Argomentare è diabolico

The Communication CUT: Retorica e fallacie nella comunicazione

19 Maggio 2022
Argomentare è diabolico è un libro che è al tempo stesso analisi, istruzione ed ammonimento.
Analisi perché spiega le diverse fallacie logiche presenti nella comunicazione.
Istruzione perché effettivamente pone le basi fondamentali per uscire dignitosamente da un dibattito. Avrei potuto dire “per vincerlo”, ma la realtà è che una discussione la si vince non quando unə dellə interlocutorə sovrasta l’altrə, piuttosto nel momento in cui entrambə trovano un compromesso o, alternativamente, quando rimangono della loro opinione iniziale ma accettano di ascoltare l’altra e di prenderla in considerazione. Inoltre la Covelli conclude il saggio con un Prontuario di difesa contro le arti oscure della fallacia a uso di chi argomenta e di chi legge, quindi ne dobbiamo dedurre che, oltre ad essere una Potterhead (mi chiedo di quale casata, ma ipotizzerei Corvonero, per l’astuzia e l’intelligenza) il libro sia stato scritto come una sorta di manuale da mettere in pratica e non una disquisizione prettamente teorica.
Argomentare è diabolico è anche ammonimento perché, effettivamente, in più occasioni confida di persuadere i lettori e le lettrici a non utilizzare le fallacie logiche da lei spiegate in una discussione.

Ciò che mi ha sempre interessata dello studio della comunicazione è l’applicazione delle diverse teorie ad esempi quotidiani, specie in ambito politico, per poter “smontare” le affermazioni di qualche personaggio e dimostrarne gli inganni.
Leggendo Perniola, ad esempio, pensavo a Salvini, e mi viene sinceramente spontaneo il ragionamento analogo con i testi di moltə autorə che scrivono di comunicazione manipolativa ed emozionale.
Quando ho cominciato a leggere Argomentare è diabolico la cosa che mi ha colpita inizialmente è che quegli esempi erano già stati pensati e scritti dall’autrice. Eventi concreti, a dimostrazione delle fallacie logiche alle quali si riferiva.
Mi ritrovo ad ammettere che sia io, sia la Covelli, pecchiamo della stessa fallacia logica: di cherry picking. La “raccolta delle ciliegie” consisterebbe nel selezionare i dati a proprio piacimento. Forse questo non è proprio l’esempio più calzante, in quanto non stiamo selezionando dei dati statistici col fine di dimostrare le nostre tesi, però la nostra ideologia influenza fortemente gli esempi che portiamo a dimostrazione delle nostre tesi. Pur non schierandoci apertamente, ciò che scegliamo e diciamo è intaccato dalla nostra posizione politica. Per me è inevitabile: “ogni frutto del pensiero e della creazione è sempre politico. È impossibile che sia il contrario” scrive Roberta Muci, ed infatti ogni scelta implica una contaminazione, volontaria o meno, con le nostre credenze.
Dopotutto, scrivere per una casa editrice indipendente quale effequ ed usare la schwa, è già una presa di posizione poco implicita.

Ultimo punto da trattare in questa recensione è l’interesse della Covelli a trattare la comunicazione in relazione al concetto di comunità. Si è scritto per due centinaia di pagine di artifici retorici e di meccanismi di coinvolgimento emotivo, ponendo l’accento su quanto siano scorretti se utilizzati per la politica e per il giornalismo. Sull’argomento ci sarebbe tanto da dire, sicuramente troppo per un solo libro. Eppure la Covelli ha trovato il tempo e il giusto spazio per ricordarci che la comunicazione non è solo diabolica, non è solo manipolativa, anzi non deve esserlo. La comunicazione, di per sé, è dialogo, comunità, condivisione, rapporto interpersonale. È sempre giusto ricordarlo, soprattutto a chi si accanisce a voler parlare assiduamente di comunicazione inquinata.
 
 

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