Votto: Moti Emo-rivoluzionari

Review del disco

30 Giugno 2021

Nonostante sia estate e qui a Roma facciano già 40 gradi all’ombra, il calore della musica emotiva è sempre ben accetto, perché pronto a stemperare il freddo delle nostre nostalgie più oscure.

È per questo che nell’ultima settimana di Giugno vi presento il primo full-length dei piacentini Votto: Quindi Noi Sbagliando Facemmo Giusto, rilasciato tramite l’impeccabile collaborazione fra il Brutto Posto, We’re Trying Records, Desperate Infant e Non Ti Seguo Records.
Sono del parere che qualsiasi album della scena underground che vada a toccare i nervi scoperti dell’emotività debba essere ricompensato con l’affetto e il supporto, tuttavia ci sono piccole accortezze, in certi album, le quali permettono di sprigionare sentimenti ancora più forti.
Come in questo caso in cui l’opera si apre con la title-track/intro, la quale strumentale, con un perfetto Emo Revival, introduce le parole del Compagno Vegezzi (poeta militante) che danno il titolo all’intero album e mettono subito in chiaro i termini politici per i quali la musica dei Votto si batte.
Nei brani che compongono il lavoro, sentiamo un  forte richiamo allo Screamo in stile Touché Amoré, il quale si unisce alla tradizione Emo nostrana simil-Fine Before You Came e ne sono un esempio i brani Ogni Paura, Ogni Certezza; Il Tempo Si È Guastato e Finire Tutto Prima Di Iniziare Qualcosa Di Nuovo, dove si nota una struttura che nasce da una strofa distorta e violenta per andare a decrescere in un delta melodico decorato con arpeggi e puliti ritmi sincopati.
Nei brani che chiudono il disco, Spettro e Un Altro Giorno, i ragazzi prendono una via più prettamente Emocore old school, i quali con la loro carica sentimentale senza filtri o interruzioni vanno ad inebriare quel poco di lucidità razionale che ti rimane.

I Votto parlano di Rivoluzione.
Parlano di quella rivoluzione interiore fondamentale a fomentare quella di popolo, la quale spesso viene frenata dai moti irrazionali interni all’essere umano.
Anche il più grande rivoluzionario, che mostri piena razionalità e fermezza per guidare la massa verso la libertà, è comunque umano e può accadere che si “abbandoni” all’emotività di ogni tipo e questo forse è un bene, visto che altrimenti il popolo sarebbe guidato da una macchina.
I Votto si concentrano proprio su quest’emotività umana che va (purtroppo) a frenare la rivoluzione ma non a spegnerne la fiaccola.
Concludo questa sentita recensione proprio con il brano che sconvolge la linea stilistica dell’album, Oikos, una ballata sognante  e nostalgica, il quale coro, in piena irrazionalità della mente, canta in maniera razionale: «Qui ci sono troppe cose da aggiustare, te l’ho mai detto? Non basterà il tempo».

 
 

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