Liberato canta ancora!

Liberato II รจ il secondo album del cantante partenopeo misterioso pubblicato proprio il 9 maggio scorso

15 Maggio 2022

Scrivere di Liberato è certamente difficile visto che il pericolo di risultare banali si arrischia dietro l’angolo, dato l’hype di cui trasuda tutta la faccenda. Ma avvolgiamo la bobina e facciamo qualche passo indietro. Dal 2017 ad oggi, la storia di Liberato è circondata da una fitta coltre di mistero, accompagnato dalle ipotesi svariate: da quella più accreditata per la quale dietro la maschera si celi Livio Cori, sino alle più curiose, basti pensare a quella che teorizzava che il cantante partenopeo fosse in realtà un detenuto nel carcere di Nisida. Tra live fake, con Calcutta che lo impersonifica (Miami, 2017), o con tre cantanti vestiti da Liberato, l’arcano sibillino corre su binari sempre più rapidi, come gli ascolti virali che lo accompagnano. Sono 5 anni che la data del 9 maggio (così è chiamato il primo singolo rilasciato nel febbraio 2017) è dunque caratterizzata da una sorta di attesa, come una vigilia in cui attendersi regali sotto l’albero.

E così, come già accaduto nel 2017 con la release di Tu t'e scurdat' 'e me, nel 2019 con la pubblicazione del primo album (Liberato I) e nel 2021 con il lancio del singolo E te veng' a piglià, nel 2022 accade nuovamente l’inatteso: a pochi minuti dallo scoccare della mezzanotte, viene comunicato tramite i social la pubblicazione del suo secondo album (Liberato II) composto da sette inediti, con la pubblicazione correlata di 7 videoclip, tutti, come usually, firmati dal registra Francesco Lettieri, noto al pubblico per la realizzazione di tantissimi videoclip afferenti al mondo indie e it-pop (Calcutta, Noyz Narcos, Carl Brave x Franco 126, Emis Killa, Thegiornalisti, Motta, Giovanni Truppi, Fast Animals and Slow Kid, K-Conjog, Nada, etc.). Sette tracce che si aprono con Partenope, nome associato all’origine di Napoli, che stava per ‘Verginale’, come quello di una sirena presente nella storia di Ulisse. Il video riporta alla Napoli nobile del ‘700 racchiusa nelle stanze del Palazzo Reale in epoca Borbonica, impegnata a divertirsi tra fattezze grottesche e toni ilari nei confronti del tradizionale teatro dei burattini napoletano. La sirena Partenope, dalle fattezze androgine ma bellissime, entra a Palazzo con un solo intento: uccidere il re col proprio canto feroce, per poi rituffarsi nelle chiarissime acque del Golfo, oltre le quali si erge un Liberato vestito come il compositore campano, esponente di spicco dell’opera buffa, Domenico Cimarosa.

Venendo al lato musicale della traccia, fin dal primo vibrante secondo la mente apre un vortice di riferimenti musicali: Liberato, d’altronde, è un habitué nel miscelare elettronica, rnb e hip hop, sapientemente a ritmo col dialetto napoletano misto a paroline in inglìsh. Questa volta, però, il cantante misterioso esegue un ensemble unica anche attraverso l’utilizzo della sesta napoletana, accordo costruito sul II grado abbassato della scala minore, molto legato alla musica di Scarlatti, clavicembalista napoletano del barocco. Segue nella tracklist Nun ce penzà, dalla Daft Punk memoria, circolare su una suadente linea di basso su sfondo elettro. I chorus accesi e a voce piena danno l’immaginario di una interlocuzione diretta di estrazione popolare, come se i coreuti di una tragedia greca intervenissero dinanzi ai dubbi degli attori sul palco. Parte dolce e sentimentale, Nunneover ma prosegue con un exploit hip-hop e ritmi reggaeton da intermezzo che elevano la narrazione con loop ad alta frequenza. Numerosi i riferimenti a Napoli e alla Napoletanità nei testi, dalla nomina dei luoghi più caratteristici come il Cimitero delle Fontanelle, alle espressioni da commiato, della serie, “A maronn t’accumpagn”. Coerentemente, anche la comunicazione legata all’artista è prettamente in napoletano, ad esempio i post sui social o su youtube in cui l’autore si esprime esclusivamente in dialetto. Sul fronte romantico due dediche femminili esplicite (Anna – [proprio anna? Ndr.] e Uagliuncella napulitana), anche se, da specificare, quasi tutte le tracce hanno uno sfondo sentimentale, mai sdolcinato o dai toni patetici, dato che resta a contorno delle miriadi di sensazioni suscitanti dalle melodie. Venendo al pezzo clou del secondo album di liberato. Cicirinella (dal napoletano piccolo cece) è una tarantella napoletana del XVIII secolo, molto famosa anche in epoca moderna essendo stata ripresa dalla Nuova Compagna di Canto Popolare. Liberato reinterpreta il famoso pezzo inserendo le sue tipiche sirene d’allarme, ma anche elettronica spiccata e intermezzi velocissimi tra taranta e musica house. Assolutamente apprezzati gli strumenti della tradizione, in primis la chitarra acustica insieme alle castagnelle (nacchere), su di un letto - orgasmico per le orecchie - di elettronica anni ’80. Nella coda del lunghissimo pezzo (5:22 min) anche una tammorra dal suono sordo e grave, a mo’ di tammurriata nera, insieme a vocine acute e stridule dalle arzigogolature come se fossero Arpie.

Liberato II è un album che si inserisce a pieno in un filone florido della scena napoletana, impreziosita in questo maggio 2022 di rivelazioni, basti pensare al freschissimo quanto innovativo album dei Nu Genea (Bar Mediterraneo), in cui dialetto napoletano si fa mistura ad altre 3 lingue ma su un fronte funk-afrobeat.

 
 

Album http://idol-io.link/LIBERATO-II

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Credits foto: Glauco Canalis - da Rolling Stones

 
 
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