Sempre mondo

Recensione della raccolta di poesie di Massimo Gezzi

18 Maggio 2022

Ho sempre avuto un grande dispiacere nei confronti della poesia, non sono ma riuscita ad apprezzarla come vorrei. Essendo una gran divoratrice di pagine e parole, questa mia mancanza mi ha sempre infastidito, e negli anni più e più volte ho provato a immergermi nelle poesie, cambiando autori e autrici, temi, epoche di composizione, pure lingua. Ma, pur essendoci delle cose che mi sono rimaste impresse (una su tutte, Prevert con la sua Alicante, ma anche tutti i brani studiati e ristudiati per la maturità), ancora la poesia non mi ha conquistata.

Però, negli ultimi mesi ho deciso di non andare alla ricerca di qualcosa che evidentemente non fa per me (forse troppo drogata di romanzi e narrativa varia, l’assenza di trama della quasi totalità delle poesie mi turba, tutto quello spazio bianco...), ma di lasciarmi sorprendere da ciò che mi sarebbe capitato tra le mani.

Così, sono arrivata a Sempre mondo di Massimo Gezzi, una raccolta uscita il 4 maggio per i tipi di Marcos y Marcos.

Raccolta divisa in quattro parti: la prima, Un’educazione sentimentale, è senza dubbio la mia preferita. Protagonisti sono un padre, la voce narrante, e la sua bambina. È incredibile la tenerezza con cui la figlia viene guardata vivere, attraverso le parole. Non viene propriamente descritta, le poesie non parlano di lei, ma di piccoli momenti quotidiani vissuti insieme, attraverso cui percepiamo il grandissimo amore che li unisce. Altri sentimenti pervadono le poesie di questa prima parte: lo stupore di fronte alle domande e alle preoccupazioni della bambina, stupore che lascia spiazzato il padre, che si trova in difficoltà, inadeguato nella sua ricerca di risposte; un senso di protezione, nei confronti della piccola, che però accompagna, e non limita le sue esperienze. Sono vere e proprie poesie d’amore, pervase di un senso di sospensione che rende i versi e le atmosfere morbide, lattiginose.

Piccola nota su una poesia che mi ha particolarmente colpito, “Le cose”:

la stratigrafia dei nostri affetti si compone

di cose, oggetti che si ammassano

e andranno traslocati, buttati, sistemati

in cantina con l’idea di utilizzarli

un giorno o l’altro. […]

Chi di noi non si è mai ritrovato a sistemare un armadio, uno scaffale, un cassetto, trovandovi proprio questa stratigrafia degli affetti, memorie e ricordi che si accumulano e che vengono poi ripescati, e non possono fare altro che evocare momenti e persone del passato. Sembra non esserci nostalgia, in questa poesia, e credo che sia un’ardua impresa scrivere di un tema del genere, senza infilare malinconia tra i versi. Invece Gezzi ci riesce, e decide di sottolineare in positivo questo potere de “le cose”, a concentrarsi sul presente.

Nelle altre tre parti i temi trattati sono tanti e interessanti, uno tra tutti la modernità e la contemporaneità, tra social, Amazon e Didattica a Distanza. Una resa dai tratti talvolta epici di un tempo che sicuramente epico è, ma di cui la straordinarietà forse non abbiamo ancora messo a fuoco. E forse leggere alcune delle poesie di Massimo Gezzi potrebbe essere l’occasione per iniziare a farlo anche da un punto di vista poetico e narrativo.

 
 
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