«La musica è una cosa troppo seria per essere presa sul serio»

Intervista ai Cibo in occasione dell’uscita del nuovo album Muzìk, Vol.1

12 Marzo 2022

Li avevamo lasciati a inizio 2020 con uno split EP assieme ai padovani Beelzebeat. Li ritroviamo due anni dopo, con il primo di due dischi in uscita, Muzìk, Vol.1, senza che abbiano perso nulla di quel disturbante mix di grind e hardcore punk che li contraddistingue ormai da diciotto anni. Sono i Cibo da Torino, arrivati al quinto disco (più un certo numero di EP e split) sempre tra il serio e il faceto, sempre con lo stesso gusto per il nonsense, sempre con lo stesso animo dissacratorio.

Dal featuring con Joseph Ratzinger in Transustanziazione del precedente EP, a quello con Zio Paperone ne La Famigerata Febbre Dell’Oro o con la mamma che ti manda il pacco da giù (Pacco). La vogliamo chiamare provocazione, dissacrazione, genio, demenzialità, sperimentazione?

Lo possiamo chiedere direttamente alla band, con la quale abbiamo avuto occasione di scambiare due chiacchiere.

Innanzitutto, benvenuti sulle pagine della webzine di Radio Sherwood.

Rivolgiamo un caloroso saluto a tutti gli amici di Radio Sherwood e ci rivolgiamo direttamente al carissimo Michele.

Per prima cosa ti ringraziamo tanto per le domande che ci svolgi perchè per noi fungono direttamente da seduta riflessiva; sono un momento prezioso per fare il punto della situazione e aumentano la consapevolezza di quanto accaduto ai Cibo nel tempo. Grazie, grazie, grazie.

Di solito le interviste iniziano tutte con la domanda di rito: come e quando si è formata la band e cose così. Non posso certo esimermi quindi dal sottoporvi al tedio di questa domanda. Ma al come e quando vorrei aggiungere anche un’altra fondamentale domanda: perché? Cosa porta una band a unire hardcore punk con funk, jazz, rock e, attraverso questi, parlare del pacco da giù? Leggevo che i vostri scopi riguardano principalmente il vostro personale divertimento e in secondo luogo il voler essere l’antitesi delle rockstar: la volontà di stravolgere e dissacrare il genere con le sue tradizioni. È ancora così? Come esempio di questa dissacrazione dei grandi temi del metal mi sento di citare Vikingus, da Capolavoro, dove prendete un po’ per i fondelli l’ossessione del genere per i temi vichinghi… Nel comunicato stampa poi, definite questo disco come figlio di un momento difficile per chi fa musica, riferendovi ovviamente al periodo pandemico: due anni che, per chi fa musica (ed allargherei a tutta la categoria di lavoratori dello spettacolo), sono stati anni di inattività forzata e generale incertezza. In che modo Muzik vuole rappresentare un ritratto di questo periodo?

La commistione di generi per noi è un qualcosa che non si decide ma che avviene nella misura in cui almeno due persone con influenze diverse si ritrovano a scrivere canzoni per una band, creando tra loro sintonia. Ispirazione e creazione sono due processi separati e il secondo rimane possibile se insieme si è disposti a fare un collage di istinti musicali provenienti appunto da ispirazioni diverse. 

Attivare questo processo di produzione musicale armonica nonostante le diverse influenze è sicuramente sempre stato per noi una grande sfida nonché divertimento. Il non-sense regala molte risate e collega per forza di cose la musica alla comicità. Abbiamo seguito Elio e le Storie Tese sin da piccoli e sfoggiamo con grande orgoglio la nostra vena torino hc, un punk molto pazzo e fuori dagli schemi convenzionali. Abbiamo provato ad andare ancora oltre, aggiungendo qua e là un pizzico di latin, di surf, di grind, di black o death metal. Due di noi sono laureati in comunicazione interculturale quindi accettare il patchwork musicale è stato qualcosa di naturale. Ma l'avvio di tutto questo processo è da additare al nostro chitarrista nonchè fonico Matteo Nigrotti detto Snake. Avevamo quasi vent'anni e suonavano un punk molto veloce pieno di stop and go e accordi un po' strani. Dopo un concerto dei Lama Tematica, il cui cantante adesso è il frontman dei TONS, siamo rimasti così fulminati da iniziare un nuovo percorso. Questi Lama Tematica suonavano un punk veloce cantato in screaming e growl e la chitarra era accordata in La: erano basso, chitarra, batteria, voce e un ragazzo che veniva crocifisso live. Una bomba di band. La chitarra funkeggiava in maniera confusionaria e l'atmosfera creata era grottesca, stupefacente, allegra. L'ansia umana veniva percepita e abbracciata da tutti gli astanti.

Dopo quel live Matteo si presentò il giorno dopo con la chitarra acustica a casa di Marco e cagò fuori Caccia Grossa, la prima canzone di Appetibile, nostro primo disco del 2004.

