Una storia di sorellanza

Recensione del memoir "Il Mantello"

12 Novembre 2021

Come tutte, credo, le persone che vivono tanto nella realtà quanto nel mondo dei libri, ho stilato (e continuo ad allungare) una lista di libri da leggere. Più liste, in realtà: quella cartacea, la cartella di immagini sul cellulare, i post salvati su Instagram. Ogni tanto, quando i libri segnati diventano davvero troppi, ne prendo qualcuno un po’ a caso, senza nemmeno ricordarmi perché sta lì, e lo leggo. Di solito non mi deludono mai, per fortuna i miei gusti sono gli stessi da qualche anno.

Il mantello è uno di questi. Appena l’ho iniziato, mi sono ricordata perché volevo leggerlo, e ve lo spiego con questo passaggio.

“Quando ti muore il marito sei vedova. Quando ti muore il padre sei orfana. Linee gerarchiche, verticali. Io non sono né l’una né l’altra. Sono qualcosa che non ha nome, perché la mia perdita è orizzontale: comincio già sapendo che le parole non bastano per definire il mio stato. Non hanno inventato nessuna parola per una sorella che è rimasta senza sorella.”

La sorellanza, questo il tema di questa opera, che è una sorta di memoir. È una raccolta di scritti, di pensieri brevi, dell’autrice, la cilena Marcela Serrano, attraverso cui racconta il processo di accettazione e di guarigione dal lutto in seguito alla morte di una delle sue sorelle.

La sorellanza è un sentimento, uno stato, particolare: non è solo essere parenti strette, avere gli stessi genitori. Vuol dire anche condividere l’essere donna, e tutto quello che comporta, e forse per questo, almeno nella mia esperienza, è un sentimento che diventa sempre più forte, sempre più definito e fondamentale con il passare del tempo. Come se l’acquisire consapevolezza come donna portasse a riconoscersi e specchiarsi maggiormente nell’altra.

La guarigione dal dolore dell’autrice è lunga e sofferta, e noi sentiamo tutta questa sofferenza attraverso le sue parole. Ma, come dice lei stessa, questo dolore è fecondo, non sterile, non cieca disperazione. E infatti rimane sempre pacata, anche nei momenti più bui. Ricorda Margarita, la sorella, attraverso le piccole cose di tutti i giorni, e ce la racconta, un po’ a spizzichi e bocconi. Racconta molto della loro infanzia, dei viaggi fatti insieme, e attraverso questi aneddoti il ritratto di questa donna ci appare magico, affascinante. Non possiamo che amarla come l’amava Marcela.

E affascinanti sono anche i continui riferimenti letterari che Serrano, da brava scrittrice, sparge per tutto il libro. La sentiamo aggrapparsi a questi riferimenti, aggrapparsi agli scrittori che prima di lei hanno vissuto una perdita, e cercare di trovare un senso a quello che sta vivendo attraverso le loro parole, attraverso le loro esperienze. Dice di non riuscire a leggere, di non poterlo fare se vuole guarire, eppure continua a guardare alla letteratura; se non alle storie, a tutto ciò che le circonda.

Questi riferimenti, insieme alle riflessioni sulla vita, sulla morte, sulla solitudine, sull’amore, insieme alle descrizioni della campagna cilena, alla precisione con cui l’autrice ci mostra scene della propria vita con la sorella, che ci sembra di conoscere alla perfezione, rendono questo libro denso nella sua brevità. E, soprattutto, ci offrono una rappresentazione del lutto e della perdita non tragica, non drammatica, ma nemmeno edulcorata. Una rappresentazione realistica e sincera, che lascia spazio anche alla serenità e alla dolcezza del ricordo della persona cara.

Autrice: Marcela Serrano è una scrittrice cilena. Nel 1973, a causa del golpe militare, trascorre un periodo a Roma. Tornata in Cile, studia Belle Arti, per poi darsi alla scrittura.

Casa editrice: Feltrinelli

Traduttrice: Michela Finassi Parolo

 
 
loading... loading...