Sangue: hardcore punk senza compromessi

Intervista alla band sarda in occasione dell'uscita del disco 13 Pezzi

27 Marzo 2022

I Sangue sono una band hardcore punk proveniente da Olbia, arrivata alla pubblicazione del secondo disco, 13 Pezzi, uscito il 18 Marzo 2022 per Indiebox Music, seguito dell'album omonimo di esordio, uscito quattro anni fa.

Con il secondo disco, la band sarda si afferma con un punk hardcore nichilista, teso, intimo e sofferto; un album breve (circa 14 minuti), rapido ma affilato come la lama del pugnale che compariva in copertina nel primo lavoro.

Li abbiamo raggiunti per conoscerli meglio e scambiare quattro chiacchiere sul loro ultimo disco.

Innanzitutto, benvenuti tra le pagine di Radio Sherwood.

Qualche giorno fa è uscito il vostro nuovo album, 13 Pezzi, un album crudo, grezzo, senza tanti fronzoli e senza compromessi. Un punk hardcore diretto che ricorda per certi aspetti gli Skruigners e che nel titolo e nella copertina richiama ovviamente i Fugazi. Innanzitutto, vorrei chiedervi un po' la vostra storia, come si è formata la band e in generale da dove arrivano e dove nascono i Sangue, e quindi come nasce questo disco, che appare come la quintessenza del punk hardcore: 13 pezzi per 14 minuti veloci, fuoriosi e incazzati.

La band si è formata nell'estate del 2017 con l'arrivo di Giacomo (voce) quì ad Olbia. Raffa, Tore (batteria) e Michele (basso), fra To Ed Gein ed altre formazioni,  suonano insieme da praticamente mezza vita.

Per quanto riguarda il disco: abbiamo iniziato a scriverlo poco prima del lockdown e la maggior parte dei pezzi sono nati, invece, proprio in quei mesi. I testi nascono scritti a penna su un quaderno e le bozze registrate dal telefono ed inviate su whatsapp. Siamo riusciti poi ad amalgamare il tutto non appena tornati in sala prove ma fra restrizioni, colori e coprifuochi vari, siamo riusciti ad entrare in studio solo a fine ottobre del 2021

Il vostro sound dicevamo ricorda sia l'hc che il punk melodico alla Ramones di Oggi Il Tuo Amore Domani Il Mondo: quali sono le vostre coordinate stilistiche? A quali band fate riferimento?

Una band che ci mette tutti d'accordo sono i Good Riddance. Riescono a miscelare l'hc alla vecchia maniera con influenze più melodiche visto il periodo di cui sono (e siamo) figli. Noi facciamo esattamente quello...con le debite proporzioni chiaramente.

Per quanto riguarda i testi, salta subito all'attenzione il nichilismo e la disillusione di pezzi come Soffoca o Una Stronza Chiamata Speranza. Chi scrive i testi? Rispetto al disco precedente mi sembra che le canzoni ora siano più personali e intime, manca il riferimento "cinefilo" del precedente omonimo album di debutto (nel quale ogni pezzo prendeva il titolo da un film). A cosa si deve questo cambio di prospettiva e questo passaggio a tematiche più personali?

I testi son scritti prevalentemente da Tore e Giacomo.

Non crediamo ci sia stata una particolare virata verso cose più intime e/o personali. Semplicemente lo erano anche prima, magari in maniera diversa, e lo saranno anche in futuro e probabilmente lo saranno in un modo differente. Il fatto di essere chiusi in casa tutti quei mesi con le emozioni impazzite e privati dell'unico sfogo che ci permette di allontanarci dalla vita reale, ha contribuito alla stesura di  quei testi e alla scelta di determinate parole piuttosto che altre. Non c'è nulla di troppo ragionato comunque. Siamo solo quattro esseri umani che vivono la loro vita e la musica che facciamo è frutto di quell'istante che stiamo attraversando. Tutto qua!