È vero, tempo fa abbiamo sostenuto di voler essere l'antitesi delle rockstar... Probabilmente ce la stavamo raccontando proprio perchè un po' speravamo di diventarlo veramente dopo le uscite con INRI e i concerti live insieme ai LINEA 77! Ora le cose sono davvero diverse: il nostro accento è rivolto alla comunicazione fra noi, al mantenere vivo l'amore per l'atto di suonare in sé sprigionando vibrazioni positive, allo stupore per ciò che può essere creato unicamente lavorando insieme. Si tratta di una sfera molto più intima, quasi meditativa, legata a un periodo che è stato difficile per tutti quanti, a partire dai lavoratori del mondo dello spettacolo per arrivare ai casalinghi di tutte le città. La pandemia ha fatto sì che molti iniziassero a porsi le giuste domande circa la propria identità. Il pericolo esistenziale di questo contesto di guerra e virus secondo noi è proprio quello di guardare se stessi in bianco o in nero. Chi sono i Cibo? Sono quelli che suonano il punk e anche il metal e anche il funky ecc... Sono quelli che amano la demenzialità ma fanno anche sul serio, sono la band che ci aiuta ad accettare le nostre sfumature personali senza farci perdere in giudizi paralizzanti. Per noi i Cibo sono movimento tra i generi, pur mantenendo il punk in prima base ed è forse proprio grazie a questo movimento che ancora stiamo suonando insieme.

Ascoltando i vostri dischi, mi sembra si percepisca un perenne cambiamento. Da Appetibile (2005) in poi avete sempre aggiunto nuovi spunti per arrivare ora a Muzik con un’impronta ancora nuova: da un lato un punk un po’ più estremo (secondo me) rispetto ai precedenti Capolavoro e Incredibile, forse più vicino al grind degli esordi; ma dall'altro ora esso si accompagna ad inserti più vari: il riff hard rock di Varenne e i suoi intermezzi persino jazz. In un certo senso, un percorso il cui inizio si era intravisto due anni fa nello split. Come se la sperimentazione, o dissacrazione, che dir si voglia, raggiunga di disco in disco un livello successivo. Siete d’accordo in questa visione generale dei vostri dischi?

Il cambiamento dei dischi riguarda l'essenza delle persone che hanno composto la band dal 2004 ad oggi. Parliamo di Matteo, Marco1, Giorgio, Luca, Marco2, Alessandro, Federico1, Federico2, Vincenzo e Dario. Sono 10 persone e benché i brani venissero ispirati principalmente dal nostro attuale chitarrista Matteo e dal batterista Marco, la fase creativa veniva plasmata dai suoni e dalla sensibilità di queste persone diverse. Anche in fase di ideazione ci sono stati nel tempo dei cambiamenti. Le produzioni di Incredibile e Capolavoro (i due dischi prodotti interamente da INRI) sono stati due tavoli di sperimentazione e apertura al cantato melodico e allo stoner rock. Dopo di quello la formazione è cambiata ancora, Matteo è tornato, gli altri chitarristi e il vecchio bassista hanno preso strade diverse ed è subentrato Dario. Ci siamo chiesti se fossimo ancora in grado di sprigionare la velocità e l'energia dei primi due dischi e oggi proponiamo le canzoni di Muzìk in un'atmosfera di gioia e recupero delle energie psicofisiche. In certi momenti legati al periodo non è stato facile rimanere sereni. Alcuni amici come Claudia e Mirko dei Camillas se ne sono andati e tutti abbiamo avuto perdite familiari che ci hanno lasciato senza parole.  Canzoni come Kostruisco, Muzik e Malefix (queste ultime due presenti nel volume 2) sottolineano conflitti interiori dovuti a questo momento storico surreale. Per noi si è trattato di fare amicizia con la pazzia nel momento in cui la paura di impazzire ha fatto capolino. 

Questa che abbiamo avuto modo di ascoltare è la prima delle due parti di cui si compone il disco Muzik. Ascoltiamo ora il volume 1, a cui seguirà un volume 2. Per quale motivo avete scelto di dividerlo in due e quanto tempo è previsto tra i due volumi?

 Le due uscite sono state pensate per rispondere a un’esigenza di pubblicazione in digitale. Abbiamo intenzione di stampare anche questo lavoro ma dipenderà dai live che riusciremo a fissare e dalle etichette interessate a produrci. Abbiamo pensato che al giorno d'oggi i processi potessero essere invertiti: usciamo prima sulle piattaforme grazie al nostro ufficio stampa e grande performer musicale Gab De La Vega, con tanto di grafiche, fissiamo date dove possiamo e poi vediamo se qualcuno si interessa alla questione. La nostra esigenza ora è principalmente live e ogni nostra risorsa economica è stata orientata a produrre materiale per poterci esibire con una scaletta inedita adatta a questa formazione.

Veniamo quindi alla domanda introduttiva: all’inizio mi chiedevo se la vostra musica fosse classificabile come sperimentazione, come dissacrazione, provocazione, genio o demenzialità. In quali di queste categorie riterreste di poter rientrare?

