Federico Albanese - Before and now seems infinite (Mercury KX / Decca, 2022)

Cortometraggi sonori per solo piano

5 Aprile 2022

Before and now seems infinite è l’ultimo lavoro di Federico Albanese, musicista, pianista e produttore milanese, trasferitosi a Berlino, il primo per l’etichetta britannica Mercury KX. Minimalismo pianistico, malinconico, elegiaco, dal lirismo cinematico, conferiscono un’impronta digitale peculiare alla musica di Albanese, sin dai primi album per la Denovali Records, come "The houseboat and the moon", "The blue hour" e "By the deep sea". Tutto ciò (assieme ad un paio di ep ed una soundtrack) gli è valso il passaggio all’etichetta ala della Decca Records (Ólafur Arnalds, Jonny Greenwood, Keaton Henson, Sebastian Plano), specializzata in classica contemporanea, elettronica, musica sperimentale e d’avanguardia.

Federico Albanese

In Before and now seems infinite sono i lievi tocchi di pianoforte, le note appena “carezzate” ad essere rappresentativi e descrittivi dell’intero progetto musicale. Microvortici di elettronica IDM trasportano la partitura d’archi ed il piano verso territori interiori di delicato e raffinato impatto emotivo (Was there a time). Un cortometraggio sonoro composto da una liricità pianistica dal forte piglio cinematografico e visionario che non necessita di fotogrammi per essere raccontato. Solitarie note iniziali di piano, si rincorrono a raggiungere gli archi dall’incedere quasi marziale: gli archetti si fanno sempre più insistenti sulle corde degli strumenti, in un crescendo via via più minaccioso e carico di pathos nella bellissima ed inquietante The quiet man. L’agognata quiete si palesa però solamente nelle successive We hold the moonlight, mini suite dal cullante fascino lunare e nella scheletrica poesia di Teodora and her mysteries che nel suo incedere lento e nelle sue pause forse cela chissà quali segreti, forse ricordi fanciulleschi, probabilmente immaginarie visioni oniriche. Magnifiche le immagini che il regista Marco Jeannin ha girato in parte nella laguna veneziana per il video di Summerside , dove il canto nostalgico della cantautrice Marika Hackman accompagna il protagonista nella ricerca di un avvenimento della propria infanzia, per riportarlo in superficie e riviverne emozioni, dettagli e passaggi dimenticati. Voce che diventa presenza, rassicurante compagna di viaggio, indispensabile nell’accettazione del proprio passato e faro propositivo verso il futuro.

Castelli di sabbia costruiti da bambini sul bagnasciuga di una spiaggia in una giornata autunnale, abbozzi di costruzioni effimere e passeggere, che prima o poi verranno raggiunte e spazzate via dalla schiuma marina e dall’acqua. Ancora ricordi dunque, flashback sbiaditi nella memoria e nel tempo, tra realtà vissuta e sogni dimenticati (Sand and castles). Altalene di sensazioni, un incedere sfavillante ma al contempo sincopato e straniante da paese dei balocchi Burtoniano quello di Unicorn. In Feel again la voce amara e disincantata di Ghostpoet in un incedere dark misto di solitudine e rassegnazione si trascina vagabonda tra strade vuote in una gelida notte, incespica nei propri passi, nel suo incedere forzato e approssimativo, nella forsennata ricerca di conforto e comprensione.

I gaze upon a skyline
That's soaked in red
I'm stretched, searching for something
No one to see it
The lies wait for the sunrise
Seek better days
But I fear, I dread
Will we ever feel again?

Una versatilità musicale quella di Albanese, che gli permette di approcciare la materia sonora in tutte le sue sfaccettature e che lo porta meritatamente ad essere uno dei nuovi riferimenti del filone modern classical.

 
 

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