Mi vorrei concentrare in particolare su La Puttana Della Classe Operaia: la canzone appare come una critica piuttosto incisiva dello sfruttamento della classe operaia; interessante anche come in poche parole riuscite a rendere la ripetibilità della catena di montaggio in:

Chino sul mio lavoroDistrutto dal dolore [...] / Faccio le stesse cose / Senza dover guardare / Rischiando la mia pelle / Pur di poter mangiare

Ma si chiude poi con una nota che a me è sembrata di desolazione e di rassegnazione, un tono molto diverso dal resto del disco, dove troviamo invece decisa opposizione, resistenza (come in Uomo Piccolo Bocca Grande):

Vorrei lottare contro tutto / Ma rischierei di essere distrutto / Di essere annientato / Di diventare un codice / Decodificato / Un cazzo di robot / Ucciso dallo Stato

Come nasce questa canzone? Di cosa volete parlare attraverso questo pezzo? Siete d'accordo con la lettura che ne ho dato? Arrivando quindi alla già citata Uomo Piccolo Bocca Grande, la canzone è una brevissima (32 secondi) ma violenta invettiva. A chi si rivolge?

La puttana della classe operaia parla della vita in fabbrica di Raffa (chitarra).

Racchiude tutto l'odio e la rassegnazione verso un luogo che ti uccide dentro. Un luogo dove ogni persona è solamente un automa per fare numeri col ricatto di uno stipendio (col lockdown tutto questo ha avuto un aumento esponenziale ed è stato portato forse alla luce del sole, nonostante sembra che sia nuovamente passato tutto in sordina). "grazie" poi a politiche sbagliate e sindacati complici, il precariato è diventato un'arma per creare una lotta fra "ultimi" disposti a tutto pur di portare il pane a tavola (vedi le mille morti sul lavoro per mancanza di dispositivi di sicurezza adeguati o macchinari portati a velocità non consone per produrre di più). I morti ci sono ma la produzione va avanti ad ogni costo. Nel booklet il testo di quella canzone è scritto vicino a dei cerini con sembianze umane per ricordare i morti nel rogo alla Thyssenkrupp. 

Il tono di rassegnazione è reale perchè quello è un mondo che purtroppo, per svariati fattori, non cambierà mai.

Per quanto riguarda Uomo piccolo bocca grande è rivolta alle malelingue e ai leoni da tastiera. Chiunque si dovesse sentire toccato leggendo queste righe, beh...allora vuol dire che è per te!

Less talk, more Rock diceva una delle nostre band preferite di sempre.

Come dicevamo all'inizio, siete originari di Olbia: com'è la scena punk e hardcore nella vostra città e in generale in Sardegna?

Olbia è sempre stata molto attiva in fatto di Punk/Hc e affini dagli anni 80 sino ad oggi, basti pensare a nomi come Mobs ed Arancia Meccanica che suscitarono un bel po' di attenzione oltremare all'epoca. Oggi invece, nonostante non ci sia stato un ricambio generazionale, continuano comunque ad esserci band valide, composte da "vecchietti". Per esempio gli Amesua, i Delirio, i Blaze ed i nuovi nati Mondo Plastico.

In Sardegna invece Cagliari continua a tener botta con svariate band (andatevi a cercare i Lastbreath, i Regrowth o i For Different Ways giusto per citare le prime che ci vengono in mente) mentre a Sassari i veri "highlander" sono i Rusty Punx che son degli ultracinquantenni che spaccano il culo all'inverosimile.

Il disco si chiude poi un po' col groppo in gola, con La Fiamma Brucia Ancora (A Carlo): un brano dedicato a Carlo Articolo di Strikedown Records, scomparso nel 2018. Volete parlarci di questo pezzo e dei motivi per i quali avete deciso di chiudere il disco con questa canzone?

Quella canzone è stata scritta da Tore la notte in cui abbiamo appreso che Carlo aveva scelto di andare via.

È stata poi registrata subito dopo per fare un regalo (a modo nostro e nell'unica maniera che conosciamo) agli amici fraterni di Carlo che con rabbia e cuore stavano rimettendo su lo Strikedown Festival.

La decisione di includerla nell'album è stata naturale. È il pezzo con cui chiudiamo i nostri live ed è un omaggio doveroso alla sua persona, ai suoi amici, alla sua famiglia,alla sua ragazza e a chiunque gli abbia voluto bene ma anche per chi ne abbia solamente sentito parlare per tutta la dedizione morbosa che mettesse nei suoi progetti.  La fiamma brucia ancora non è un pezzo dei Sangue ma è un pezzo di tutti.

 
 

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