In quale categoria pensiamo di rientrare è un qualcosa di completamente relativo. Non saremo sicuramente noi ad autodefinirci geni piuttosto che idioti. Certo, amiamo molto provocare reazioni positive in chi ci ascolta, sfoggiando il nostro savoir faire musicale. Siamo consapevoli di saper suonare bene ciò che proponiamo.  Quando capita che qualcuno non ci comprenda e inizi a odiarci, andiamo a piangere sopra la tomba di Mike Buongiorno. A lui chiediamo in gran segreto le modalità di produzioni future: «Mike dobbiamo fare tutti contenti...La uno, la due o la TRAE?» È il nostro oracolo. Sempre in riferimento allo split con i Beelzebeat del 2020, l'inquietante Papa Ratzinger ben si prestava a rievocare in maniera sconvolgente la malvagità dell'olocausto hitleriano e del depredaggio cattolico in periodo coloniale. L'abbiamo preso in ostaggio e registrato in studio (che si chiama Sherwood tra l'altro) con una banana puntata alla tempia.

Tra le band assimilabili al vostro stesso genere, che uniscano musica “estrema” a testi tra il provocatorio e il nonsense, ho menzionato precedentemente i Beelzebeat. Ci possiamo aggiungere Le diciotto mucche uccise da un fulmine, band trentina uscita nel 2019 con un album assurdo, nel vero senso della parola. Vorreste fare qualche altro nome? Esiste “un giro” di band di questo genere?

Non conoscevamo le 18 mucche uccise da un fulmine, sono nati nel 2016, anno in cui eravamo presi a lavorare a una piantagione di kiwi in Mississippi. Adesso rimediamo, le cerchiamo, mettiamo play e ti diciamo...Un attimo.... Apriamo il browser così.... clicchiamo con il dito così... si sale la scaletta cosiii, si apre lo sportello del forno cosiii, si mette dentro la testa cosiiii ... scusate ci siamo persi in Hansel e Gretel, trattasi di traumi infantili. Ascoltiamo le mucche: ecco ci sembrano un ottimo esempio di band che si mostra in modo demenziale solo esteriormente. In realtà sono una band coi controcoglioni, fa sul serio ed elargisce testi molto ricercati che chissà come cadzo fanno a ricordarsi! Sarebbe bello organizzare qualcosa insieme potremmo contattarli! Grazie per averceli fatti conoscere.

Prima abbiamo parlato dei Lama Tematica. Altre grandi band torinesi di ispirazione per i Cibo sono state: Bellicosi, Crunch, Arturo e Woptime. Quando loro facevano diventare quattro mura un luogo di festa, pogo e godimento noi eravamo giovani ragazzi che sognavano di riuscire a fare altrettanto.

Guardando ai titoli di alcune vostre canzoni, la domanda che può sorgere spontanea è «ma come gli è venuto in mente di scrivere questa canzone?». Ecco, una domanda forse banale ma per me interessante riguarda il processo creativo e di composizione dei vostri pezzi. Arriva prima l’idea di testo e poi i riff o viceversa? Chi è che salta fuori in sala prove esclamando «Ho una canzone su Varenne»?

Al 97% prima arrivano i Riffsss! Essi il più delle volte risuonano nella nostra testa, vengono registrati con la voce su telefono con registratore vocale e condivisi sia su un gruppo chiamato "cibo files", oppure presentati come un nuovo ospite direttamente in sala prove attraverso l'uso di una chitarra. Il clima in questi casi è stupendo: ci avviciniamo tutti con curiosità, pronti alla risata e ad essere gasati. Il tema solitamente è evocato dallo stesso riff e può cambiare mentre dall'atto di ispirazione si passa al quello di creazione collettiva; ad esempio la musica ideata dal batterista Marco (detto Salamander) per Varenne era inizialmente paragonata a un piccolo pony che preso lo zuccherino diventava grintosissimo e correva più veloce di grandi stalloni che prima lo avevano sfottuto mancandogli di rispetto. Giorgio (detto Dragon) invece, durante la stesura del testo, l'ha trasformato nel cavallo più veloce del mondo che però solo gli umani sanno che è il più veloce perchè lui fa solo il cavallo e nella sua condizione animalesca non ha mai saputo di essere il migliore. Che poi sarà davvero stato il più veloce con tutti i cavalli che ci sono allo stato brado? Bah...

Talvolta Dario (detto Aries) parte con un giro di basso dopo essersi accordato: nasce Ciao un nostro singolo di cui esiste un video girato dal grande Never Milesi. Possa egli riposare in pace, non averlo più come quinto Cibo nel momento della realizzazione dei nostri clip - e soprattutto non averlo più vicino come amico - è tutt'oggi assurdo e inspiegabile.

Un abbraccio a tutti voi di Radio Sherwood e a te Michele, king of questions!

 
 

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