi 400 ballerine, molte delle quali, alla fine, morirono per infarto o pura stanchezza. Welch è partita proprio da questa storia, progettando il tema dell'album intorno ad essa. 

«Something's coming, so out of breath, I just kept spinnin' and I danced myself to death.»

Freeracconta il suo rapporto con la salute mentale ed in particolare con l'ansia, che nel magnifico video musicale è personificata, in modo molto ironico, dal noto attore britannico Bill Nighy. Il videoclip è stato girato a Kiev lo scorso novembre ed è dedicato agli artisti che hanno collaborato, "la cui radiosa libertà non potrà mai essere spenta". Il ritmo costante della batteria elettronica ed il carattere etereo e distante delle voci principali e secondarie, riflettono questa lotta costante contro la marea. A volte l'ansia di Welch è così profonda che l'unico posto in cui trova riposo è nel processo di creazione della musica o sul palco. 

«Sometimes I wonder if I should be medicated, If I would feel better just slightly sedated. A feeling comes so fast and I cannot control it. I'm on fire, but I'm trying not to show it.»

Dadoffilè, da sè, un piccolo film horror incastonato in una traccia; un anno dopo l'inizio della pandemia è iniziata una nuova primavera, ma i casi di COVID erano ancora in aumento e la situazione era tuttavia fuori controllo. Ciononostante, F.W. non ha potuto fare a meno di provare un certo ottimismo guardando i narcisi sbocciare dopo mesi di confinamento in un simile caos globale. L'accostamento tra la primavera e l'intensità della strumentalità finale riflette l'angoscia interna della popolazione. Tra i film e i romanzi che l'hanno maggiormente ispirata, sia dal punto di vista musicale che visivo, ci sono Dracula di Bram Stoker (Francis Ford Coppola, 1993), l'adattamento di Suspiria di Luca Guadagnino (2019), Midsommar (Ari Aster, 2019) e Nella casa dei tuoi sogni della scrittrice Carmen María Machado

Le chitarre acustiche di Girls Against God ci fanno approdare al subconscio dell’autrice, le quali riflettono su come i concerti abbiano costituito la sua religione e come la musica rappresenti la sua pratica spirituale. Il pezzo trasuda pura nostalgia e desiderio di giovinezza. Le voci di sottofondo sono fornite dalla cantautrice, e dalla pupilla della Welch: Maggie Rogers.  

«I met the Devil, you know, he gave me a choice, A golden heart or a golden voice.» 

Caratteristica è l'importanza che F.W. attribuisce alle immagini, impreziosendo ogni progetto con un'identità molto forte. 

Per Dance Fever ha collaborato con la regista e fotografa Autumn de Wilde, nota per aver lavorato con musicisti come Elliott Smith, The White Stripes e Fiona Apple, e per aver recentemente diretto il fortunato adattamento del romanzo di Jane Austen, Emma (2020), con l’attrice Anya Taylor-Joy. Entrambe, non a caso, si sono ispirate alla ritrattistica vittoriana, specificamente al lavoro di Dante Gabriel Rossetti, cercando di riflettere qualcosa di affascinante ma intrinsecamente danneggiato con un tocco di tragicità.  

L'apice si raggiunge con My Love, la cui base elettronica e l'estetica glamour sembrano rendere omaggio allo stile barocco di Ceremonials (2011). Nata come una breve e triste poesia sul blocco creativo che stava attraversando alla fine del 2019, e su come il suo mondo abbia subito una svolta a 360º con l'inizio della pandemia, per diventare, ironicamente, la canzone più ballabile dell'album. 

«My arms emptied, the skies emptied, the buildings emptied. I don’t know where to put my love, do I wait for time to do what it does?»  

In breve, Dance Fever ci accompagna nella mente di una delle artiste più creative e personali della scena indie più rock. La sua abilità lirica mista alla sua capacità di creare un potente immaginario, fa vagare l’ascoltatore in una fantasticheria rinascimentale, a metà tra il fantasy e l'horror, combattendo i suoi demoni interiori attraverso l'esperienza musicale nella sua interezza.

 
 

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